Contrariamente a quanto riportano i "sacri testi"
(tutti?) l'aggettivo ambo si può pluralizzare
regolarmente: ambi e ambe. Pos-siamo dire
e scrivere, quindi, e nessuno può tacciarci di ignoranza, "da ambi i
lati", per esempio, e "con ambe le mani".
Sono plurali di uso raro, certo, ma non per questo errati.
Dell’avverbio “letteralmente”, adoperato in tutte le salse, si abusa non
poco e quasi sempre a sproposito. E in… proposito, vediamo ciò che dice il
linguista Luciano Satta.
«Il dizionario di Devoto e Oli dice che questo avverbio “sottolinea la particolare intensità o assolutezza di una condizione”. Ma siccome se ne fa uno scempio, non si può leggere un giornale senza trovarne una decina, non si può ascoltare né radio né televisione senza udirne altrettanti, noi proponiamo un giro di vite, ricordando che ‘letteralmente’ vale ‘alla lettera’; cioè l’aggettivo, il sostantivo, l’espressione cui l’avverbio si accompagna hanno un significato ‘letterale’ e non iperbolico. Ci fa ridere, scusate, il cronista sportivo quando racconta che “il portiere Tal dei Tali era ‘letteralmente un gatto’ “; sia abolito l’incontro, per il regolamento che non ammette di far giocare i gatti al calcio. E chi dice: “Ho ‘letteralmente le ossa rotte’ dalla stanchezza”, per punizione e per coerenza vada a farsi ingessare. ‘Letteralmente’».
«Il dizionario di Devoto e Oli dice che questo avverbio “sottolinea la particolare intensità o assolutezza di una condizione”. Ma siccome se ne fa uno scempio, non si può leggere un giornale senza trovarne una decina, non si può ascoltare né radio né televisione senza udirne altrettanti, noi proponiamo un giro di vite, ricordando che ‘letteralmente’ vale ‘alla lettera’; cioè l’aggettivo, il sostantivo, l’espressione cui l’avverbio si accompagna hanno un significato ‘letterale’ e non iperbolico. Ci fa ridere, scusate, il cronista sportivo quando racconta che “il portiere Tal dei Tali era ‘letteralmente un gatto’ “; sia abolito l’incontro, per il regolamento che non ammette di far giocare i gatti al calcio. E chi dice: “Ho ‘letteralmente le ossa rotte’ dalla stanchezza”, per punizione e per coerenza vada a farsi ingessare. ‘Letteralmente’».
Ancora un vocabolo, per l’esattezza un aggettivo, del nostro idioma
gentil sonante e puro, per dirla con l’Alfieri, adoperato molto spesso
impropriamente con l’ “avallo” dei vocabolari: insignificante. L’accezione
propria del vocabolo è “che non ha alcun significato”, “che non significa
nulla” e simili e in senso figurato “privo di carattere”, “privo di sostanza” e
simili: è un discorso insignificante; quello scritto è insignificante; è un
uomo insignificante. Bene. Molti lo adoperano, però, “alla francese” con un
traslato un po’ forzato: l’azienda ha avuto una perdita insignificante; le
ferite riportate nell’incidente sono insignificanti e simili. In casi del
genere – chi ama il bel parlare e il bello scrivere – usi vocaboli che fanno
alla bisogna: “perdita lieve, trascurabile”; “ferite di poco conto”.
Insignificante “alla francese”, insomma, si può sostituire con: lieve,
trascurabile, di nulla, di poco conto, ecc. a seconda del contesto.
Forse pochi sanno - e qui ci attiriamo gli strali di qualche linguista
d'assalto dell'ultim'ora - che la pronuncia "piú corretta" del verbo
"collaborare" sarebbe/è quella piana: collabòro, collabòri e via
dicendo. E qui tranquillizziamo subito l'eventuale linguista
"d'assalto", perché non lo sostiene l'umile linguaiolo di questo
portale, ma un autorevolissimo vocabolario, il Dop, Dizionario di Ortografia e
di Pronunzia.
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