di Salvatore Claudio
Sgroi *
1.
L'evento
Intervistato giovedì 31 gennaio nella
trasmissione "Piazza Pulita" da Corrado Formigli a la7, Maurizio Landini, neosegretario della
Cgil, nel corso di un discorso particolarmente
accalorato, si è così espresso:
"Se lei mi fa
la domanda 'perché la gente ha paura dello straniero?' o 'perché c’è
competizione con lo straniero?' Guardi,
vadi in qualsiasi luogo di lavoro,
vadi in un centro commerciale, vadi in
un ospedale, vadi in un’azienda, vadi in una logistica: sa cosa succede?
Ci sono persone che pur facendo lo stesso lavoro, non hanno gli stessi
diritti".
Un'occasione 'ghiotta' perché vari
quotidiani non rinfacciassero con toni diversi al neosegretario la scelta
marcata del congiuntivo, riportando in maniera apparentemente fedele le parole
incriminate:
(i)
"Landini scivola sul congiuntivo: "Vadi, vadi, vadi" (HuffPost).
(ii)
"Landini come Fantozzi: scivola (cinque volte) sul congiuntivo:
"Vadi ..." (www.ilgiornale.it).
(iii)
"Maurizio Landini e il congiuntivo sbagliato"
(https://www.blitzquotidiano).
(iv)
" Landini litiga con il congiuntivo e ripete: «Vadi, vadi»"
(https://video.corriere.it).
E Paolo Grasso nel "Corriere della
Sera" con titolo suggestivo:
(v)
"La sgrammatica del congiuntivo al potere".
Ecc.
2.
Due Regole: "Regola di adiacenza" e "Regola strutturale"
Se si pone però attenzione a tutto il discorso di Landini, su riportato, senza
estrapolare le forme verbali Vadì,
appare evidente che il vad-i è
preceduto da un Guard-i, che ha
funzionato da traino, da capofila dei successivi cinque Vad-i. Ovvero il congiuntivo in /-i/ di Guardare verbo di I coniugaz., ha condizionato morfologicamente il
cong. di Andare verbo irregolare di
prima coniug. che per il cong. ricorre suppletivamente a *Vad-ere, verbo di II coniug., quindi col cong. Vad-a (come tem-ere/tem-a).
In questo contesto ha cioè agito la "regola di adiacenza", ovvero
"di contiguità", sintagmatica, una "attrazione morfologica".
Il secondo verbo suppletivo andare/vadere
si è cioè adattato al capofila, di I coniug., guardare, anziché adottare la regola paradigmatica, associativa, strutturale,
di andare/*vad-ere che segue la II
coniug.
3.
Verbi di I coniug. "suppletivi" e II coniug. (defunta/obsoleta)
Il verbo andare è, com'è noto, un verbo "suppletivo" in quanto nella
sua coniugazione sono presenti più radici, caso di suppletivismo forte: *vad-ere>vad-o e andare>and-iamo.
Ne consegue che nella grammatica
inconscia del parlante l'infinito di "vad-i"
non è tanto *vad-ere verbo di II
coniug. di fatto inesistente nell'uso contemporaneo, ma piuttosto l'infinito and-are verbo di I coniug., da qui la
desinenza del cong. dei verbi di I coniug. /-i/.
Una duplice pressione strutturale deve quindi aver agito
nella grammatica inconscia del parlante a favore di vad-i:
a) Il capofila Guard-i, congiuntivo dei verbi di I
coniug. (regola di adiacenza); e
b) l'and-are verbo di I coniug. vitale
rispetto al defunto *vad-ere verbo di
II coniug.(suppletivismo forte).
4.
Errore "di parole" e uso "di
langue"
Di recente Lorenzo Renzi in Come cambia la lingua (il Mulino 2012)
ha distinto saussurianamente gli errori "di parole" dagli "errori di langue" (p. 93). Ed ha considerato i congiuntivi popolari dorm-ino (pro dorm-ano), part-ino (pro part-ano) degli
"scivolamenti" ovvero "fatti di parole", dei lapsus in quanto forme che "sfuggono" (ibid.) al parlante. Si tratta cioè di
congiuntivi formati, come anche serv-ino,
"per analogia con le forme di I coniug. cant-i, cant-ino"
(p. 98), la sola produttiva con oltre 10mila verbi, rispetto alle altre due
coniugazioni, II e III, ormai classi chiuse.
Lo stesso Renzi ha invece fatto
rientrare tra i "casi chiari di innovazione della langue" (p. 93) i congiuntivi vad-i, vad-ino, non a caso, osserviamo, forme del verbo andare, che è caratterizzato da
suppletivismo forte.
La distinzione qui applicata tra fatti
"di parole" e "di langue" può essere ulteriormente convalidata
dal fatto che andare è appunto verbo con
suppletivismo forte, che si completa con *vad-ere.
Non è invece fatto rientrare da Renzi tra
i casi "di langue" il cong.
facc-i(no) per facci-a(no) e non sarà senza motivo
che nel caso di fare si è dinanzi a un esempio di
suppletivismo "debole",
con varianti fonologiche cioè della stessa radice: f-are > f-ate, fan-no,
e fac-ere (obsoleto) > facci-o, facc-iamo.
5.
Congiuntivi substandard o di italiano popolare
Normativamente, Renzi non manca di sottolineare
che "Le forme innovative del congiuntivo del tipo che io vadi, parti per vada, parta [...] restano nell'italiano substandard, ma sono sanzionate
troppo severamente per accennare a imporsi" (p. 23).
Più avanti, l'A. ribadisce con ulteriore
esemplificazione che si tratta di forme "troppo gravemente sanzionate
perché possano concorrere seriamente, almeno al momento [2012], con le forme
standard" (p. 98) e cita gli ess. dic-a,
facci-a, serv-ano.
6.
Un congiuntivo normativamente in risalita?
Se infine distinguiamo il congiuntivo vad-i(no) di andare, con suppletivismo forte, rientrante nella innovazione
"della langue", -- diverso
dal cong. con suppletivismo debole facc-i(no),
diverso ancora dal cong. puramente analogico dei verbi di II e III coniug. tem-i(no), serv-i(no), part-i(no), rientranti invece negli "scivolamenti
di parole", -- considerando il
ruolo sociale dei parlanti (nel caso specifico il ruolo di segretario, qual'è
Maurizio Landini, di un sindacato non secondario come la Cgil) si potrebbe prevedere
con la diffusione potenziale di tale forma una sua promozione sociale con un
possibile passaggio dall'italiano sub-standard all'italiano parlato, neostandard,
pan-italiano.
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