Non crediamo di peccare di
presunzione se affermiamo che la stragrande maggioranza (tutti?) dei nostri
lettori non ha mai sentito parlare dei "verbi famulatori" in quanto
l'argomento è snobbato dai sacri testi grammaticali, quelli in nostro possesso,
per lo meno. Sono cosí chiamati, dunque, i verbi servili o modali (volere,
dovere, potere). Famulatorio è un aggettivo deverbale, attestato non in tutti i vocabolari, e vale "servizievole", "servile" e simili.
Viene dal latino "famulatorius", da "famulatus", participio
passato di "famulari" (essere disponibile, servizievole). I verbi
dovere, volere e potere, dunque, sono famulatori perché sempre
"servizievoli" nei confronti degli altri verbi.
Siamo rimasti "paralizzati"
nel vedere che molti "scrittori" pluralizzano il sostantivo
"paracadute" in "paracaduti". Il termine in oggetto è un
nome composto di una voce verbale (parare) e un sostantivo femminile plurale
(cadute) e i vocaboli cosí composti nella formazione del plurale mutano
soltanto l'articolo: il paracadute, i
paracadute.
I vocabolari dell'uso non
attestano "ripugnevole" ma "ripugnante". A nostro modo di vedere, invece, sarebbe da
registrare perché è formato con il suffisso -evole.
Da biasimare abbiamo biasimevole, da bisognare
bisognevole ecc.; perché da ripugnare
non dovremmo avere ripugnevole? Ripugnevole
si trova, comunque, in alcune pubblicazioni.
Il verbo rimarcare, dal
"sapore" francesizzante (è tratto, infatti, dal francese remarquer), significa "marcare di
nuovo". Non ci sembra corretto usarlo con il significato di
"osservare", "notare", "considerare",
"rilevare" e simili: Giuseppe gli ha fatto rimarcare il suo comportamento indecoroso. I vocabolari,
però... Ma tant'è.
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