giovedì 7 febbraio 2019

Sgroi - 9 - Un linguista a colloquio con un letterato-filologo su 'La consiglio dei ministri'


di Salvatore Claudio Sgroi *

1. L'evento: uno scambio di e-mail
Nel corso di uno scambio di e-mail, un caro pluriennale amico e collega, letterato e filologo, mi mette a parte di una sua reazione linguistica ("fastidio") a proposito dell'uso, insolito, femminile di consiglio nel sintagma "la consiglio dei ministri", sentito più volte ("frequentissimamente") nei telegiornali:

"Vedo anche con fastidio i telegiornali in cui annunciatrici e telecronisti vari adoperano frequentissimamente articoli e preposizioni articolate al femminile per il maschile (della consiglio dei ministri, ecc.)".

E mi pone quindi la domanda disgiuntiva (retorica) se si tratti di un "cambiamento linguistico?" Oppure, secondo  un suo singolare giudizio, di un "deficit 'neurologico'?":

"Ti sembra un cambiamento linguistico o un deficit 'neurologico'?"

La mia risposta immediata sull'insolito uso morfologico è:

"L’es. che mi fai è proprio strano. Vale cioè “del consiglio dei ministri”?

A cui segue il suo commento 'punzecchiante' per la mia 'disattenzione' professionale, ovvero per la mia sordità-cecità del fenomeno. E un suo pesante giudizio valutativo, moralistico, del caso (un "fenomeno degenerativo") e degli speakers televisivi ("professionisti"):

"Sul merito la cosa più 'strana' per me è che nessuno, e vedo neanche un linguista, si accorge di questo fenomeno degenerativo del 'parlato' settoriale da parte di professionisti".

Il mio interlocutore mi esorta quindi ad ascoltare attentamente "un qualunque tg", ovvero un "TG3 notte" con la Carli, per cogliere tale uso giudicato con fastidio ("tic"):

"Prova a seguire un qualunque tg, e se vuoi andare a colpo sicuro magari TG3 notte quando conduce la CARLI, con orecchio attento, e vedrai che questo tic del femminile sta diventando una eccezione-regola percentualmente significativa".

Lo stesso interlocutore si erge quindi a 'giudice supremo' ("responsabile della Rai") dinanzi al (presunto) comportamento fallace, poco professionale degli speakers, accusati di essere ignoranti ("li rimanderei a scuola"), e quindi da liquidare ("dopo [li] licenzierei al minimo sbaglio"):

"Se fossi io responsabile della Rai o altro canale li rimanderei a scuola, e dopo licenzierei al minimo sbaglio".

Giustamente 'fiero' di aver effettuato tale scoperta morfologica, si dichiara tentato di diffonderla, se non fosse che potrebbe dar fastidio alla corporazione dei linguisti, dopo quella dei filologi:

"Sono stato tentato di 'svelare' io il fenomeno, ma non vorrei infastidire dopo i filologi anche i linguisti...".

2. La risposta
Nella risposta osservo che

"Ovviamente non è che i linguisti vedono/vedano tutto e più dei non-linguisti. Anzi, sono spesso i non-linguisti, acuti e o(re)cchiuti (come te) che vedono e sentono ben al di là. E meno male!"

E che, per quanto mi riguarda, da linguista

"certamente non sarei 'infastidito' se un non-linguista mi mostra qualcosa che non avevo mai notato".

E anzi, lo sollecito, volendo lui " 'svelare' il fenomeno" a "proporre un Intervento al Blog-Raso, che non mancherà di pubblicartelo".


3. Verso una soluzione dell'enigma morfologico
Stimolato dalla "soffiata morfologica" del collega-amico, ho anticipato nella stessa risposta alcuni elementi dell'analisi del costrutto, qui ora più distesa.

3.1. Il perché del "fastidio"
Innanzi tutto è comprensibile il "fastidio" di un parlante verso il femminile "la consiglio dei ministri", dal momento che il 99% delle parole terminanti in /-o/, in italiano sono di genere maschile, tra le femminili in /-o/ per es. abbreviazioni come la foto(grafia), la moto(cicletta), l'auto(mobile), oppure la mano, o ancora "le dieci euro", "la ministro Valeria Fedeli", con diverso gradimento degli italofoni, ecc.

3.2. Un uso non "degenerativo" ma "istituzionale"
Poi, il costrutto femminile "la consiglio dei ministri", per quanto poco familiare al parlante comune, è per così dire istituzionale, presente almeno dalla metà del '900. Grazie a Google libri è infatti documentato in sedi quali la "Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana". Il suo uso non è quindi certamente "un fenomeno degenerativo", né indizio di "deficit 'neurologico'".

Valgano queste  attestazioni:

(i) 1991: "Decreto del Presidente della Consiglio dei ministri 13 febbraio 1990, n. 109, pubblicato nel Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale dell'11 maggio 1990, n. 108: Regolamento concernente istituzione ed organizzazione del Dipartimento per gli affari sociali nell'ambito della Presidenza del Consiglio dei Ministri" (Rivista di diritto civile parte 2, p. 332).

(ii) 1993: "Il diario delle prove scritte del concorso pubblico unico, per esami, per il conferimento di otto posti di analista di procedure di ottava qualifica funzionale, indetto con decreto del Presidente della Consiglio dei Ministri datato 3 marzo 1993" (Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana. Parte prima, 4. serie, p. 5).

(iii) 1999: "diciotto unità, di dipendenti dello Stato e di altre amministrazioni pubbliche, in posizione di comando, determinato, su proposta della Commissione, con decreto del Presidente della Consiglio dei Ministri di concerto con il Ministro del tesoro" (Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana. Parte prima, p. 87).

E poi per es.

(iv) 1991: "Decreto del Presidente della Consiglio dei ministri 30 aprile 1990, n. 150, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 16 giugno 1990, n. 139: Regolamento concernente l' organizzazione del Dipartimento per il coordinamento delle politiche comunitarie nell'ambito della Presidenza del Consiglio dei Ministri" (Rivista di diritto civile, Parte 2, p. 333, Cedam).

(v) 1992: "Ai fini dell'aggiornamento dell'archivio generale costituito presso la Presidenza della Consiglio dei ministri, le amministrazioni forniscono alla Presidenza del Consiglio dei ministri i dati e le notizie ritenuti 478 Disposizioni normative" (Rassegna degli archivi di Stato, p. 478).

(vi) "Presso la [SEDE DEL] consiglio dei ministri, le cui spese sono iscritte in apposito stato di previsione del bilancio dello Stato, è istituita una ragioneria centrale che dipende dal Ministero del tesoro" (M.C. Covelli, Enciclopedia giuridica, ed. 2014).

In un testo del 1997 si inserisce una citazione testuale risalente, sembrerebbe, al 1947, dove ritorna il nostro sintagma:

(vii) Silvano Labriola 1997:‎ "E concludeva, per quanto qui interessa, sottolineando che «per dare unità e stabilità al Governo il progetto fa del Presidente della Consiglio dei ministri non più un primus inter pares, ma un capo, per dirigere e coordinare l'attività di tutti i ministri» (Ruini, Relaz. cit., Roma 1947, p. 12)" (Cinquantenario della Repubblica italiana: Giornate di studio sulla costituzione, Roma, 10-11 ottobre 1996, Giuffrè 1997, p. 196).

3.3. Il perché del femminile: La consiglio dei ministri
Documentata l'esistenza novecentesca del costrutto soprattutto negli anni '90, va spiegata la presenza del genere femminile con un lessema terminante in /-o/, al 99%, come accennato, normalmente di genere maschile.
Se "Il consiglio dei ministri" indica "l'insieme dei ministri e del capo del governo", il costrutto al femminile si configura, a prima vista, come una abbreviazione metonimica di "la [seduta/riunione del] consiglio dei ministri", con definizione spesso della data della riunione, come emerge dagli ess.
(i) "Decreto del Presidente della [seduta del] Consiglio dei ministri 13 febbraio 1990, n. 109",
(iv) "Decreto del Presidente della [seduta del] Consiglio dei ministri 30 aprile 1990".

E a questo punto non si tratta di una semplice variante rispetto al maschile "il consiglio dei ministri", ma ci si trova dinanzi a due costrutti con una differenza semantica.
E anzi dall'es. (vi) si tratterebbe "della [sede del] Consiglio dei Ministri":

(vi) "Presso la [sede del] consiglio dei ministri [...] è istituita una ragioneria centrale che dipende dal Ministero del tesoro" (M.C. Covelli, Enciclopedia giuridica ed. 2014).

Colpisce peraltro, va anche detto, la presenza problematica del sintagma al femm. e al masch. in uno stesso enunciato:

(viii) 1992: "Ai fini dell'aggiornamento dell'archivio generale costituito presso la Presidenza della Consiglio dei ministri, le amministrazioni forniscono alla Presidenza del Consiglio dei ministri i dati e le notizie ritenuti 478 Disposizioni normative" (Rassegna degli archivi di Stato, p. 478).

4. W i laici
Alla fine, anche gli 'avvistamenti' dei laici, ovvero le osservazioni pur soggettive se non umorali, sulla diffusione di questo o quel fenomeno, costituiscono un prezioso contributo alla conoscenza della lingua nazionale, come tutti gli idiomi storico-naturali di una comunità di nativofoni, infinita per poter rientrare nella competenza di un solo parlante, linguista o no che sia.

* Docente di linguistica generale presso l'Università di Catania



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