domenica 10 febbraio 2019

Anche la lingua ha le sue "stranezze"


In lingua italiana - crediamo lo sappiano tutti - non è possibile stabilire una regola generale per distinguere il genere “naturale” e quello “grammaticale” dei sostantivi. Ciò è dimostrabile attraverso numerosi esempi. Nel nostro idioma è infatti facile trovare sostantivi riferiti a maschi ma che sotto il profilo grammaticale sono femminili: spia; guardia; guida; sentinella. E viceversa, sostantivi grammaticalmente maschili riferiti a donne come, per esempio, soprano e contralto. Le cose si ingarbugliano maggiormente quando, passando dalle persone alle cose, ci imbattiamo in sostantivi che secondo il genere “naturale” debbono essere neutri, mentre nella lingua di Dante sono ora di genere maschile ora di genere femminile. Perché, per esempio, la guerra è femminile mentre il conflitto è maschile? Ancora. Perché il coraggio è maschile mentre il suo contrario, la paura, è femminile? Per quale motivo l’arte è femminile e l’artificio è maschile? Una spiegazione per ognuna di queste stranezze ci sarebbe, anzi c’è, ed è di carattere prettamente etimologico-grammaticale, non di certo naturale. Queste piccole noterelle per mettere in evidenza - come accennato all’inizio - il fatto che non è possibile stabilire dei criteri logici generalizzabili per la classificazione dei sostantivi nel genere femminile o maschile. Solo un buon vocabolario può venirci in aiuto.

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Ancora una volta ci preme ricordare che il verbo “arricchire” si costruisce con le preposizioni “di” o “con”. I “dicitori” dei notiziari radiotelevisivi, imperterriti, continuano a utilizzare la preposizione “da”, che, ripetiamo, è scorretta inducendo, quindi, in errore gli ascoltatori sprovveduti in fatto di lingua.

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Ridere verde
Forse pochi conoscono questo modo di dire di uso raro. Si adopera quando si vuole mettere in evidenza il fatto che una persona ride forzatamente, senza averne voglia, perché “dentro” è piena di rabbia, di astio, d’invidia, d’impotenza. E perché “verde”? Il verde è il colore della bile, che - un tempo - si riteneva aumentasse di quantità sotto l’effetto dell’ira.

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Immancabilmente
Due parole, due, su un avverbio che, a nostro modo di vedere, molto spesso è adoperato impropriamente: immancabilmente. E ci spieghiamo. Sovente è usato con l’accezione di “indubbiamente”, “certamente”, “sicuramente” e simili: ti telefonerò,‘immancabilmente’ (certamente, sicuramente, senza dubbio), la prossima settimana. Il significato proprio dell’avverbio è, invece, “senza mancanza”, “che non subisce una mancanza”, “sempre”, potremmo dire, derivando dal verbo “mancare”. È corretto, quindi, solo in frasi in cui c’è il concetto di mancanza: ogni domenica,‘immancabilmente’ (“non manca mai”) va allo stadio per assistere alla partita del cuore. I vocabolari...



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