martedì 11 marzo 2025

Un dipinto veramente "struggevole"


V
iveva una volta, in un piccolo villaggio immerso tra le colline, un anziano bibliotecario, Eugenio. Questi era noto a tutti per la sua passione per le parole, e trascorreva le sue giornate tra antichi tomi e pergamene, alla ricerca di termini affascinanti e dimenticati.

Un giorno, mentre studiava un antico manoscritto, si imbatté in una parola mai sentita prima: "struggevole". Curioso e affascinato dal suono del termine decise di scoprire e approfondire il suo significato. Dopo aver consultato vari testi e riflettuto a lungo, capì che "struggevole" poteva essere adoperato per descrivere qualcosa che induce un sentimento struggente, qualcosa capace di toccare il cuore e far emergere emozioni profonde. D'altra parte, "struggente" indicava un sentimento intenso, doloroso e dolce nello stesso tempo, sentimento che si prova di fronte a qualcosa di molto toccante o commovente. Eugenio scoprì, inoltre, che "struggevole", nonostante non fosse attestato nei numerosi vocabolari in suo possesso, si trovava in alcune vecchie pubblicazioni rinvenute dentro un baule nella soffitta.

E
ugenio, affascinato e entusiasta della sua scoperta, decise di condividere la parola con gli abitanti del villaggio. Organizzò, in proposito, una serata speciale in biblioteca, dove invitò tutti a partecipare. Accese le candele, sistemò i libri sugli scaffali e lesse il discorso che aveva preparato per spiegare il significato di "struggevole", la sua differenza con "struggente" e la sua potenzialità di arricchire il lessico.

D
urante la serata, l’anziano bibliotecario raccontò una storia commovente di un giovane pittore che, ispirato dalla bellezza dei paesaggi del villaggio, creava opere d'arte che erano tanto belle quanto ‘struggevoli’. Gli abitanti, affascinati dal racconto e dalla nuova parola, cominciarono a usarla nelle loro conversazioni quotidiane.

"R
ossano, il tuo racconto è stato davvero struggente," disse una giovane donna al suo amico scrittore. "Grazie, Leonilde! Mi fa piacere che abbia toccato il tuo cuore," rispose Rossano, emozionatissimo.

"M
a il quadro che tu hai dipinto, carissima Leonilde, è ‘struggevole’," ribatté Rossano. "Guardarlo mi fa provare un'emozione che cresce lentamente, come se il cuore fosse cullato dalla bellezza e al contempo dal dolore che il dipinto trasmette."

C
on il passare del tempo, "struggevole" divenne una parola amata e utilizzata da tutti nel villaggio. Eugenio, soddisfatto del suo contributo al linguaggio e alla cultura del villaggio, continuò a cercare altre parole affascinanti, sapendo che il potere delle parole poteva arricchire e unire le persone.

E così, la parola "struggevole" trovò il suo posto nel cuore della gente, non solo, gli abitanti inviarono una petizione alla locale Accademia perché attestasse il nuovo lemma nel suo vocabolario. 













***

Rinvangare o rivangare?

Nella nostra meravigliosa lingua italiana è comune imbattersi in errori ortografici che possono trarre in inganno sia i parlanti nativi che coloro che stanno imparando la lingua. Uno degli errori più frequenti, fra i tanti, riguarda la corretta grafia del verbo “rivangare” che non prende la “n” tra la vocale "i" e la consonante “v”. Molti scrivono, sbagliando, appunto, “rinvangare”. Vediamo, dunque, perché "rinvangare" è sbagliato e perché la grafia corretta è "rivangare".

"Rivangare" è composto con il prefisso “ri-” e "vangare", che significa utilizzare la vanga per lavorare il terreno. Il prefisso "ri-" aggiunge il significato di ripetizione, designando l'azione di vangare nuovamente. Viene adoperato anche in senso figurato per riaprire vecchi argomenti, ripescare ricordi o tornare su questioni passate.

A cosa è dovuto l’errore ortografico? Probabilmente dalla confusione con altri verbi che presentano il prefisso "rin-", come "rincontrare" o "rinviare". In “rivangare” il prefisso corretto è "ri-", non "rin-". "Rinvangare" è quindi un errore che non trova riscontro nell’etimologia del verbo.



(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)


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