Una volta, in un piccolo villaggio immerso nelle colline francesi, viveva un aggettivo dal nome... Piccante. Costui era molto
orgoglioso delle sue origini e del suo nome, che derivava da
"piquant", participio presente del verbo "piquer",
che significa piccare o pungere. E questo aggettivo, pur essendo barbaro, fu accolto nel lessico italiano.
Si sentiva, Piccante, molto,
molto speciale quando veniva usato nel suo significato proprio.
Adorava essere accostato a salse e piatti che lasciavano una
piacevole sensazione di calore sulla lingua di chi li assaggiava.
Tutti parlavano di salse piccanti, zuppe piccanti e persino di
formaggi piccanti, e Piccante, orgoglioso, sorrideva sempre di fronte
a queste descrizioni.
C’era un altro aspetto, tuttavia,
della vita di Piccante che lo infastidiva un po'. A volte, le persone
usavano il suo nome figuratamente per designare qualcosa di pungente,
spiritoso o arguto. Questo lo faceva sentire fuori luogo, come un
ingrediente nel piatto sbagliato. "Perché non adoperano
semplicemente 'pungente', 'spiritoso', 'arguto' o aggettivi simili? naturalmente secondo il contesto", si chiedeva Piccante. "Sarebbe più corretto e logico."
Un
pomeriggio di primavera, mentre rifletteva, passeggiando, su questa
questione, Piccante incontrò la saggia vecchia ‘aggettivologa’
del villaggio, madame La Langue. Ne approfittò per chiederle un suo
autorevole consiglio su come poteva far capire alle persone
l'importanza di adoperare gli aggettivi corretti nel contesto giusto. Madame La Langue non si fece pregare, con il suo solito sorriso gentile, rispose: "Carissimo
amico Piccante, la lingua è un giardino vasto e variopinto. Ciascuna
parola ha il suo posto e il suo scopo, ma a volte le persone amano
giocare con i vocaboli e trovare nuovi modi per esprimersi. È
importante, tuttavia, ricordare che la chiarezza e la precisione sono
fondamentali per una comunicazione efficace. Adoperare 'piccante' in
senso figurato può confondere e offuscare il vero significato del
termine."
Piccante rifletté, a lungo, su queste
parole e decise di intraprendere una missione al fine di educare gli
abitanti del villaggio sull'importanza dell'uso appropriato degli
aggettivi. Cominciò narrando una favola che parlava di un episodio "spiritoso" e non "piccante", dimostrando come
l'uso degli aggettivi appropriati poteva rendere il racconto più
chiaro e piacevole per tutti.
E così, una sera di fine
estate, durante una sagra, Piccante organizzò una piccola
rappresentazione teatrale. Gli abitanti si riunirono in piazza,
proprio come si fa durante le feste di paese, per
godersi lo spettacolo. Con l’ausilio degli altri aggettivi,
Piccante mise in scena una storia divertente e coinvolgente. L'odore
delle pizze appena sfornate e del pane croccante riempiva l'aria,
mentre i bambini, con i gelati in mano, si rincorrevano
felici.
Durante lo spettacolo, Piccante sottolineò
l'importanza di adoperare il suo nome nel contesto giusto. Disse,
senza mezzi termini, che sebbene fosse lusingato dall'uso figurato,
era fondamentale mantenere la chiarezza nel linguaggio. Gli abitanti
impararono, così, ad apprezzare l'importanza di adoperare gli
aggettivi giusti nel... giusto contesto. Piccante si sentì,
finalmente, compreso e soprattutto rispettato. Continuò a vivere
felice e soddisfatto, svolgendo il suo ruolo con chiarezza e
precisione, ricordando sempre che, a volte, un po' di ‘piccantezza’
può dare un tocco speciale alla vita, ma la chiarezza è ciò che
rende tutto più gustoso.
(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)
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