mercoledì 19 marzo 2025

Evocare: dall'arte della suggestione all'abuso quotidiano

 

 Nell’immenso Regno delle Parole, un bel villaggio prosperava in armonia con il linguaggio. Al centro si ergeva la Torre del Vocabolario, dove maestro Evòcus, il custode delle Parole Perdute, vigilava su vocaboli preziosi, come "evocare". Molto spesso, purtroppo, si rattristava perché vedeva che molte parole, un tempo ricche di significato, venivano travisate o svuotate da un uso improprio.

Un giorno, in pieno inverno, arrivò nel villaggio una delegazione di studiosi provenienti dal Regno dei Vocabolari. Portavano con sé l’ultima edizione del loro famoso dizionario. "Abbiamo grandi novità editoriali!" annunciarono con entusiasmo. Maestro Evòcus inforcò gli occhiali e sfogliò il volume. A un certo punto, con sgomento, lesse: Evocare: 'chiamare', 'convocare', oppure 'suggerire vagamente'.

"Ma cosa significa questo?" domandò, inorridito, il custode. "Come possono i vocabolari attestare un uso improprio?"

Uno degli studiosi tentò di rassicurarlo, spiegandogli: "Il nostro compito, cortese amico, non è solo descrivere la lingua com’è, ma anche registrare come viene adoperata. Anche se gli usi sono sbagliati, se molte persone li seguono, finiscono con l’essere accettati e messi a lemma."

Evòcus, per nulla convinto, scosse la testa. "Ma così si rischia di perdere la vera magia di parole come evocare! Questo verbo non dovrebbe essere ridotto a un sostituto generico di chiamare o suggerire e simili. È un temine che richiama emozioni, immagini, ricordi. Svuotarlo di questo significato significa impoverire la lingua stessa."

Per mettere in evidenza la sua preoccupazione fece alcuni esempi. "Una volta un politico, durante una campagna elettorale, disse: ‘Evoco tutti i miei concittadini a partecipare alla riunione.’ Ma non stava evocando un bel niente. Voleva semplicemente convocare una riunione. Raccontò anche di un annuncio pubblicitario che recitava: ‘Questa fragranza evoca il lusso assoluto.’ Ma non c’era nulla di evocativo: era solo una strategia per vendere."

Uno degli abitanti, amante del buon uso della lingua, intervenne: "Maestro, come possiamo fare, allora, per usare evocare nel modo corretto?"

"Semplicissimo," rispose Evòcus. "Pensa alle emozioni e alle immagini che vuoi risvegliare. Per esempio, potresti dire: ‘Questo quadro evoca il silenzio di una notte stellata.’ Oppure: ‘Il canto degli uccelli, che la mattina ti sveglia, evoca un senso di libertà.’ In questi casi il verbo evocare non si limita a descrivere: fa nascere qualcosa di vivo nella mente e nel cuore di coloro che ascoltano."

Per aiutare il villaggio a comprendere meglio il significato proprio del verbo, maestro Evòcus organizzò una grande festa delle parole, dove i partecipanti presentarono esempi dell’uso corretto di "evocare". Una giovinetta: ‘La musica dell’arpa evoca immagini di antichi castelli e nobili dame.’ Un pittore aggiunse: ‘Il contrasto delle luci e delle ombre in questo quadro evoca una malinconia profonda.’

Alla fine della festa, maestro Evòcus, soddisfatto, concluse: "Vedete, amiche e amici? Evocare non è solo una parola: è un ponte tra il linguaggio e l'immaginazione. Proteggerne il vero significato non è solo una questione linguistica, ma anche culturale.

Pur riconoscendo l’autorevolezza dei vocabolari, gli abitanti impararono che era loro responsabilità adoperare le parole con rispetto e precisione. La Torre del Vocabolario divenne, così, un luogo non solo di studio, ma anche di ispirazione, dove le persone potevano scoprire la bellezza nascosta delle parole.












 

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La lingua “biforcuta” della stampa

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Meloni: il piano di riarmo Ue è roboante. Il Senato approva la risoluzione di maggioranza

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In buona lingua italiana: reboante. Alcuni vocabolari attestano, come seconda occorrenza, “roboante”, ma a nostro avviso non sono da seguire. La sola forma corretta è reboante, dal latino “reboante(m)”, participio presente di “reboare”, rimbombare. Non esiste un prefisso "ro-".



(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)


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