martedì 18 marzo 2025

Evadere: un verbo in cerca di giustizia

 

 Viveva anni e anni or sono, in un regno lontano, Grammatica, un verbo di nobile origine latina: evadere. Discendente di una stirpe antichissima, era composto dal prefisso "e-" (fuori) e dal verbo "vadere" (andare). La sua missione, fin dai tempi più remoti, era chiarissima: indicare il gesto eroico di chi sfuggiva a una situazione o a un luogo di prigionia. Era il verbo delle fughe epiche e delle evasioni rocambolesche.

U
n giorno, nel regno, si diffuse una strana usanza: le persone chiedevano a Evadere di occuparsi di compiti che non gli competevano. "Evadere una pratica!", dicevano, consegnandogli scartoffie varie. "Evadere il fisco!", dichiaravano, con la speranza di sottrarsi al pagamento dei tributi reali. Evadere si sentiva confuso e fuori luogo. Lui, il simbolo per eccellenza del coraggio e della libertà, doveva ora occuparsi di compiti così... prosaici?

R
isoluto a mettere ordine, andò a chiedere consiglio alla sua vecchia maestra Etimologia, una saggia figura custode delle radici e dei significati autentici delle parole. La maestra, dopo averlo ascoltato con molta attenzione, sorrise e disse: "Mio caro ex alunno, tu sei nato per rappresentare l'atto di uscire o sfuggire. Quando qualcuno evade o tenta di evadere dal carcere o dal manicomio, o da qualunque luogo in cui è rinchiuso, tu agisci nel pieno del tuo significato. Devo confessarti, però, una cosa che mi addolora, e non poco: i vocabolari del regno, volendo assecondare le abitudini linguistiche delle genti, hanno finito con il registrare anche gli usi non canonici, come 'evadere una pratica' o 'evadere il fisco'. Ciò non significa, tuttavia, che siano i tuoi significati autentici e, diciamo pure, legittimi."

E
vadere, lì per lì, si sentì un po’ tradito, dopo le ultime parole della sua vecchia insegnante. Ma la saggia Etimologia lo consolò: "Ricorda, mio caro, che anche se gli usi si evolvono, le tue radici rimangono ben salde. È tuo compito primario educare le genti e mostrare loro l’importanza della precisione linguistica."

A
ccomiatatosi dalla saggia maestra, Evadere organizzò lezioni e spettacoli per far riscoprire ai cittadini la sua vera natura, pronunciando frasi tipo: l'eroe riuscì a evadere dal castello sorvegliato da draghi; il prigioniero escogitò un piano per evadere dalla cella buia.

C
on molta pazienza spiegava loro che per le pratiche burocratiche era meglio dire "sbrigare", e per il fisco, sebbene moralmente discutibile, esistevano termini più appropriati come "eludere" o "frodare". Nonostante i dizionari avessero accettato gli usi estesi, lui invitava le genti a riflettere sull'importanza di conservare la lingua ricca e precisa.

C
on l’andar del tempo, gli abitanti di Grammatica impararono a rispettare Evadere e ad adoperarlo correttamente. E così, tutte le volte che qualcuno riusciva a sfuggire una situazione difficile o pericolosa, Evadere veniva celebrato come il verbo che portava con sé un soffio di libertà.















(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)




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