martedì 4 marzo 2025

Due sorelle (quasi) gemelle: Sineddoche e Metonimia

 


Vivevano una volta, in un bel villaggio incantato, Lingualandia, dove le parole e le figure retoriche vivevano in perfetta armonia, due abitanti particolari: le sorelle Sineddoche e Metonimia. Due giovinette affascinanti che nel mondo della lingua avevano compiti simili e per questo, molto spesso, venivano scambiate.

Un giorno, durante uno sfarzoso ricevimento nel grande castello del Dizionario, le parole del villaggio furono invitate per ascoltare il vecchio saggio Etimologo, che raccontava storie sull'origine e sul corretto uso dei termini.

Il grande castello del Dizionario si ergeva maestoso al centro del villaggio. Le sue torri erano costruite con libri rilegati in cuoio e le finestre erano fatte di vetri di inchiostro che scintillavano sotto la luce del sole. All'interno, le pareti erano rivestite di pergamene antiche, e i lampadari pendevano come punti esclamativi giganti dal soffitto alto. Durante il ricevimento, la grande sala del castello era gremita di parole e figure retoriche di ogni tipo. C'erano parole lunghe e complesse che si mescolavano a termini brevi e semplici, creando un brusio incessante di conversazioni animate. Alla fine della conferenza di Etimologo si fecero avanti le due sorelle, Sineddoche e Metonimia, per spiegare agli invitati la loro natura e differenza.

"Salve a tutti," cominciò Sineddoche, "Io sono quella figura retorica che rappresenta una parte per il tutto o il tutto per una parte. Mi spiego meglio. Se dico 'vela' per intendere una barca a vela intera, o 'teste' per riferirmi alle persone, sto usando me stessa, la sineddoche. Pensate ancora, per esempio, a quando sentiamo dire 'abbiamo bisogno di più braccia in azienda'. In quel caso, le 'braccia' indicano le persone che lavorano. Oppure: 'Ha 2000 anime sotto il suo comando', dove 'anime' sono le persone."

Poi prese la parola Metonimia, con un sorriso gentile, e disse: "Io, invece, sono la figura retorica che sostituisce un termine con un altro che ha un rapporto di contiguità o dipendenza. Per esempio, se dico 'leggere Dante', intendo leggere le opere scritte da Dante, non l'uomo in carne e ossa. Ancora, se dico 'bere un bicchiere', intendo bere il contenuto del bicchiere, non il bicchiere medesimo. Pensate, anche, a quando diciamo 'l'intera sala applaudì l’oratore', dove 'sala' rappresenta le persone presenti. O ancora: 'La corona ha deciso di dichiarare guerra', dove 'corona' rappresenta il re o la regina."

Il saggio Etimologo annuì soddisfatto, e aggiunse: "Vedete, amiche e amici, la differenza. La sineddoche usa una parte per rappresentare il tutto o il tutto per una parte; la metonimia, invece, sostituisce un termine con un altro in base a una relazione di vicinanza o associazione logica."

Alla fine, prima di congedare gli astanti, Etimologo spiegò l'etimologia di queste figure retoriche. "Il termine 'sineddoche' viene dal greco 'synekdoche', che significa 'comprendere insieme'. Indica, insomma, come una parte può rappresentare il tutto. Anche 'metonimia' viene dal greco 'metonymia', che significa 'cambio di nome', dimostrando come un vocabolo può sostituirne un altro in base alla loro vicinanza o relazione. Possiamo dire, insomma, che la sineddoche 'gioca' con le relazioni di quantità, la metonimia, invece, 'gioca' con le relazioni di contiguità. "

Le parole del villaggio applaudirono e ringraziarono sentitamente Etimologo e le due sorelle per aver chiarito le loro differenze. Da quel giorno, ogni volta che qualcuno aveva difficoltà nel riconoscere una sineddoche o una metonimia, pensava alle storie di Sineddoche e Metonimia raccontate durante la grande festa tenuta nel magnifico castello del Dizionario.

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  LatinEnglish di Paolo Uras


L
a nostra meravigliosa lingua è sempre più invasa da anglicismi, soprattutto di origine americana. Non c'è articolo di giornale in cui non ci si imbatta in termini, per esempio, come "benefit", "cash", "casual", "climax", "colossal", "community", "design", "profit", "ritual" e molti altri. Questo fenomeno suscita una domanda molto interessante: gli scrittori, ma non solo, sono consapevoli che molti di questi termini sono figli del latino?

P
aolo Uras ci offre una risposta esaustiva nel suo magistrale libro, LatinEnglish. Con una ricerca meticolosa, l’autore ha raccolto, in ordine alfabetico, tutti i termini inglesi derivati dalla lingua di Cicerone, dimostrando, così, l'impatto duraturo della lingua latina sull'inglese moderno.

Q
uest’opera non è solo un repertorio linguistico, ma un saggio che ci invita a riflettere sulle radici comuni delle lingue e sulla loro evoluzione. Grazie alla certosina ricerca di Uras possiamo constatare quanto il latino sia ancora vivo, nella lingua di Albione, nelle parole che utilizziamo quotidianamente.

C
onsigliamo vivamente la lettura di LatinEnglish a chiunque sia interessato alla linguistica, alla storia delle lingue o semplicemente per la curiosità di scoprire l'origine delle parole che usiamo. Per maggiori dettagli su questa impareggiabile e istruttiva opera è possibile cliccare qui.

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La lingua “biforcuta” della stampa

La nuova frontiera delle truffe allo Stato. Che ci costa molti miliardi ogni anno

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Quanto ci costa questo Stato!!!!



(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)


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