sabato 15 marzo 2025

Il pronome allocutivo


D
ue parole sull’uso corretto dei pronomi allocutivi perché in un mondo dove ogni sfumatura del linguaggio può fare la differenza, i pronomi allocutivi emergono come strumenti affascinanti che modellano le nostre conversazioni quotidiane. Il pronome allocutivo, usiamo il singolare, prende il nome dal latino "allocutio," che significa "discorso rivolto a qualcuno," e riflette il grado di cortesia, rispetto e formalità che l'oratore o lo scrivente desidera esprimere.

In italiano i suddetti pronomi, torniamo al plurale, si dividono principalmente in due categorie: quelli di cortesia e quelli familiari o informali. Quelli di cortesia, come "Lei," non sono solo un modo per mostrare rispetto, servono anche per mantenere una distanza sociale che, in molte situazioni, è fondamentale. Si pensi, per esempio, a una riunione di lavoro o a un incontro formale: l'uso di "Lei" non è solo una questione di galateo, ma anche un segno di professionalità e attenzione.

I
pronomi familiari o informali, al contrario, come "tu," ci permettono di avvicinarci, di creare legami e di stabilire un terreno comune. Immaginiamo una conversazione con un amico di lunga data o una chiacchierata con un familiare: il "tu" diventa un ponte che ci unisce, instaurando un rapporto di fiducia e confidenza.

E
cco dove entra in gioco la magia grammaticale: l'accordo dei pronomi allocutivi. Un aspetto particolarmente interessante è il loro accordo grammaticale. In italiano il pronome di cortesia "Lei" viene considerato grammaticalmente di genere femminile, nonostante si possa adoperare per rivolgersi a persone di ambi i sessi. Ciò porta a costruzioni grammaticali che, a prima vista, potrebbero sembrare insolite. Quando, per esempio, ci si rivolge a un uomo con il pronome di cortesia, si dirà "Giovanni, Lei è buono" e non "Giovanni, Lei è buona," anche se "Lei" è femminile. Questo avviene perché l’aggettivo "buono" si accorda con il genere del destinatario.

Questo principio si applica oltre che agli aggettivi anche alle altre parti del discorso che seguono il pronome allocutivo: "Giovanni, Lei è stato molto bravo" e non "Giovanni, Lei è stata molto brava," anche se il pronome "Lei" suggerirebbe un accordo al femminile.

Una particolarità interessante riguarda l'accordo quando nel contesto è presente il sostantivo "persona". In questo caso quando ci si riferisce a un uomo accompagnato dal sostantivo "persona", l'accordo degli aggettivi segue il genere del sostantivo "persona," che è femminile. Si dirà, quindi, "Giovanni, Lei è una persona molto buona." In questo contesto l'aggettivo "buona" si accorda con il sostantivo "persona" e non con Giovanni. Questo esempio dimostra come l'accordo possa variare non solo in base al genere del pronome allocutivo, ma anche in relazione al contesto e ai sostantivi a cui si riferiscono.

V
a da sé che quando si usa il pronome "Lei" per rivolgersi a una donna, l'accordo avviene secondo le normali regole: "Maria, Lei è buona" e "Maria, Lei è stata molto brava," dove "buona" e "brava" si accordano, ovviamente, con il genere femminile.

Questo meccanismo di accordo può sembrare complesso a chi non è abituato a considerare il genere del destinatario nella formazione delle proposizioni, ma è un elemento fondamentale della lingua italiana. Ciò riflette l'importanza del contesto sociale e della relazione tra gli interlocutori nella comunicazione.

I
pronomi allocutivi, insomma, non sono solo parole, ma finestre che ci permettono di intravedere e comunicare le nostre intenzioni, le nostre emozioni e il nostro rispetto verso gli altri.

















(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)


Nessun commento: