Due parole sull’uso corretto dei pronomi allocutivi perché in un mondo dove ogni sfumatura del linguaggio può fare la differenza, i pronomi allocutivi emergono come strumenti affascinanti che modellano le nostre conversazioni quotidiane. Il pronome allocutivo, usiamo il singolare, prende il nome dal latino "allocutio," che significa "discorso rivolto a qualcuno," e riflette il grado di cortesia, rispetto e formalità che l'oratore o lo scrivente desidera esprimere.
In italiano i suddetti pronomi,
torniamo al plurale, si dividono principalmente in due categorie:
quelli di cortesia e quelli familiari o informali. Quelli di
cortesia, come "Lei," non sono solo un modo per mostrare
rispetto, servono anche per mantenere una distanza sociale che, in
molte situazioni, è fondamentale. Si pensi, per esempio, a una
riunione di lavoro o a un incontro formale: l'uso di "Lei"
non è solo una questione di galateo, ma anche un segno di
professionalità e attenzione.
I pronomi familiari o
informali, al contrario, come "tu," ci permettono di
avvicinarci, di creare legami e di stabilire un terreno comune.
Immaginiamo una conversazione con un amico di lunga data o una
chiacchierata con un familiare: il "tu" diventa un ponte
che ci unisce, instaurando un rapporto di fiducia e confidenza.
Ecco
dove entra in gioco la magia grammaticale: l'accordo dei pronomi
allocutivi. Un aspetto particolarmente interessante è il loro
accordo grammaticale. In italiano il pronome di cortesia "Lei"
viene considerato grammaticalmente di genere femminile, nonostante si
possa adoperare per rivolgersi a persone di ambi i sessi. Ciò porta
a costruzioni grammaticali che, a prima vista, potrebbero sembrare
insolite. Quando, per esempio, ci si rivolge a un uomo con il pronome
di cortesia, si dirà "Giovanni, Lei è buono" e non
"Giovanni, Lei è buona," anche se "Lei" è
femminile. Questo avviene perché l’aggettivo "buono" si
accorda con il genere del destinatario.
Questo principio si applica oltre che agli aggettivi anche alle altre parti del discorso che seguono il pronome allocutivo: "Giovanni, Lei è stato molto bravo" e non "Giovanni, Lei è stata molto brava," anche se il pronome "Lei" suggerirebbe un accordo al femminile.
Una particolarità
interessante riguarda l'accordo quando nel contesto è presente il
sostantivo "persona". In questo caso quando ci si riferisce
a un uomo accompagnato dal sostantivo "persona", l'accordo
degli aggettivi segue il genere del sostantivo "persona,"
che è femminile. Si dirà, quindi, "Giovanni, Lei è una
persona molto buona." In questo contesto l'aggettivo "buona"
si accorda con il sostantivo "persona" e non con Giovanni.
Questo esempio dimostra come l'accordo possa variare non solo in base
al genere del pronome allocutivo, ma anche in relazione al contesto e
ai sostantivi a cui si riferiscono.
Va da sé che quando
si usa il pronome "Lei" per rivolgersi a una donna,
l'accordo avviene secondo le normali regole: "Maria, Lei è
buona" e "Maria, Lei è stata molto brava," dove
"buona" e "brava" si accordano, ovviamente, con
il genere femminile.
Questo meccanismo di
accordo può sembrare complesso a chi non è abituato a considerare
il genere del destinatario nella formazione delle proposizioni, ma è
un elemento fondamentale della lingua italiana. Ciò riflette
l'importanza del contesto sociale e della relazione tra gli
interlocutori nella comunicazione.
I pronomi allocutivi,
insomma, non sono solo parole, ma finestre che ci permettono di
intravedere e comunicare le nostre intenzioni, le nostre emozioni e
il nostro rispetto verso gli altri.
(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)
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