giovedì 20 marzo 2025

C'è reale e... reale

 

 La nostra meravigliosa lingua madre è ricca di parole che riescono a racchiudere più significati in un unico termine (polisemìa), rendendola poliedrica e affascinante. Una di queste è “reale”. Tuttavia, ciò che spesso si ignora è che queste accezioni hanno natali diversi, pur convivendo armoniosamente nel nostro lessico quotidiano.

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a un lato, reale è adoperato per descrivere ciò che è vero, concreto, tangibile, cioè che esiste effettivamente. Questo significato deriva dal latino ‘realis’, che indica qualcosa... "relativo alla cosa" (‘res’, in latino, significa proprio "cosa"). Quando diciamo, per esempio, "la sua paura è reale", mettiamo in evidenza il fatto che quella sensazione non è solo immaginata, ma è effettiva e percepibile. Allo stesso modo, nell'espressione "il problema è reale, non possiamo più ignorarlo", il termine serve a rimarcare l'urgenza e la concretezza della situazione. Anche in ambiti più astratti, come nel mondo virtuale, per esempio, si usa spesso questa parola per enfatizzare la somiglianza con la realtà concreta: questa simulazione sembra quasi reale.

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all'altro lato, reale acquisisce un significato totalmente diverso quando si collega al mondo della monarchia, indicandone tutto ciò che si riferisce al re (o alla regalità). Questo utilizzo deriva dal latino ‘regalis’, che significa "del re" (‘rex, regis’ in latino è "re"). Qui il lemma in oggetto evoca immediatamente immagini di sfarzo e autorità. Frasi come "la famiglia reale parteciperà alla cerimonia" o "la guardia reale è stata schierata in occasione dell'evento" ci portano in un contesto in cui reale non è sinonimo di vero, ma rappresenta qualcosa che appartiene alla sfera regale.

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uesta duplicità di significato si riflette anche in modi di dire e usi figurati. Quando diciamo, per esempio, "è una preoccupazione reale", il termine designa una questione tangibile e concreta; ma se leggiamo una frase come "gli affreschi nel salone reale erano spettacolari", l'aggettivo ci catapulta direttamente in un mondo che odora di troni e teste coronate. La parola, insomma, si muove con disinvoltura tra il quotidiano e il sontuoso, tra il tangibile e il simbolico.

P
er concludere queste noterelle. Riflettere su un vocabolo come ‘reale’ ci permette di apprezzare la profondità della nostra lingua, capace di racchiudere “mondi linguistici distinti” in un solo termine. Ci sono altre parole che conosciamo, altrettanto poliedriche, che meritano la stessa attenzione? Forse è il momento di riscoprirle.

 

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La lingua “biforcuta” della stampa

Intercettazioni, via libera al limite di 45 giorni. Le opposizioni: “Immunità ai delinquenti”

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Per chi scrive meglio: immunità per i delinquenti (la norma dà l’immunità ai delinquenti).



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