martedì 4 febbraio 2025

Nel Regno degli Ossimori

 


Viveva tanti anni fa, in un principato lontano, Paradoxlandia, un curioso personaggio di nome Ossimoro. Questo piccolo folletto, con i suoi capelli argentati e occhi scintillanti, abitava in una casetta fatta di foglie intrecciate e rami d’albero. Paradoxlandia era un luogo unico, dove gli alberi avevano foglie multicolori che brillavano alla luce del sole e i fiumi scorrevano con acque che cambiavano tonalità a ogni istante.

Un giorno, mentre passeggiava per i boschi incantati e ascoltava il canto melodioso degli uccellini arcobaleno, Ossimoro si imbatté in Parolina, una bella fatina con ali trasparenti e lucenti come cristallo. Costei era molto preoccupata – confidò al folletto – perché il regno in cui viveva, ai confini con Paradoxlandia, stava perdendo la bellezza e la meraviglia delle storie che una volta affascinavano tutti gli abitanti. Ossimoro, con il suo sorriso misterioso, decise di aiutarla.

Ma la fatina Parolina gli spiegò che non sarebbe stato facile. “C'è una terribile maledizione lanciata dal mago Semplicista,” disse, con un tremito nella voce. “Ogni volta che qualcuno prova a raccontare una storia, le parole si dissolvono nell'aria, lasciando solo il silenzio.”

Ossimoro rifletté un attimo, poi disse con determinazione, “Non temere, Parolina. Insieme troveremo una soluzione. Gli ossimori hanno un potere speciale che nemmeno il mago Semplicista può annullare.”

"Gentile Ossimoro," chiese timidamente Parolina, "chi sei e che cosa fai esattamente?"

"Sono una figura retorica," rispose il folletto, con un sorriso enigmatico, "e il mio nome proviene dal greco 'oxys', che significa acuto, e 'moros', che significa stupido. Assieme queste parole creano qualcosa di nuovo e sorprendente. Un ossimoro è, pertanto, una combinazione di due termini che sembrano contraddirsi, ma insieme creano un nuovo significato e una nuova immagine."

Parolina rimase affascinata. "E a cosa servi, per la precisione?"

"Servire!? Oh, Parolina cara, io dono profondità e bellezza alle parole! Creo immagini vivide e stimolo il pensiero. Prendi, per esempio, l'espressione 'silenzio assordante'. Non senti già la potenza di queste parole?"

La fatina annuì, incantata. "È come se il silenzio avesse una voce così forte da fare rumore!"

"Proprio così!" esclamò Ossimoro. "E che dire di 'ghiaccio bollente'? Un altro esempio della mia magia. Immagina qualcosa che sia freddo come il ghiaccio ma che al tempo stesso bruci come il fuoco. Non è meraviglioso?"

"Sì, è veramente affascinante!" rispose Parolina. "Puoi farmi altri esempi?"

Ossimoro rifletté un istante, poi continuò: "Pensa a 'luce oscura'. Può sembrare paradossale, ma richiama l'immagine di una luce che, nonostante la sua natura, contiene una certa oscurità. Oppure a 'dolce amaro', che designa qualcosa di piacevole, ma ha in sé anche una punta di tristezza o di malinconia."

"E in che modo possiamo usare la tua magia nel nostro regno?" chiese Parolina.

"Ora ti mostro come," rispose Ossimoro, schioccando le dita. All’istante apparvero parole come "caos calmo" e "verità ambigua" fluttuanti nell'aria. "Con queste parole, mia bella fatina, possiamo creare storie che catturano l'immaginazione e fanno riflettere."

"Caos calmo," ripeté Parolina, "è come un momento di tranquillità nel pieno della confusione."

"Esattamente," annuì Ossimoro. "Gli ossimori ci danno la possibilità di esprimere le complessità della realtà e di richiamare emozioni profonde e contrastanti. Usandoli, ‘cum grano salis,’ nelle storie possiamo aggiungere strati di significato e creare un'esperienza unica per chi legge o ascolta."

E così, grazie a Ossimoro, il regno della fatina ritrovò la sua magia. Le storie tornarono a essere straordinarie e gli abitanti, affascinati dalle contraddizioni, scoprirono nuovi significati e prospettive. Ossimoro divenne una sorta di eroe amato da tutti tanto che il re decise di cambiare il nome al suo stato: il Regno degli Ossimori, e Parolina imparò che anche le contraddizioni possono creare un’armonia linguistica.


***

Da un cortese lettore, poeta dilettante (che ringraziamo)

Lo SciacquaLingua

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(rossano cinquemani)



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