Pensare e immaginare: sinonimi? Vediamo se lo sono attraverso questa favola.
In un tempo molto lontano, ormai, in un villaggio del magico regno di Verbolandia, vivevano due giovani amici per la pelle: Pensare e Immaginare. Il loro villaggio, noto come Valle della Mente, era conosciuto per la straordinaria capacità dei suoi abitanti di risolvere enigmi e creare mondi fantastici.
Pensare era un giovane riflessivo e analitico, con occhi che brillavano di curiosità e una mente sempre in movimento. Amava trascorrere le giornate, soprattutto quelle invernali, chiuso in casa a riflettere su domande profonde e a risolvere problemi complessi. Il suo nome proveniva, pari pari, dal latino "pensare", che significa "ponderare" o "valutare", quindi “riflettere”, “meditare”. Pensare aveva sempre con sé una piccola bilancia dorata, simbolo della sua capacità di valutare, bilanciare, “pesare” le idee.
Immaginare, dall'altra parte, era una giovincella creativa e sognatrice, dai capelli colorati come l'arcobaleno e un sorriso che illuminava il mondo intero. Le piaceva creare storie incredibili e dipingere immagini straordinarie nella sua mente. Anche il suo nome derivava dal latino "imaginari", che significa "formare un'immagine" o "raffigurare nella mente". La giovane portava con sé un pennello magico, capace di dipingere i suoi sogni nel cielo.
Un dì, i due amici vollero esplorare la foresta incantata, dove rinvennero una vecchia mappa. Questa conduceva a un luogo misterioso, la Biblioteca delle Origini, dove si diceva fossero custoditi i segreti delle parole. Decisero, quindi, di seguire la mappa e intraprendere un'avventura emozionante.
Attraversarono fiumi scintillanti, scalarono montagne maestose superando enigmi difficili. Ogni sfida metteva alla prova le capacità di Pensare e Immaginare. Alla fine, giunti alla Biblioteca delle Origini, una struttura antica e maestosa nascosta tra gli alberi, furono accolti da un anziano bibliotecario, il saggio Librario.
Questi, con un sorriso gentile, disse: "Benvenuti, giovani avventurieri. So che siete qui per saperne di più sulla vostra origine e sul vostro scopo."
Pensare annuì. "Sì, vorremmo conoscere meglio le nostre radici e la nostra missione."
Il saggio Librario aprì un antico libro e cominciò a leggere: "Pensare e Immaginare sono nati dalla profondità dell'anima umana. Pensare, che deriva dal latino 'pensare', è il frutto della riflessione e dell'analisi. Pensare, come una bilancia dorata, pondera e valuta le idee, trovando equilibrio e chiarezza."
Immaginare ascoltava affascinata. "E io? Gentile Librario, da dove vengo?"
Il bibliotecario proseguì nella lettura: "Immaginare, provenendo dal latino 'imaginari', è la scintilla della creatività e della fantasia. Proprio come un pennello magico forma immagini e scenari meravigliosi, dando vita a nuovi mondi straordinari."
Pensare sorrise. "Ora capisco perfettamente. Io sono la mente logica e riflessiva, mentre la mia amica Immaginare è la mente creativa e sognatrice."
L’anziano Librario annuì. "Proprio così. Ambedue svolgete un ruolo importantissimo nelle vite delle persone. Tu, Pensare aiuti a risolvere i problemi, a prendere decisioni e a pianificare il futuro. La bella Immaginare ispira la creatività, l'innovazione e la capacità di sognare in grande."
Da quel giorno, i due inseparabili amici continuarono a camminare insieme, consapevoli della loro importante missione. Capirono che, lavorando in armonia, potevano rendere la vita delle persone più ricca e appagante, unendo la logica e la creatività in un equilibrio perfetto.
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Pensare è come camminare attraverso un giardino di idee: ogni passo ti avvicina a una nuova scoperta.
Immaginare è come volare senza limiti: le ali della mente possono portarci ovunque desideriamo andare.
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Da “Domande e risposte” del sito Treccani
Sono uno studente e insieme al mio insegnate volevamo sapere l'analisi logica della seguente frase: "Il libro di Aurora è sul tavolo". Avevamo il dubbio perché il libro può essere sia di argomento sia di specificazione.
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Quell'ancora anticipato (rispetto a “questo libro deve ancora uscire ed è già nella Top 10”) è un uso tipico dell'italiano di Roma e dintorni, uso del quale nessun civis romanus, dentro o fuori dell'anello del Grande Raccordo Anulare, è cosciente. Ma nella norma dell'uso scritto e parlato spalmato in tutt'Italia, quell'anteposizione viene notata.
Non stiamo però parlando di “errori” di cui arrossire, ma di modalità proprie del parlato, che spesso si caratterizzano per una coloritura locale.
In usi più attenti o formali, nel parlare come nello scrivere, consigliamo a tutti, romani e non romani, di ricorrere alla tinta unitaria dell’italiano senza aggettivi.
Più che di regola, parleremmo di una funzionale e cristallizzata collocazione inequivoca dell'avverbio accanto agli elementi da modificare.
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Abbiamo segnalato alla redazione della Treccani il “qui pro quo” in quanto la risposta non si riferisce alla domanda posta dal lettore. Ma...
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Ad avviso di chi scrive non v'è dubbio che si tratta del complemento di specificazione possessiva (il libro di Aurora = che appartiene ad Aurora). Il complemento di argomento avrebbe senso in un contesto diverso: oggi parleremo del libro di Aurora ("del libro di Aurora", designa l'argomento di cui si discuterà). E a proposito di "qui pro quo", interessante quanto riporta Wikipedia.
(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)