L'italico idioma è una lingua flessiva e tra le più
ostiche essendo ricca di regole ed eccezioni. Uno straniero (ma anche un
madrelingua) apprende, con non poche
difficoltà, una regola ma subito dopo, nell'applicarla, si trova di fronte a
un'eccezione. Prendiamo, e. g., la regola sulla formazione del plurale dei nomi
in "-co" . Tale regola stabilisce che i sostantivi con accentazione
piana, i. e. con l'accento tonico sulla penultima sillaba hanno il plurale in
"-chi" (fuoco/fuochi);
quelli la cui accentazione è sdrucciola, vale dire con l'accento tonico sulla
terzultima sillaba, pluralizzano in "-ci" (medico/medici). Giusta questa "legge
grammaticale" dovremmo dire (e scrivere), quindi, gli strascici (plurale di strascico) e gli scarici (plurale di scarico). Non è così. Solo un buon vocabolario
può dissipare i dubbi che ci assalgono quando dobbiamo pluralizzare i nomi in
"-co". In proposito rimandiamo a un nostro vecchio intervento.
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Il confusionario e ridondante abuso neologistico di “quotare”
Un interessantissimo articolo. Qui.
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La lingua "biforcuta" della stampa
Cade in un dirupo vicino Roma, morto 66enne
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Correttamente: vicino a Roma. La locuzione preposizionale vicino si costruisce, tassativamente, con la preposizione "a".
(Le
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diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: faraso1@outlook.it)
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