Se qualche studente scrivesse ─ in un componimento in classe ─ che "le spose avevano i vestiti con lunghi strascici" e che "gli scarici dei bagni erano otturati" farebbe drizzare i capelli al docente di lingua italiana. I plurali corretti dei due sostantivi deverbali sono, infatti, "strascichi" e "scarichi".
Eppure ─ secondo
la norma grammaticale ─ i due plurali ritenuti errati sarebbero corretti perché
seguono la "legge linguistica" secondo la quale i sostantivi in
"-co" pluralizzano in "-ci" se sono sdruccioli, se hanno,
cioè, l'accento tonico sulla terzultima sillaba (stràscico, scàrico);
pluralizzano in "-chi" (conservando il suono gutturale) se la
pronuncia è piana, ossia se l'accento cade sulla penultima sillaba (fìco,
bàco).
Come si spiega, quindi, il plurale "errato" ma cristallizzato nell'/dall'uso
(strascichi, scarichi)? Probabilmente per "influenza" della seconda
persona singolare del presente indicativo dei rispettivi verbi dai quali provengono: (tu) strascichi;
(tu) scarichi. In proposito ci piacerebbe conoscere il parere di qualche
linguista "ufficiale". Lungi da noi l'idea, comunque, di incoraggiare l'uso di
"strascici" e "scarici", però... Però si trovano in numerose pubblicazioni. Qui
e qui.
Lo stesso discorso si potrebbe fare per altre parole in "-co" come, per esempio, valico, il cui plurale dovrebbe essere "valici", non valichi e anche in questo caso ─ probabilmente ─ il plurale "scorretto" (valichi) si ha per "influenza" della seconda persona singolare del presente indicativo del verbo valicare [(tu) valichi] dal quale è stato formato il sostantivo.
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