giovedì 8 febbraio 2024

Lanaia - 5 - Baiardo: un francesismo diffuso nei dialetti italiani e nell’italiano regionale letterario della Sicilia

 


di Alfio Lanaia

     1.    L’evento giornalistico

 

Nel bell’articolo di S.C. Sgroi, La festa di Sant’Agata tra “candelore”, “fercolo” e “baiardo”, pubblicato in questo blog il 6 febbraio scorso, si parla di baiardo, «termine decisamente opaco […] micro-regionalismo siciliano che il grande Voc. Sic. registra come bbaiardu con un duplice significato: (i) “fercolo, piedistallo munito di stanghe su cui vengono trasportate a spalla statue di santi nelle processioni” e (ii) “a Catania, ciascuna delle stanghe del fercolo”».

 

2. La ricchezza semantica del sic. bbaiardu

 

 Nel libro di Berardino Palumbo, Pregare i santi. Inchini rituali e pratiche mafiose (Bologna 2020, Marietti, ed. digitale), si dice in nota che «parte importante del fercolo è il baiardo, ossia una struttura di travi di legno, spesso imbottite, che viene a contatto con le spalle e/o le mani dei portatori». Altri significati, registrati dal Voc. Sic. sono: a) “strumento portatile fatto di tavole per comprimere la vinaccia sotto il torchio”; b) “legno pesante di forma circolare con quattro manici che, spinto in basso dalla madrevite, spreme il pastone delle ulive macinate o delle vinacce”; c) “madrevite”; d) “treggia”; e) “barella”; f) “cataletto su cui si trasporta la cassa da morto”. Vi è, inoltre, il modo di dire scherzoso, ora scomparso dall’uso, purtari na puntiḍḍa di bbaiardu “camminare barcollando, di ubbriaco”. Con allargamento dell’infisso, -al-, troviamo infine la var. bbaialardu “madrevite”, “barella”, “fercolo”, “uomo alto, corpacciuto e quasi scemo” ecc.

 

3. Il baiardo come regionalismo letterario

 

Grazie a Google libri è possibile rintracciare gli usi letterari di baiardo in un giallo Mondadori, La profezia degli incappucciati di Roberto Mistretta (2019). Citiamo, fra i tanti, i seguenti esempi dall’edizione digitale che non riporta i numeri di pagina:

 

a)   Il baiardo era un capolavoro ligneo di rara bellezza.

b)   Nofrio si disse che il baiardo a forma di croce era fatto apposta per lui.

c)   Il ricordo delle mammelle dure come pietre e delle cosce tornite di Minica, abbrancata al baiardo che già si sollevava, centimetro dopo centimetro, lo gonfiò di eccitazione.

d)   Quelle tre morti avevano in comune il baiardo della Veronica.

 

4. Il baiardo negli altri dialetti

 

Il V vol. del Lessico Etimologico Italiano (LEI 1979-) s. v. BATARE 4.a. e 4.b. registra il laz. centro-sett. vayárdu insieme a moltissime varianti abruzzesi, molisane, lucane pugliesi e calabresi col significato di “barella per il trasporto di grossi pesi (pietre, letame, concime)”. Altri significati del tipo lessicale sono: a) il laz. centro-sett. “specie di barella improvvisata nella campagne per il trasporto di malati” e b) “feretro”; c) l’irp. “carriola”; d) l’abruzz. occ. “recipiente inservibile, oggetto ingombrante”. Nell’Italia sett. troviamo il lig. occ. bayárd “barella per il trasporto di grossi pesi (pietre, letame, concime)”; il ven. centro-sett. baiardo “carriola da muratore per trasporto di sassi o altro”; il lig. centr. baiarda “carriola con una ruota con fondo a listelli”; lo stesso tipo lessicale con l’ultimo significato è attesto nel ticinese e nel moesino.

 

5. L’etimo di baiardo

 

Secondo il citato LEI, il sic. bayardu è un prestito angioino con significato tecnico di “pressa di legno per le vinacce”, dal fr. ant. baiart “barella” (XII sec.). Anche il Vocabolario storico etimologico dei gallicismi nel siciliano (2022) di Iride Valenti conferma l’etimo dal fr. a. bajart (e bayard) “civière à divers usages”. Se gli studiosi concordano nell’individuare il francese antico come modello del prestito, esprimono opinioni diverse nell’individuare la base ultima del francese. Secondo l’ipotesi di Alessio, ripresa dal LEI, l’origine ultima di bayard, sarebbe il latino tardo batare “spalancare la bocca”, di prob. origine onomatopeica. Più convincente, secondo Valenti, sarebbe l’ipotesi del von Wartbug (Französisches Etymologisches Wörterbuch, 1928-2002), che associa il vocabolo al lat. badius ‘di color castagno’, da cui il fr. bai “baio”, beart, baart che sarebbe passato a indicare l’agg. “di color baio” e poi il nome masch. “cheval tacheté”. Dal significato di “animale” si è passati poi a quello di “strumento per trasportare”. Accettando questa ipotesi trovano la loro giusta collocazione il fr.a. baiart “di color baio”, da cui l’it. baiardo “destriero”, nome del cavallo del paladino Rinaldo, l’it. ant. baiardo “stravagante, bizzarro” e, infine, il cognome Baiardo, tutti citati nel Dizionario onomastico della Sicilia (1993) di Gerolamo Caracausi.

 

 

 Sommario

1. L’evento giornalistico

2. La ricchezza semantica del sic. bbaiardu

3. Il baiardo come regionalismo letterario

4. Il baiardo negli altri dialetti

5. L’etimo di baiardo





 

 

 

 

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