martedì 6 febbraio 2024

Sgroi -167 - La festa di Sant’Agata tra “candelore”, “fercolo” e “baiardo”


di Salvatore Claudio Sgroi

 

1. L’evento annuale

Da tre giorni -- domenica 4, lunedì 5, martedì 6 – Catania festeggia la patrona Sant’Agata con l’uscita di 15 “candelore” per le strade della città e del fercolo (o “vara”) di Sant’Agata rivestita di oro ed argento, risalenti al ’300, con le reliquie della santa e la partecipazione di migliaia di “devoti”.

 

2. La candelora

Il termine candelora indica, com’è noto, non tanto “la festa della purificazione di Maria” o la “purificazione della Vergine”, così nel De Mauro (2000, anche in rete), nello Zingarelli (2023) e nel Devoto-Oli (2023), dal latino candilārum (festum), ma la “grossa colonna di legno a forma di cero [‘candela’] istoriata con bassorilievi che raffigurano singoli aspetti della vita quotidiana”, in quanto micro-calco semantico del sic. cannalora s.f., come indicato nel grande Vocabolario siciliano (Voc. Sic.) di Giorgio Piccitto - Giovanni Tropea - Salvatore C. Trovato (5 voll.). La candelora “è ornata con nastri e fiori e viene portata a spalla [da 8 persone] per le vie di Catania durante i festeggiamenti in onore di S. Agata”, aggiunge il Voc. Sic. E ancora: “ciascuna ‘candelora’ costituisce l’insegna di una categoria di artigiani o piccoli commercianti, quali ad es., panettieri, macellai, pescivendoli, ecc.”. Un micro-calco siciliano assente nella vocabolaristica nazionale, compreso il Grande dizionario [storico] della lingua italiana di S. Battaglia – G. Barberi Squarotti (24 voll., anche in rete).

 

3. Il fercolo o “vara

Il termine fercolo è lemmatizzato nel De Mauro (2000) come “s.m. TS stor. in Roma antica, specie di portantina su cui si portavano in trionfo le spoglie dei nemici vinti o in processione le statue degli dei”, datato av. 1342, derivante “dal lat. fĕrcŭlu(m), der. di fĕrre ‘portare’”. Nel Voc. Sic. fercolo è indicato invece come traducente del sic. vara s.f.: “fercolo: grande apparato di legno quasi sempre ornato di fregi e fornito di lumi [candele, ceri o torcioni], per lo più trasportato a spalla o spinto a mano, su cui vengono portate in processione statue o immagini di santi”. Il termine fercolo in tale accezione si configura quindi come micro-calco semantico sul sic. vara, anch’esso assente in tale accezione nella vocabolaristica italiana, mentre il termine vara rappresenta un micro-sicilianismo, anche questo ignorato nei dizionari italiani, compreso il Grande Battaglia.

La vara (o fercolo) è stata tirata col capo-vara con i cordoni per le strade di Catania, raggiungendo il massimo della difficoltà nella salita dei Cappuccini e soprattutto in quella più ripida di San Giuliano, da parte dei fedeli o “devoti” vestiti col “sacco”, ovvero “veste indossata dai devoti di S.Agata (i citatini): [che] si compone di un camice bianco e di un berretto rotondo di velluto nero […] completato da guanti bianchi”, altro micro-calco semantico del sic. saccu, come chiarisce il citato grande Voc. Sic. (vol. 4°).

 

4. Il baiardo

Ma il termine decisamente più opaco è il sost. baiardo, assente nei dizionari italiani, compreso il citato Grande vocabolario [storico] della lingua italiana, micro-regionalismo siciliano che il grande Voc. Sic. registra come bbaiardu con un duplice significato: (i) “fercolo, piedistallo munito di stanghe su cui vengono trasportate a spalla statue di santi nelle processioni” e (ii) “a Catania, ciascuna delle stanche del fercolo”: accezioni più volte ricorrenti quando si è sentito in “Antenna Sicilia”:  “il baiardo si è posizionato”; “il cordone delimita il baiardo”, “il vescovo si è seduto al baiardo”. E si è anche fatto cenno a “un baiardino prima del baiardo”. Quanto all’etimologia, il Vocabolario storico-etimologico del siciliano di Alberto Varvaro (2014) non riporta la voce.

 

5. Il cognome Baiardo

Ma una forma più comune è certamente il cognome Baiardo, ricordato proprio ieri in TV, relativo a Salvatore Baiardo, che “ha scontato quattro anni di carcere per favoreggiamento e riciclaggio di denaro a favore dei fratelli Filippo e Giuseppe Graviano (in carcere dal 1994 e condannati anche per l’omicidio di don Pino Puglisi)” (internet).

Riguardo all’etimo del cognome Baiardo, infine, il Dizionario onomastico della Sicilia di Gerolamo Caracausi (1993), rinvia a “cavallo (di color) baio”.

 

 

Sommario

 

1. L’evento annuale

2. La candelora

3. Il fercolo o “vara

4. Il baiardo

5. Il cognome Baiardo



















 

(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: faraso1@outlook.it)


Nessun commento: