giovedì 23 marzo 2023

Verbi "strani"

 


Come imparammo a suo tempo, a scuola, i verbi italiani si dividono in tre coniugazioni.  Appartengono alla prima i verbi il cui infinito presente finisce in "-are" (amare); alla seconda quelli il cui infinito finisce in "-ere" (credere); alla terza, infine, i verbi che terminano in "-ire" (sentire). 

     Alcuni, però, hanno una terminazione particolare in quanto si discosta da quella delle tre coniugazioni;  sono  verbi, che chiameremo "strani", il cui infinito presente finisce in "-arre", "-orre" e "-urre". Tra questi i piú comuni sono "trarre", "porre" e "condurre".  Come classificarli, dunque? A quale coniugazione appartengono? Tutti e tre alla seconda perché sono le forme contratte del latino "tràhere" (trarre), "pònere" (porre) e "condúcere" (condurre). 

    
A questi bisogna aggiungere "fare" e "dire" - entrambi appartenenti alla seconda coniugazione, nonostante qualche grammatico ("saccente") dissenta - perché anch'essi sono le forme sincopate dei verbi latini "facere" e "dicere". Qualche osservazione, ora, sui verbi (sempre della seconda coniugazione) "tacere", "piacere" e "giacere". 

    
I suddetti verbi, dunque, presentano una particolarità che la maggior parte delle grammatiche non riportano: il raddoppiamento della consonante "c" - nonostante il tema o radice ne contenga una sola - in alcune persone del congiuntivo e dell'indicativo. Perché, dunque, questo raddoppiamento improprio? La motivazione è "storica" e va ricercata nel fatto che il nostro idioma è un "miscuglio" di dialetti. La prima persona plurale del presente indicativo e congiuntivo di 'tacere' (ma anche di 'giacere' e 'piacere') - noi tacciamo - ha subíto l'influenza del dialetto meridionale che - al contrario di quello settentrionale, veneto in particolare - tende al raddoppiamento delle consonanti. Si dica e si scriva, dunque, noi 'tacciamo' nell'accezione di "fare silenzio", nessuno potrà essere 'tacciato' (accusato) di ignoranza linguistica, anzi...

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La parola proposta da questo portale, non a lemma nei vocabolari dell'uso: burugliare. Verbo che sta per "fare rumore", "fischiare", "sibilare" e simili.


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