Sul plurale di malafede c'è un po' di 'disparità' tra i vocabolari consultati. Alcuni (Devoto-Oli, Gabrielli, Garzanti, Sabatini Coletti, Zingarelli) pluralizzano ambi (sic!) i termini: malefedi; per il Treccani è solo singolare; il De Mauro, il DOP, e il Palazzi non specificano lasciando "disorientati" coloro che li consultano. Per chi scrive il solo plurale corretto è malafedi, rispettando la legge che regola il plurale dei nomi composti di un aggettivo (mala) e di un sostantivo (fede). Secondo questa legge i sostantivi così composti nella forma plurale mutano solo la desinenza del secondo elemento, come "piattaforme", per intenderci. La nostra tesi trova riscontro nel dizionario Olivetti e nel "Prontuario di pronunzia e di ortografia" di Giulio Bertoni e di Francesco Alessandro Ugolini: "( pl . maghi ) . magrezza , s . f . magro , agg . maiòlica , s . f . mais , s . m . invar , maiùscolo , agg . malaccòlto , agg . malaccorto , agg . malacreanza , s . f . malafede , s . f . ( pl . malafedi ) . màlaga , s . m .".
Attendiamo, come il solito, gli anatemi dei lessicografi e dei linguisti "doc". Ma tant'è.
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La lingua "biforcuta" della stampa
STATI UNITI
Magri senza dieta:
la «puntura» che fa
impazzire celebrità (e non)
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Correttamente: e no (senza "n" finale). Si tratta del cosiddetto no olofrastico. Qui.
Tratto dal volume di Aldo Gabrielli, Il
Museo degli Errori, Oscar Mondadori Milano 1977.
“Vuoi venire o non?” ("Celebrità e no")
Quanta gente, anche colta, scrive in questo modo, e non sa di sbagliare! “Che tu voglia o non, la cosa non mi riguarda”, “Che questo gli piacesse o non ci sembrava indifferente”: frasi raccolte sui giornali, fin sui libri. E sono frasi sbagliatissime, proprio da matita blu. Bisogna dire: “Vuoi venire o no?”, “Che tu lo voglia o no”, “Che gli piacesse o no”. Ed è presto spiegato il perché.
La negativa no, così fortemente tonica, riassume in sé tutto un discorso (i grammatici la definiscono parola olofrastica, come il sì affermativo): “Vuoi venire o no?”; quel monosillabo no racchiude infatti l’intera frase sottintesa “non vuoi venire?”; tanto è vero che noi possiamo anche dire distesamente “Vuoi venire o non vuoi venire?”. La negativa non, invece, non ha questo valore riassuntivo, ma è soltanto la premessa negativa di una frase che segue. Nessuno infatti alla domanda “Vuoi venire?” risponderebbe con un semplice “Non” che lascerebbe la frase in sospeso; ma risponderebbe per esteso “Non voglio venire” o userebbe la negazione “No” che riassume questa frase. Vittorini intitolò un suo libro Uomini e no, come dire “Uomini e non uomini”; “Uomini e non” sarebbe stato un titolo strafalcionato.
(Le
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diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)
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