Si presti attenzione a questi due sostantivi: orchi e orci. Il primo è il plurale di orco, che nella fantasia popolare rappresenta un mostro spaventoso; il secondo è il plurale di orcio, un grande vaso di terra cotta. Fino a qualche secolo fa era in uso anche il plurale femminile le orcia. Di orco (mostro) esiste anche il femminile - sebbene di uso raro - orchessa, con il relativo plurale orchesse, da non confondere con orca, un grosso cetaceo.
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Il pronome "che" e la virgola
Il "che" - come si sa (o si dovrebbe sapere) introduce le proposizioni subordinate relative che, a loro volta, si dividono in "relative restrittive" e "relative esplicative". Le prime danno un' "informazione" indispensabile per precisare il significato della proposizione principale: non ho ancora restituito alla biblioteca il libro che avevo preso in prestito. In questo caso la virgola prima del che "interromperebbe" il significato dell'antecedente (principale); le seconde, le esplicative, forniscono un'indicazione "in piú", non strettamente necessaria per il significato della principale: domani telefonerò a un mio amico, che è appena tornato a casa dall'ospedale. Riassumendo. Nelle relative restrittive la virgola prima del che non è necessaria; in quelle esplicative, al contrario, è necessaria, se non obbligatoria.
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La lingua "biforcuta" della stampa
GUSTO
Diffidate dalle imitazioni: ecco come riconoscere il vero pistacchio di Bronte
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Correttamente: diffidate delle imitazioni. Si diffida di qualcosa non da qualcosa. Si veda qui e qui.
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Ultima giornata di
lavori: l'assise aperto dal saluto del sindaco di Kiev. Le parole di Nardella e
tutti gli altri interventi
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Senza parole! Correttamente: le assise aperte. Qui e qui.
La recensione del prof. Salvatore Claudio Sgroi, docente emerito di linguistica generale presso l'università di Catania.
(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico,
quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi: saranno prontamente rimosse)
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