L’argomento che stiamo per affrontare, probabilmente, è stato già trattato. Onestamente non lo ricordiamo. Lo riproponiamo, eventualmente e ci scusiamo per... l’eventuale ripetizione, perché abbiamo avuto modo di constatare (e constatiamo tuttora) che moltissime persone, tra le quali dobbiamo annoverare — nostro malgrado — le grandi firme della carta stampata e no, adoperano in modo orrendamente errato la locuzione per cui nel senso di perciò, per la qual cosa.
Il cui innanzi tutto — chiariamolo subito — è un pronome
relativo indeclinabile ed è riferibile a persona, animale o cosa. Non è
corretto usarlo in funzione di soggetto, si impiega esclusivamente come complemento
indiretto: ecco il libro di cui ti parlavo; tu sei quello per cui ho molto
sofferto. Quando è complemento di termine il cui può essere o no preceduto
dalla preposizione a, dipende dal gusto di chi scrive o parla: la persona cui
mi rivolsi o la persona a cui mi rivolsi.
Fatta questa necessaria precisazione, veniamo all’errore di
cui parlavamo all’inizio di queste modeste noterelle. Lo strafalcione, dunque,
consiste nel dare al cui un significato neutro che molto spesso si dà al
pronome che, vale a dire il significato di la qual
cosa e formare, in tal modo, il costrutto — errato, ripetiamo — per cui nel
senso di perciò, per la qual cosa, per questo motivo.
Insomma, per essere estremamente chiari — amatori della
buona lingua, che ci onorate della vostra fiducia — non è corretto dire o
scrivere: pioveva, per cui non sono uscito. Si dirà, correttamente: pioveva,
perciò/per ciò non sono uscito; oppure: pioveva, per la qual cosa (per questo motivo) non sono uscito.
Pedanteria? Fate l’analisi logica del per cui e... giudicate.
***
Un verbo non attestato
nei vocabolari, ma ─ a nostro avviso ─ da... divulgare: scrupolare. Il significato, ci sembra, è ovvio.
Lo abbiamo scovato nel libro di Alfredo Ravanetti — 2008 — 252 pagine. «Un paio di balordi si accostano e le sfilano i vestiti: pensano che se non abbiamo anima tanto vale godersela e non scrupolare troppo. Il saggio sorride distante, inarrivabilmente alto nel torrione della sua indifferenza».
1 commento:
Giuro che scrupolare non lo conoscevo. Grazie, dottor Raso! Lei è una fonte d'informazioni!
Renato P.
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