Oggi vogliamo spendere due parole sul suffisso “-issimo” che serve per la formazione del superlativo assoluto. Quasi tutti gli aggettivi di grado positivo possono diventare superlativi assoluti con una semplice operazione. Si tolgono le desinenze “-o” e “-a” (se gli aggettivi appartengono alla prima classe) ed “-e” (se appartengono, invece alla seconda) e si “appiccica” il suffisso “-issimo”: bello, bell, bellissimo; facile, facil, facilissimo.
Le cose si complicano un poco quando gli aggettivi terminano in “-io”. Occorre vedere se la “i” è tonica, in questo caso si manterranno le due “i”, quella del tema o radice e quella del suffisso: restío, restiissimo. Se la “i” della radice, invece, è atona si fonderà con quella del suffisso: vecchio, vecchissimo.
Un discorso a parte per quanto riguarda gli aggettivi in “eo” e in “-uo”. Alcuni di questi, per esempio argenteo e ferreo, costituendo il complemento di materia non possono per il loro stesso significato diventare di grado superlativo (ma anche comparativo).
Altri, infine, avrebbero il normale, o meglio la normale finale in “-eissimo” e “-uissimo” che, però, è da evitare per una questione di... “suono”; avremmo, infatti, ateissimo, innocuissimo, idoneissimo ecc., parole decisamente cacofoniche. In questi casi, quindi, si può ricorrere all’ausilio del preziosissimo avverbio: molto proficuo, del tutto ateo, assai innocuo e via discorrendo.
E a proposito di innocuo, molto spesso si è assaliti dal dubbio se si debba scrivere con la "c" o con la "q". La grafia corretta è con la "c": innocuo. La "legge ortografica" prescrive, infatti, l'impiego della "c" quando la "u" è seguita da una consonante (cubo); l'uso della "q" allorché la "u" è seguita da un'altra vocale (allorquando).
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