mercoledì 17 giugno 2020

Osservazioni linguistiche


I dilemmi sull'uso del "ma"
Alcuni docenti e, quindi, alcune grammatiche, ritengono errato cominciare un periodo con la congiunzione  "ma" perché - sostengono - essendo avversativa  si può adoperare solo tra due frasi o due elementi che indicano contrasto come, per esempio, "era bello  'ma' non elegante".    
    E dove sta scritto? Quale legge grammaticale proibisce l'uso della predetta congiunzione a inizio di periodo? È formalmente corretto, invece, cominciare un periodo con il "ma" perché questa congiunzione indica la conclusione o l'interruzione di un discorso per passare a un altro. 

     E come liquidiamo la questione della virgola dopo il "ma"? E ci spieghiamo.  I "soliti" grammatici, di conseguenza le "solite" grammatiche, condannano l'uso della virgola dopo la predetta congiunzione avversativa. Ci permettiamo di far notare a questi "soloni della lingua" che se il "ma" precede una frase parentetica la virgola non solo è corretta ma è d'obbligo: avrei voluto telefonarti ma, visti i precedenti, non ho avuto il coraggio. Nell'esempio riportato l'espressione "visti i precedenti" è una frase parentetica, la virgola dopo il "ma" è, per tanto, obbligatoria. 
     Dunque, amici, quando avete dei dubbi grammaticali non consultate testi di lingua scritti da illustri sconosciuti, amici di editori compiacenti: troppo spesso questi "sacri testi" sono l'esempio della contraddizione, per non dire delle "mostruosità linguistiche". 
     Sarebbe auspicabile l'intervento dell'Accademia della Crusca: tutte le pubblicazioni inerenti alla lingua dovrebbero avere l' "imprimatur" della suddetta istituzione: in questo modo si raggiungerebbe quell'uniformità linguistica invocata, anni fa, dall'insigne prof. Giovanni Nencioni.
Stante...
Due parole sul participio presente del verbo stare ("stante") che, come tutti i participi, può avere valore di verbo e di aggettivo. Mantiene il suo valore verbale in determinate espressioni come, per esempio,  seduta stante, vale a dire nel corso di una seduta. Ha valore aggettivale nelle locuzioni nel mese stante, nella settimana stante ecc., ossia nel mese corrente, nella settimana in corso. Può svolgere anche la funzione di preposizione impropria con il significato di "per", "a causa di": stante la forte nevicata non sono potuto uscire. Se non cadiamo in errore è l'unico participio presente che gode di questo "privilegio".
Sul verbo disimpegnare
Il verbo "disimpegnare", transitivo e della I coniugazione, significa, propriamente, "liberarsi da un impegno, da un obbligo", "dalla parola data", "da una promessa" e simili. Alcuni gli danno il significato, errato, di "eseguire, portare bene a compimento un determinato compito o ufficio": Luigi ha disimpegnato molto bene il suo incarico temporaneo di direttore. Si dirà, correttamente, "Luigi ha esercitato, espletato molto bene...".



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Una "manovra" errata ha eliminato l'intervento di ieri «Aperto "accaventiquattro"». Rimettiamo il collegamento al sito della Crusca.

Con l'occasione segnaliamo un'altra "perla" dei revisori del vocabolario Gabrielli in rete:

 talaltro
[ta-làl-tro] o tal'altro
pron. indef.

Qualche altro (in correlazione con talùno e con talvòlta): taluno gridava, t. taceva; talvolta inganna il tempo giocando, talaltra leggendo.

La "perla"? L'apostrofo a tal altro.

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Sempre il Gabrielli "revisionato" in rete:

ossequente
[os-se-quèn-te] err. ossequiente

agg. (pl. -ti)

Che porta ossequio; ubbidiente, rispettoso: giovani ossequienti ai loro maestri; essere o. alle leggi
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Segnalano, correttamente, che la grafia ossequiente è errata, ma negli esempi si danno la zappa sui piedi.


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La lingua "biforcuta" della stampa
Il Bonus vacanze arriva via app: richieste dal 1° luglio, ecco come ottenerlo
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Correttamente: dal 1 luglio (senza l'esponente)





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