martedì 2 luglio 2019

Osservare o guardare?

Spesso nello scrivere (ma anche nel parlare) adoperiamo il verbo guardare "in tutte le salse", a scapito di una prosa forbita. Ci spieghiamo. È meglio non usare il verbo guardare quando, a seconda del contesto, c'è/ci sarebbe un verbo più appropriato.
   Vediamo, dunque, qualche esempio - estrapolato da varie pubblicazioni - in cui il predetto verbo è adoperato "impropriamente", in parentesi il verbo che fa/farebbe alla bisogna.
   La signora, civettuola, non perdeva occasione per guardarsi (mirarsi) allo specchio; guarda (osserva) bene ciò che faccio ché poi dovrai sostituirmi; si copra bene, signora, con questo cattivo tempo, per guardarsi  (difendersi) dai malanni di stagione; dal giardino pensile gli invitati non smettevano di guardare (ammirare) il panorama; il doganiere ci guardò (squadrò) fissamente, poi controllò i nostri bagagli; guardate (badate), qui c'è una voragine; guardate (cercate) di venire il prima possibile; dalla tua descrizione si  nota, chiaramente, che non hai guardato (osservato) tutti i particolari; il bambino era in cortile a giocare e il padre lo guardava (adocchiava) in continuazione.

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Dito – oltre al plurale femminile dita, c’è anche un plurale maschile diti che si adopera per indicare le dita singolarmente: i diti alluci.

Gala – sostantivo femminile; improprio usarlo nella forma maschile: tutta la nobiltà era presente alla grande gala. Errata la grafia con la seconda a accentata (galà).
Incognito – non in incognito. Il cantante è giunto a Roma incognito. L’aggettivo, infatti, viene dal latino incognitus composto con la preposizione negativa in e il participio passato del verbo cognoscere.

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