2. Laicità e
prescrittivismo
Ora
la mia concezione 'laica' (id est non-purista, né 'sovranista') del linguaggio
non può condividere o giustificare l'atteggiamento prescrittivista di chi
impone per es. la ministra (o la rettrice), nel caso di una donna
ministro o rettore, perché chiamare una donna ministro o rettore
sarebbe avallare un uso sessista della lingua.
"Condividiamo
quindi la posizione del Parlamento europeo (2008) che laicamente, come ricorda
Marazzini (2016), “lasciava libertà alle persone che rivestivano ruoli
istituzionali, se donne, di scegliere il titolo maschile o femminile” (p. 119).
"La calciatrice che gioca in porta è un
portiere o una portiera?" (p. 107).
Nella
domanda è implicita invero una posizione neo-puristica del grammatico che critica
sottilmente il maschile "un portiere"
che sarebbe da scartare a favore di "una
portiera".
A
proposito della partita Italia-Cina dei mondiali di Calcio, Antonelli ricorda
infatti che, come sottolineato dalla telecronista, il n. 1 della Nazionale Laura
Giuliano "ci tiene a essere chiamata portiere", al maschile
cioè e non "portiera".
La
giustificazione della telecronista è duplice: (i) "a prescindere da uomo o
donna è il ruolo che conta; inutile stravolgere il linguaggio"; (ii)
termini del genere "se fossero declinati al femminile sarebbero
cacofonici".
Antonelli
replica che la cacofonicità di portiera,
o di voci come arbitra e capitana dipende dal fatto che "non
ci siamo abituati". Si può anche condividere con Antonelli, ma rimane il
fatto della legittimità dell'uso "portiere"
riferito a una donna, perché questa è la scelta della protagonista, condivisa
dalla telecronista con una duplice argomentazione.
5. La portiera (inesistente) nella
lessicografia
A
voler poi documentare la fortuna lessicografica della portiera s.f. sport., si potrà constatare che nessun dizionario
lemmatizza portiera s.f.
'donna-portiere'. Il femm. portier-a
è presente, peraltro non sempre, come forma flessa o derivata del lemma portiere s.m.: "f. -a".
Il
De Mauro (2000) sub portiera
s.f. rinvia a portiere s.m.
polisemico, ma sotto portiere l'accezione
sport. è solo s.m.
Il
Sabatini-Coletti (2007) riporta portiere s.m. unigenere, promiscuo, ambisesso, esplicitando: "2.
sport. (anche con riferimento a donna)", implicitamente negando il femm.
derivato: portier-a (il lemma portiera
è sì registrato ma come s.f. non-animato polisemico).
Invece
il Treccani-Simone 2005-2009 registra ben due omonimi portiera s.f. 1) 'sportello', e portiera
s.f. 2) 'portinaia' e 'moglie del portinaio'. Ma nessun lemma 3) sportivo. E
sotto portiere s.m. sport. è ignorata l'esistenza del derivato
"f. -a" 'donna-portiere'.
Garzanti-Patota
2013 lemmatizza un solo portiere n.m.
polisemico, con il femm. "f. -a".
Devoto-Oli-Serianni-Trifone
2018 registra portiera s.f.
non-animato e portiere s.m. (f. -a).
Zingarelli
2018 infine lemmatizza portiera s.f.
polisemico anche 3. 'portinaia' ma non 'donna-portiere'; e portiere s.m. (f. -a).
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