mercoledì 10 luglio 2019

La persona che scappa si toglie la... cappa

Spesso (per non dire sempre), nel parlare e nello scrivere, adoperiamo parole di uso comune il cui significato nascosto non è sempre chiaro. Prendiamo, per esempio, il verbo scappare. Chi non conosce il significato scoperto?
    Scappare significa — e lo sappiamo per pratica, per esperienza — allontanarsi velocemente per sfuggire qualcosa o qualcuno: i malviventi, vedendo la polizia, scapparono a gambe levate. Bene. Questo il significato scoperto. E quello nascosto? Quello, cioè, insito dentro la parola, più esattamente dentro il verbo? È più semplice di quanto si possa immaginare.
   La persona che scappa, metaforicamente, si toglie la cappa (il mantello) per essere più libera nei movimenti. Sotto il profilo etimologico il verbo in questione è composto del prefisso sottrattivo s- più il sostantivo cappa e vale, appunto, toglier(si) la cappa per fuggire più rapidamente e per non farsi acchiappare per i lembi del mantello.
   È proprio l’opposto di incappare che, come sappiamo, oltre a valere indossare la cappa, significa incorrere in pericoli, in insidie, in errori: incappò nei rigori della legge. Anche questo è un verbo parasintetico* derivando da un sostantivo con l’aggiunta di un prefisso.
Precisamente il sostantivo cappa e il prefisso in- e propriamente significa andare a cadere in qualcosa che avvolge come una cappa. Scappare, per assonanza, ci ha fatto venire alla mente il verbo scampare il cui significato è chiaro a tutti, vale a dire sfuggire a un pericolo, salvarsi, rifugiarsi: pochi scamparono dal naufragio; scampò in un paese straniero.

   Anche questo verbo ha un significato nascosto: colui che scampa a un pericolo esce da un campo (di battaglia). È composto, infatti, con il prefisso s- e il sostantivo campo e propriamente vale uscire salvo dal campo (sottinteso di battaglia). Quanto all’ausiliare, a seconda del contesto, può prendere sia essere sia avere.  
   La cappa è anche una parola polisemica avendo piú significati, per scoprirli diamo la… "parola" a Ottorino Pianigiani, anche se - come scritto altre volte - non gode della fiducia (linguistica) di molti studiosi di lingua.

* In linguistica si dice parasintetica una parola (verbi soprattutto) derivata da un sostantivo (o da un aggettivo) con l’aggiunta di uno o due affissi (prefisso e suffisso).


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La lingua "biforcuta" della stampa

Creati antibiotici super-potenti contro i batteri killer 
Annientano patogeni multi-resistenti. Risultati promettenti da uno studio francese

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Non ci stancheremo mai di ripetere che i prefissi si "attaccano" - senza il trattino -  alla parola che segue. Quindi, correttamente: superpotenti e multiresistenti. Ma non è finita: patogeni è un aggettivo non un sostantivo. In buona lingua italiana, quindi, si dirà: annientano agenti (o germi) patogeni.

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Mantova - Denunciati tre haters: su Fb insulti a magistrati e forse dell'ordine
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Domanda: i titolisti rileggono ciò che scrivono?


 


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