mercoledì 17 ottobre 2018

Si ringrazia per scherzo?


Ciò che stiamo per scrivere non avrà - probabilmente - la benedizione di qualche linguista in quanto la locuzione di cui intendiamo parlare è - come suol dirsi - di uso corrente o, per lo meno, sulla bocca dei vari intrattenitori radiotelevisivi. Ci riferiamo alla locuzione "grazie davvero". Fateci caso: non c'è un ospite dei vari salotti televisivi che non venga congedato con un "grazie davvero". Questa espressione, grazie davvero, lessicalmente corretta, fa a pugni - a nostro avviso -  con la logica. E ci spieghiamo.  Si può ringraziare per scherzo? Far seguire grazie dall'avverbio davvero ci sembra un nonsenso: si ringrazia, punto e basta. Grazie significa "mostrare gratitudine", "manifestare riconoscenza" e la gratitudine e la riconoscenza non possono non essere  "vere", "reali" (davvero). Si può far seguire il grazie (per mettere in evidenza la "gratitudine") da "molte", "tante", ma non da "davvero".
Grazie, secondo il Vocabolario Gabrielli in rete:

interiez.

1 Esprime ringraziamento, riconoscenza: g. delle premure, delle notizie, dell'accoglienzag. milleg. di cuoretante g.
‖ Formula che si usa per accettare o rifiutare gentilmente qualcosa: “vuol bere qualcosa?” “Sì, g.!”“una sigaretta?”, “no, g.”
‖ Dire grazie, mostrare la propria riconoscenza: ho fatto tanto per lui e non mi ha neanche detto g.


2 iron. Formula usata per sottolineare l'ovvietà di un'affermazione o il carattere retorico di una domanda: “ti piacciono le donne belle, ricche e intelligenti?” “g.!”
‖ Grazie a, per merito, per volontà di: g. a lui mi hanno assuntograzie a te, ora ci troviamo nei guai
‖ Grazie a Dio, grazie al Cielo, formula di soddisfazione, sollievo e sim.: g. al Cielo siete tornati!g. a Dio ho trovato casa!
B s.m. inv.
Ringraziamento: un g. particolare a quelli che mi hanno aiutato

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La lingua "biforcuta" della stampa

Deportazione ghetto di Roma, Mattarella: "Ferita insanabile, svuotare depositi di intolleranza"
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Si deportano le persone, non le cose

Treccani in rete: deportazióne s. f. [dal lat. deportatio -onis, attraverso il fr. déportation; v. deportare]. – Pena mediante la quale il condannato viene privato dei diritti civili e politici, allontanato dal luogo del commesso reato o di residenza e relegato in un territorio lontano dalla madrepatria: condannare alla d.; le d. in Siberia, nelle colonie penali; colonia di deportazione. Per estens., trasporto di un condannato in luogo di pena fuori dei confini della madrepatria; trasferimento coatto di gruppi di condannati politici o di minoranze civili invise o sospette in campi di lavoro o di concentramento: le d. di massa o in massa operate dai nazisti.




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