La bugia e la menzogna non sono sinonimi? Come mai alcuni
preferiscono la bugia alla menzogna? Gentili amici, sarebbe come domandarci per
quale motivo alcuni preferiscono dire “bello” e altri, invece, “grazioso”. La
differenza “sostanziale” – per quanto ne sappiamo – non esiste; esiste, invece,
quella etimologica. La bugia ha origini ‘barbare’, cioè straniere, mentre la
menzogna è schiettamente un termine italiano in quanto i suoi natali sono
latini. Probabilmente – a nostro modo di vedere – chi preferisce dire bugia lo
fa per togliere quel senso di “pesantezza” che ha, invece, la menzogna. La
bugia, infatti, ha un “sapore” bambinesco. Questo, ripetiamo, è solo un nostro
modestissimo parere avvalorato dal fatto che con il termine bugia si intende
anche quella macchiolina bianca sulle unghie (si dice, infatti, ai bambini che
si forma quando dicono le bugie) il cui vocabolo scientifico è “leuconichia”.
Ma veniamo alla differenza etimologica, cominciando dal nome barbaro. Se
apriamo un qualunque vocabolario della lingua italiana alla voce bugia,
leggiamo: asserzione contraria alla verità. La sua origine, come detto, non è
squisitamente italiana ma franco-germanica: bauzia (‘bausi’) che significa
‘cattiveria’, ‘frode’, ‘malizia’. Da bugia è stato coniato il verbo “bugiare”
(dire bugie) il cui uso, però, è desueto: molti vocabolari, infatti, lo hanno
relegato nella soffitta della lingua. Sono vivi e vegeti, invece, gli altri
derivati: bugiardaggine; bugiarderia (vizio di dire bugie) e bugiardo.
Piú complessa l’origine di
menzogna (con la “z” aspra) tratta dal latino tardo “mentionia”, derivato di
“mentiri” (mentire). Ma andiamo con ordine. Dal verbo latino “mentiri”, tratto
da “mens, mentis” (mente, cervello, intelletto) che in origine valeva “fingere
con la mente”, attraverso vari passaggi semantici sono nate le forme
“mentionia” e “mentionéa”, quest’ultima piú vicino alla forma odierna italiana.
Chi dice una menzogna, quindi, sotto il profilo strettamente etimologico “finge
con la mente”, fa, per tanto, una “asserzione contraria alla verità” (ed ecco
“scoperta” la somiglianza con la bugia). Quanto alla desinenza “-ogna”
(menz ‘ogna’) o sta per “umnia”, come nel latino “calumnia”, divenuto “calugna”
e italianizzato “calunnia” o come finale aggettivale femminile (sempre latino) “onéa”, che si riscontra anche nelle voci dialettali piemontesi come, per
esempio, in “ambriac-ogna”, ubriachezza e in “tisic-ogna”, tisichezza.
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