domenica 14 ottobre 2018

La menzogna (e la bugia)

A proposito delle menzogne riguardanti il caso di Stefano Cucchi, il giovane romano "pestato" in una caserma dei carabinieri, riproponiamo un nostro articolo proprio sulla menzogna.

La bugia e la menzogna non sono sinonimi? Come mai alcuni preferiscono la bugia alla menzogna? Gentili amici, sarebbe come domandarci per quale motivo alcuni preferiscono dire “bello” e altri, invece, “grazioso”. La differenza “sostanziale” – per quanto ne sappiamo – non esiste; esiste, invece, quella etimologica. La bugia ha origini ‘barbare’, cioè straniere, mentre la menzogna è schiettamente un termine italiano in quanto i suoi natali sono latini. Probabilmente – a nostro modo di vedere – chi preferisce dire bugia lo fa per togliere quel senso di “pesantezza” che ha, invece, la menzogna. La bugia, infatti, ha un “sapore” bambinesco. Questo, ripetiamo, è solo un nostro modestissimo parere avvalorato dal fatto che con il termine bugia si intende anche quella macchiolina bianca sulle unghie (si dice, infatti, ai bambini che si forma quando dicono le bugie) il cui vocabolo scientifico è “leuconichia”. Ma veniamo alla differenza etimologica, cominciando dal nome barbaro. Se apriamo un qualunque vocabolario della lingua italiana alla voce bugia, leggiamo: asserzione contraria alla verità. La sua origine, come detto, non è squisitamente italiana ma franco-germanica: bauzia (‘bausi’) che significa ‘cattiveria’, ‘frode’, ‘malizia’. Da bugia è stato coniato il verbo “bugiare” (dire bugie) il cui uso, però, è desueto: molti vocabolari, infatti, lo hanno relegato nella soffitta della lingua. Sono vivi e vegeti, invece, gli altri derivati: bugiardaggine; bugiarderia (vizio di dire bugie) e bugiardo.
Piú complessa l’origine di menzogna (con la “z” aspra) tratta dal latino tardo “mentionia”, derivato di “mentiri” (mentire). Ma andiamo con ordine. Dal verbo latino “mentiri”, tratto da “mens, mentis” (mente, cervello, intelletto) che in origine valeva “fingere con la mente”, attraverso vari passaggi semantici sono nate le forme “mentionia” e “mentionéa”, quest’ultima piú vicino alla forma odierna italiana. Chi dice una menzogna, quindi, sotto il profilo strettamente etimologico “finge con la mente”, fa, per tanto, una “asserzione contraria alla verità” (ed ecco “scoperta” la somiglianza con la bugia). Quanto alla desinenza “-ogna” (menz ‘ogna’) o sta per “umnia”, come nel latino “calumnia”, divenuto “calugna” e italianizzato “calunnia” o come finale aggettivale femminile (sempre latino) “onéa”, che si riscontra anche nelle voci dialettali piemontesi come, per esempio, in “ambriac-ogna”, ubriachezza e in “tisic-ogna”, tisichezza.



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La parola proposta da questo portale: sbergolare. Parlare a voce alta, quasi gridando. Qui e qui.


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