Gentilissimo dott. Raso,
la disturbo ancora, ma questa volta non per una curiosità ma per
un quesito grammaticale. Ai tempi della scuola mi hanno sempre insegnato che
“più intimo” e “più infimo” sono forme grammaticalmente scorrette perché i due
aggettivi sono di grado superlativo e come tali non si possono “alterare”
ulteriormente. Eppure si legge e si sente spesso “più infimo” e “più
intimo”, anche sulla bocca di gente dalla cultura insospettabile. Può dirmi
qualcosa in proposito?
Grazie anticipatamente.
Ottavio L.
Terni
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Cortese Ottavio, la scuola molto spesso insegna delle “inesattezze”
e l’uso dei due aggettivi, ritenuto scorretto, ne fa parte.
Sí, è vero, “intimo” e “infimo” sono già superlativi, ma con il
trascorrere del tempo hanno perso il loro valore elativo e vengono
sentiti come di grado positivo e, come tutti gli aggettivi di grado positivo,
possono essere alterati. Guardi anche qui ("Si
dice o non si dice?" di Aldo Gabrielli).
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La parola proposta da questo portale: almèa. Sostantivo femminile. Ballerina orientale che accompagna con il canto le sue danze.
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