giovedì 22 giugno 2017

"Il piú infimo"


Gentilissimo dott. Raso, 

la disturbo ancora, ma questa volta non per una curiosità ma per un quesito grammaticale. Ai tempi della scuola mi hanno sempre insegnato che “più intimo” e “più infimo” sono forme grammaticalmente scorrette perché i due aggettivi sono di grado superlativo e come tali non si possono “alterare” ulteriormente.  Eppure si legge e si sente spesso “più infimo” e “più intimo”, anche sulla bocca di gente dalla cultura insospettabile. Può dirmi qualcosa in proposito? 

Grazie anticipatamente. 

Ottavio L. 

Terni

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 Cortese Ottavio, la scuola molto spesso insegna delle “inesattezze” e l’uso  dei due aggettivi,  ritenuto scorretto, ne fa parte.  Sí, è vero, “intimo” e “infimo” sono già superlativi, ma con il trascorrere del tempo hanno perso il loro valore elativo e vengono sentiti come di grado positivo e, come tutti gli aggettivi di grado positivo,  possono essere alterati. Guardi anche qui ("Si dice o non si dice?" di Aldo Gabrielli).



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La parola proposta da questo portale: almèa. Sostantivo femminile. Ballerina orientale che accompagna con il canto le sue danze.

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