Riprendiamo il nostro viaggio attraverso l’immensa foresta del
vocabolario della lingua italiana alla scoperta di parole di uso comune il cui
significato “vero” è nascosto. Prendiamo, per esempio, il verbo “scappare”. Chi
non conosce il significato “scoperto”? Scappare significa - e lo sappiamo per
“pratica”, per esperienza - “allontanarsi velocemente per sfuggire qualcosa o
qualcuno”: i malviventi, vedendo la polizia, scapparono a gambe levate.
Bene. Questo il significato “scoperto”. E quello “nascosto”?
Quello, cioè, insito nella parola, piú esattamente “all’interno” del verbo? È
piú semplice di quanto si possa immaginare. La persona che scappa,
metaforicamente, “si toglie la cappa” (il mantello) per essere piú libera nei
movimenti. Sotto il profilo etimologico “scappare” è formato con il prefisso
sottrattivo “s-” e il sostantivo “cappa”; è un verbo denominale quindi, e vale,
appunto, “togliersi la cappa” per fuggire piú rapidamente e per non farsi
prendere dai lembi del mantello (o cappotto)”. È l’opposto di “incappare” che,
oltre all’accezione primaria di “indossare la cappa”, significa anche
“incorrere in pericoli, in insidie, in errori”: incappò nei rigori della legge.
Anche questo è un verbo parasintetico derivando da un sostantivo con l’aggiunta
di un prefisso,
per l’esattezza il sostantivo cappa e il prefisso “in-”, e propriamente
significa “andare a cadere in qualcosa che avvolge come una cappa”.
Scappare, per assonanza, ci ha richiamato alla mente il verbo
“scampare” il cui significato è chiarissimo: “sfuggire a un pericolo”,
“salvarsi”, “rifugiarsi”: pochi scamparono dal naufragio; scampò in un paese
straniero. Anche questo verbo ha un significato “nascosto”: colui che scampa a
un pericolo “esce da un campo di battaglia”. È composto, infatti, con il
prefisso “s-” e il sostantivo “campo” e propriamente vale “uscire salvo dal
campo (sottinteso “di battaglia”) ”. Quanto all’ausiliare, a seconda del
contesto, può prendere tanto ‘essere’ quanto ‘avere’.
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Due parole sul corretto uso di oltre. Quando significa "di là da" si unisce direttamente al sostantivo tramite l'articolo (senza alcuna preposizione): la casa che cerchi è oltre il fiume. Quando sta per "per di piú" richiede la congiunzione "che" o la preposizione "a": Luigi oltre che / a non capire nulla vuole avere ragione sempre. In funzione di prefisso si salda, generalmente, alla parola: oltretomba.
Due parole sul corretto uso di oltre. Quando significa "di là da" si unisce direttamente al sostantivo tramite l'articolo (senza alcuna preposizione): la casa che cerchi è oltre il fiume. Quando sta per "per di piú" richiede la congiunzione "che" o la preposizione "a": Luigi oltre che / a non capire nulla vuole avere ragione sempre. In funzione di prefisso si salda, generalmente, alla parola: oltretomba.
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Ci piacerebbe conoscere il motivo per cui buona parte dei
vocabolari (forse tutti) ammette/ ammettono due forme plurali per il sostantivo
"roccaforte" (roccheforti e
roccaforti) e una sola per
"cassaforte" (casseforti).
Eppure i vocaboli in oggetto sono composti entrambi di un sostantivo (rocca,
cassa) e di un aggettivo (forte) e i sostantivi cosí formati nel plurale mutano
la desinenza di entrambi i termini. Perché, dunque, roccaforte può mutare, nel
plurale, solo la desinenza dell'aggettivo?
9 commenti:
Buon giorno,
tutte le volte che Lei si chiede del perché roccaforte pluralizzi in roccaforti, dice che è sbagliato perché forte è aggettivo; io, invece, ho sempre inteso forte come sostantivo (fortino su una roccia) e quindi farei il plurale di sostantivo + sostantivo. Il plurale, d'altro canto, sarebbe quindi *roccheforte.
Leggendo il Treccani, ho però trovato che pluralizza l'elemento di testa della parola composta (che di solito si trova a sinistra: pescecane); ci sono però parole con la testa a destra - barbabietola - che pluralizzano, di conseguenza, il secondo sostantivo.
Forse roccaforti deve, quindi, essere inteso allo stesso modo di barbabietole, ferrovie, banconote…
Le pare una spiegazione sensata?
Cordialmente
Monmartre
- non farsi prendere dai lembi del mantello - : un caso di anfibologia in piena regola.
V.S.
Gentile Monmartre,
non condivido la sua spiegazione circa la composizione di "roccaforte" in cui "forte" è un sostantivo.Per quanto riguarda "ferrovie", "banconote" e altri termini sono eccezioni alla regola perché dovrebbero fare *ferrivia e *banchinota, essendo nomi composti con sostantivi di genere diverso. Pescecane, infine, formato da due sostantivi dello stesso genere, chcché ne dicano i vocabolari che ammettono due forme, pluralizza solo il secondo elemento.
Egregio V.S.,
mi perdoni, ma proprio non riesco a capire dove sia l'anfibologia. Se può illuminarmi...
Sono i lembi del mantello che cercano di acciuffare chi scappa o chi lo insegue?
V.S.
Caro V.S.,
i lembi del mantello non cercano di acciuffare nessuno. La frase in cui lei intravede un'anfibologia recita: "[...] per fuggire piú rapidamente e non farSI prendere (da chi lo insegue, ovviamente) dai lembi del mantello [...].
Non capisco proprio come lei possa ravvisarvi un'anfibologia.
FR
- Rodotà: lungo omaggio alla camera ardente -: il lungo omaggio non è alla camera ardente bensì a Rodotà, OVVIAMENTE.
- non farSI prendere dai lembi del mantello -: OVVIAMENTE i lembi del mantello non cercano di afferrare chi sta scappando, ma parrebbe di sì (ambiguità linguistica=anfibologia).
- dai lembi [del mantello] -: che complemento è?
V.S.
Gent. Dr Raso, le chiedo un parere a proposito di “oltre”, di cui ci ha appena illustrato l’uso.
Sul vocabolario Treccani si legge “oltre il vitto e l’alloggio”. Come giudica questa costruzione, che sembra in contrasto con quanto da lei affermato? Lei scriverebbe così?
Un cordiale saluto.
Otto
No, cortese Otto,
non scriverei "oltre il vitto e l'alloggio" ma "oltre AL vitto e ALL'alloggio".
Cordialmente
FR
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