La parola del 2016 secondo un sondaggio del quotidiano la Repubblica: Webete.
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Sporco come le stalle di Augia
Il significato di questa
locuzione - con molta probabilità poco conosciuta - è intuitivo e lo dice la
stessa parola, "stalla", appunto. Le stalle, infatti, sono note per la... "pulizia" e
il... "profumo". Quest'espressione, insomma, si adopera riferita a un
posto o a una persona terribilmente sporca. Ma vediamo come è nata. Secondo la
mitologia greca, sulla riva occidentale del Peloponneso viveva, un tempo, un
certo Augia, re di Elide. Questi teneva nelle proprie stalle, in
"promiscuità", i suoi armenti e le leggendarie ricchezze ereditate
dal padre. Temendo che qualcuno potesse rubare quei tesori il re non permetteva a nessuno di mettere il naso nelle stalle, fino a quando
il fetore accumulato non invase tutto il regno.
Il compito di ripulirle toccò a Ercole - in una delle dodici fatiche
- il quale, vista la difficoltà
dell'impresa, non trovò di meglio, per portare a termine l'incarico, che
deviare il corso di due fiumi - il Peneo e l'Alfeo - che trascinarono via tutta
la sporcizia e le... ricchezze.
1 commento:
Per la "gioia" dei napoletani che ne rivendicheranno la paternità ;).
Webete, parola congiunta da We (hei tu) ed ebete (stupido...). Dall'unione la doppia "e" si perde diventando Webete!
Un insulto che a Napoli spesso viene definito "amorevole"
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