giovedì 19 gennaio 2017

Le nozze morganatiche e il sangue blu


"Unaparolaalgiorno" di martedí scorso, morganatico, a un certo punto tratta anche dell'espressione "sangue blu" . La spiegazione che dà circa l'origine della locuzione differisce da quella che demmo noi  in un nostro vecchio articolo. La riproponiamo.

Se siete di nobile casato, e nelle vostre vene scorre il cosiddetto sangue blu, non confondetevi con il popolo cadendo nell’errore comune – quando scrivete – di accentare il blu: non occorre, basta il vostro nome per indicare il nobile lignaggio. Bando agli scherzi, l’aggettivo blu, come tutti i monosillabi, non necessita di accento.
Prima di addentrarci nei 
meandri linguistici dei monosillabi e nel caso specifico di blu, crediamo sia interessante soffermarci sull’origine della locuzione avere il sangue blu. Tutti conoscono il significato scoperto dell’espressione; pochi, forse, conoscono quello coperto, vale a dire la sua origine.

 Questo modo di dire, dunque, è giunto a noi dalla Spagna del periodo medievale. I nobili spagnoli dell’epoca, in particolare quelli della Catalogna, si vantavano di non essersi mai uniti in matrimonio con gli invasori Mori o con gli Ebrei, per questo motivo le loro vene esteriori apparivano più blu di quelle della popolazione di sangue misto che aveva la carnagione più scura. Con il trascorrere del tempo l’espressione è stata adoperata e si adopera tuttora per indicare l’altezzosità sdegnosa di coloro che si comportano come certi antichi aristocratici.
E veniamo al monosillabo 
blu. C’è da dire, innanzi tutto, che questo aggettivo – per restare in tema – non è di nobili origini patrie, bensì francesi: bleu. L’uso erroneo dell’accento, quindi, potrebbe esser nato dal fatto che tutte le parole di origini francesi devono essere pronunciate con l’accento sull’ultima sillaba.
Non è, però, il caso di blu che, oltre ad essere entrato a pieno titolo nel vocabolario della lingua italiana è, per giunta, un monosillabo e una 
legge grammaticale vieta l’uso dell’accento scritto sui monosillabi, tranne in casi particolari che esporremo per sommi capi cercando di non cadere nella pedanteria.
Segneremo l’accento su alcuni monosillabi che hanno la medesima scrittura ma significato diverso: 
 (verbo) e da (preposizione);  (avverbio) e la (articolo);  (pronome) e se (congiunzione);  (sostantivo, giorno) e di (preposizione).
Segneremo, altresì, l’accento sui monosillabi con dittongo ascendente: 
ciò, già, più, può eccetera. A questo proposito è bene ricordare che si chiama ascendente il dittongo in cui la vocale debole precede quella forte in quanto la sonorità della pronuncia aumenta (ascende) passando sulla seconda vocale: piove. Nel caso contrario avremo un dittongo discendente: reuma.
Tornando al nostro 
blu, dunque, non lo accenteremo salvo che nelle parole composte: gialloblù, rossoblù, biancoblù e via dicendo.


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Si è bravi "in" qualcosa o "a" qualcosa? Il responso della Crusca.

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Incredibile! Da "Virgilio-Sapere.it":




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