Un po' di chiarezza su due complementi (o determinazioni o
espansioni) che spesso si confondono perché sembrano "uguali": il
complemento di mezzo (persona) o strumento (cosa) e quello di compagnia (persona) o unione (cosa). Il primo indica la
persona o la cosa per mezzo della quale si compie una determinata azione e si
riconosce perché risponde alle domande, sottintese, "per mezzo di
chi?", "con che cosa?", "per opera di ch?", "con
quale mezzo?": scrivo sempre con la
penna stilografica (strumento); ti
avvertirò dell'arrivo per mezzo di mio
cognato. Il secondo, il complemento di compagnia o di unione, è facilmente
riconoscibile perché risponde alle domande, sempre sottintese, "con
chi?", "in compagnia di chi?", "con che cosa?" ed è
introdotto dalla preposizione "con" o dalle locuzioni "assieme
a", "insieme con", "unitamente a", "in compagnia
di": sono stato al mare con mia
moglie e i miei figli (compagnia); sono uscito con l'ombrello (unione). Per non confondere, come dicevamo, il
complemento di mezzo con quello di compagnia è necessario fare attentamente
l'analisi "logica" della frase. Giovanni scrive sempre con la penna
stilografica (complemento di mezzo); Luigi esce con gli amici (complemento di compagnia); Lorenzo si reca in
ufficio con la propria automobile
(mezzo o strumento). Come si evince dagli esempi sopra riportati tutti i
suddetti complementi sono introdotti dalla preposizione "con" e solo
la "logica", vale a dire il ragionamento, ci permette di distinguere
gli uni dagli altri.
Treccani: nèo- [dal gr. νεο-, forma che assume in composizione l’agg. νεός «nuovo, recente»]. – 1. Primo elemento di parole composte, derivate dal greco o formate modernamente (anche nella terminologia lat. scient.), nelle quali ha il sign. di «nuovo, moderno, recente». In partic.: a. Con riferimento a persona che si trovi da poco tempo in una determinata situazione: neonato, neofita, neoeletto (e analogam. neodottore, neosenatore e altri, che non si è ritenuto necessario, per la loro stessa trasparenza, registrare nel rispettivo luogo alfabetico).
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Gentile redazione,
forse è il caso di correggere ciò che ho evidenziato cosí: "...e altri che, per la loro stessa trasparenza, non si è ritenuto necessario registrare nel rispettivo luogo alfabetico".
"Che non si è ritenuto necessario", tra due virgole è una parentetica (come pure "per la loro stessa trasparenza"), si può anche togliere, quindi, però il periodo non ha senso: "... e altri registrare nel rispettivo luogo alfabetico".
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Qualche giorno fa avevamo suggerito alla redazione del
"Treccani" di apportare un emendamento al lemma "neo-".
Suggerimento che - finora - non è stato preso in considerazione.Treccani: nèo- [dal gr. νεο-, forma che assume in composizione l’agg. νεός «nuovo, recente»]. – 1. Primo elemento di parole composte, derivate dal greco o formate modernamente (anche nella terminologia lat. scient.), nelle quali ha il sign. di «nuovo, moderno, recente». In partic.: a. Con riferimento a persona che si trovi da poco tempo in una determinata situazione: neonato, neofita, neoeletto (e analogam. neodottore, neosenatore e altri, che non si è ritenuto necessario, per la loro stessa trasparenza, registrare nel rispettivo luogo alfabetico).
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Gentile redazione,
forse è il caso di correggere ciò che ho evidenziato cosí: "...e altri che, per la loro stessa trasparenza, non si è ritenuto necessario registrare nel rispettivo luogo alfabetico".
"Che non si è ritenuto necessario", tra due virgole è una parentetica (come pure "per la loro stessa trasparenza"), si può anche togliere, quindi, però il periodo non ha senso: "... e altri registrare nel rispettivo luogo alfabetico".
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