lunedì 23 gennaio 2017

Il congiuntivo di "alleviare"


Da  "La posta del Professore" del sito della Zanichelli:

Congiuntivo e forme ambigue dei verbi in -iare

Buongiorno,

ho un dubbio sul congiuntivo presente del verbo alleviare. In metà dei vocabolari alla terza persona plurale compare ‘allevino’. In un’altra metà invece ‘alleviino’ per distinguerlo dal congiuntivo del verbo allevare.

Vorrei sapere se solo una delle due forme è corretta, se la scelta tra l’una e l’altra possibilità è libera, oppure se la scelta di ‘alleviino’ sia consigliata, ma non obbligatoria, quando dalla frase potrebbe sorgere un dubbio se si tratta del verbo alleviare o allevare.

Grazie,

Paolo

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 Gentile Paolo,

ha ragione. Molte coppie di verbi in -iare hanno alcune forme coniugate comuni fra loro. Per esempio, in:

   accoppiare / accoppare

   ammaliare / ammalare

   celiare / celare

   miniare / minare

   variare / varare

e in altri verbi, sono identiche alcune forme dell’indicativo presente e del congiuntivo presente: tu accoppi, che io/tu/egli accoppi, che essi accoppino.

 In genere il contesto consente di risalire al verbo da cui la forma ambigua deriva. Ma è uso ammissibile e abbastanza comune raddoppiare la ‘i’ in tu accoppii, che io/tu/egli accoppii, che essi accoppiino quando si vuole sottolineare la derivazione da accoppiare.

 La modifica è in agenda per lo Zingarelli 2018 la cui uscita è prevista per il prossimo giugno. Per esempio così sarà il verbo alleviare:

alleviare /alle’vjare/

[vc. dotta, lat. tardo alleviāre, comp. di ăd e lĕvis ‘leggero’ av. 1294]

A v. tr. (pres. io allèvio, tu allèvi o allèvii)

 Del resto analogo sdoppiamento è già previsto nello Zingarelli 2017 nel caso di sostantivi in -io che possono essere ambigui: 

presidio /pre’sidjo/

[vc. dotta, lat. praesĭdiu(m), da praesidēre (V. presidente e presiedere) sec. XIV]

s. m. (pl. -i o -ii)

1 complesso di truppe poste a guardia o a difesa di una località, di un’opera

 Con i migliori saluti dal

Professore

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Alla risposta del Professore possiamo aggiungere un distinguo per quanto attiene ai verbi in "-iare". Se la "i" della prima persona del presente indicativo (-io) non è tonica, cioè non accentata, perdono la "i" della radice (o tema) dinanzi alle desinenze che cominciano con "i", a prescindere dai modi e dai tempi. "Noi studiamo" (presente indicativo) e "che noi studiamo" (presente congiuntivo). "Che io studi", quindi, non "studii". Stando a questa "legge linguistica", la prima persona del presente congiuntivo di avviare sarà, invece, "che io avvii" perché la prima persona del presente indicativo ha la "i" tonica (io avvío). Tornando al verbo "alleviare" riteniamo "piú corretta", dunque, la forma senza la doppia "i": che essi allevino (non alleviino).


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