Da "La posta del Professore" del sito
della Zanichelli:
Congiuntivo e forme ambigue dei
verbi in -iare
Buongiorno,
ho un dubbio sul congiuntivo
presente del verbo alleviare. In metà dei vocabolari alla terza persona plurale
compare ‘allevino’. In un’altra metà invece ‘alleviino’ per distinguerlo dal
congiuntivo del verbo allevare.
Vorrei sapere se solo una delle
due forme è corretta, se la scelta tra l’una e l’altra possibilità è libera,
oppure se la scelta di ‘alleviino’ sia consigliata, ma non obbligatoria, quando
dalla frase potrebbe sorgere un dubbio se si tratta del verbo alleviare o
allevare.
Grazie,
Paolo
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Gentile Paolo,
ha ragione. Molte coppie di verbi
in -iare hanno alcune forme coniugate comuni fra loro. Per esempio, in:
accoppiare / accoppare
ammaliare / ammalare
celiare / celare
miniare / minare
variare / varare
e in altri verbi, sono identiche
alcune forme dell’indicativo presente e del congiuntivo presente: tu accoppi,
che io/tu/egli accoppi, che essi accoppino.
In genere il contesto consente di risalire al
verbo da cui la forma ambigua deriva. Ma è uso ammissibile e abbastanza comune
raddoppiare la ‘i’ in tu accoppii, che io/tu/egli accoppii, che essi accoppiino
quando si vuole sottolineare la derivazione da accoppiare.
La modifica è in agenda per lo Zingarelli 2018
la cui uscita è prevista per il prossimo giugno. Per esempio così sarà il verbo
alleviare:
alleviare /alle’vjare/
[vc. dotta, lat. tardo alleviāre,
comp. di ăd e lĕvis ‘leggero’ ☼ av. 1294]
A v. tr. (pres. io allèvio, tu
allèvi o allèvii)
Del resto analogo sdoppiamento è già previsto
nello Zingarelli 2017 nel caso di sostantivi in -io che possono essere
ambigui:
presidio /pre’sidjo/
[vc. dotta, lat. praesĭdiu(m), da
praesidēre (V. presidente e presiedere) ☼ sec. XIV]
s. m. (pl. -i o -ii)
1 complesso di truppe poste a
guardia o a difesa di una località, di un’opera
Con i migliori saluti dal
Professore
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Alla risposta del Professore
possiamo aggiungere un distinguo per quanto attiene ai verbi in
"-iare". Se la "i" della prima persona del presente
indicativo (-io) non è tonica, cioè non accentata, perdono la "i"
della radice (o tema) dinanzi alle desinenze che cominciano con "i",
a prescindere dai modi e dai tempi. "Noi studiamo" (presente
indicativo) e "che noi studiamo" (presente congiuntivo). "Che io
studi", quindi, non "studii". Stando a questa "legge
linguistica", la prima persona del presente congiuntivo di avviare sarà, invece,
"che io avvii" perché la prima persona del presente indicativo ha la
"i" tonica (io avvío). Tornando al verbo "alleviare"
riteniamo "piú corretta", dunque, la forma senza la doppia
"i": che essi allevino (non
alleviino).
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