Per la XXI Giornata Mondiale
della Gioventù (GMG) a Cracovia (26-31 VII), la LEV ha pubblicato, a cura di
Lucio Coco, un mini-libro in 24°, "Parole ai giovani" di Papa
Francesco. Il libriccino è costituito da 100 brani tratti per lo più da discorsi
e messaggi, ma anche interviste, omelie, risposte. Lemmi di un "Piccolo
lessico ad uso delle giovani generazioni", pronti a una agevole e non
precostituita lettura. Fra le tante parole rivolte ai Giovani, c'è
l'esortazione tutta argentina ("balconear"): "non guardate dal
balcone la vita"; "costruite un mondo migliore"; "Osate
sognare". Contro la "cultura dello scarto" dei giovani e degli
anziani il Papa sprona gli "Adulti" (maschi e femmine) a porre in
primo piano il problema del lavoro: "dobbiamo avere cura dei giovani
cercando per loro lavoro [...], dando loro valori dell'educazione; e dobbiamo
avere cura degli anziani che sono quelli che portano la saggezza della
vita". Diversamente "a quel giovane restano solo o le dipendenze o il
suicidio, o andare in giro a cercare eserciti di distruzione per creare
guerre". Papa Francesco si rivela attento meta-comunicatore sugli usi dei
nuovi canali di comunicazione, nei loro risvolti positivi e negativi.
"Internet può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà
tra tutti, e questa è una cosa buona, è un dono di Dio". "Esistono
però aspetti problematici: la velocità dell'informazione supera la nostra
capacità di riflessione e giudizio e non permette un'espressione di sé misurata
e corretta". Le "Parole ai giovani" sono alla fine un
bell'esempio per smentire la teoria sessista della lingua, secondo cui il
genere grammaticale masch./femm. svolgerebbe la funzione di indicare il sesso
maschio/femmina e non già quello puramente morfosintattico dell'accordo per
garantire la coesione, comune ai nomi animati e non-animati. Potrebbe infatti
sembrare "sessista" l'uso del masch. plurale "i giovani" o
singolare "un giovane" per designare maschi e femmine. E analogamente
il collettivo "gioventù", "cari amici", "le
persone", "la persona umana", "una persona giovane":
indicanti tutti esseri di entrambi i sessi. In realtà in tali usi c'è solo la
volontà di indicare "chi è nell'età compresa tra la tarda adolescenza e la
maturità", senza far riferimento al sesso. E così pure per il plur.
"bambini" o il sing. "un bambino abusato" o gli
"anziani": tutti di entrambi i sessi. All'occorrenza, in virtù
dell'onnipotenza semantica delle lingue, "i giovani" vengono distinti
sessualmente, con termine morfologicamente "mobile", come
"(cari) ragazzi e ragazze", "un ragazzo e una ragazza", o
ambigenere come "un giovane e una giovane", o indipendente come
"ogni uomo e ogni donna".
* Docente di linguistica generale
presso l'Università di Catania
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Senza parole!
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Senza parole!
Era un pazzo, magari un maniaco, ma buono e innoquo quanto
saggio e vivo. Liliana non riuscì a dire molte cose sensate: – Io credo di...
sì, insomma se non me lo chiedevi te lo avrei chiesto io.
Giulio Perrotta -
2016 - Anteprima
E questo è il gioco a cui piace giocare Mauro Biglino, tra un «fare finta»
di qua e un «fare finta» di là, con un apparente innoquo gioco
fondato sulla menzogna, finzione (fare finta... appunto), inconsciamente gli
uditori vengono abituati a
Carol E. Craggs -
2006 - Anteprima
Ad esempio, possiamo prendere un soggetto del tutto innoquo come
le vacanze e far co- struire ai bambini interviste che facciano apparire
l'intervistato indolente o in errore per aver scelto di visitare un Paese
straniero considerato nemico
Gabriele Pasqui -
1996 - Anteprima
è da un lato un che di affatto innoquo; dall'altro lato, però,
è stolto il supporre che con ciò si trovi espresso più di quanto il pensiero
possa comprendere ed esprimere. Se in tali simboli, come anche in quegli altri,
che vengono generati dalla ..
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