In un favoloso regno lontano, dove le parole e le frasi erano dotate di poteri magici, vivevano in assoluta armonia le varie figure retoriche. Ciascuna di queste aveva una propria unicità e un ruolo molto speciale al fine di rendere il linguaggio più espressivo. Tra queste spiccava una figura veramente particolare e affascinante: l’ Epanalepsi.
L' Epanalepsi, il cui nome proveniva dal greco antico "epanálēpsis", che significa "ripresa" o "ripetizione", era famosa per il suo potere di ripetere una parola o un'espressione all'inizio e alla fine di una proposizione o di un verso. Questo ‘dono’ le permetteva di enfatizzare il discorso dandogli un senso di circolarità, unendo in un abbraccio magico l'inizio e la fine della frase o di un verso.
Un giorno, una suddita del regno, la giovane frase "Oh sole, mia luce" si sentiva speciale, ma nello stesso tempo incompleta. L' Epanalepsi decise di aiutarla e le suggerì di ripetere il nome "sole" anche alla fine. La frase divenne, così: "Oh sole, mia luce, oh sole." Tutti ebbero l’opportunità di notare, grazie all’ Epanalepsi, come la ripetizione enfatizzasse l'importanza del sole come fonte di luce, creando un effetto poetico e ritmico.
Un’altra suddita, la frase "La guerra è distruzione", cercava di esprimere un concetto forte, ma sentiva che mancava di impatto. L' Epanalepsi intervenne e consigliò anche a lei di riprendere l'ultima parola all'inizio della nuova frase. Così diventò: "La guerra è distruzione. Distruzione è la guerra." Questo gioco di parole rafforzava il legame tra guerra e distruzione, rendendo il messaggio decisamente più potente.
Per celebrare l'utilità dell' Epanalepsi il Gran Consiglio delle Figure Retoriche, col benestare del re, organizzò una riunione di tutti gli appassionati di lingua e invitò la saggia parola Conoscenza, presidente onoraria della locale Accademia, perché spiegasse agli astanti l’immenso valore di questa figura retorica. "L' Epanalepsi", esordì Conoscenza, "è una figura che unisce l'inizio e la fine di una frase o di un verso, creando enfasi e circolarità. È una sorta di magico cerchio di parole che avvolge il concetto centrale."
Durante la riunione, Conoscenza menzionò anche la cugina dell' Epanalepsi, chiamata Epanadiplosi (anche questa di provenienza ellenica, "epanadìplosis", 'ripetizione'), perché sebbene condividessero lo stesso potere magico della ripetizione, le due figure retoriche erano conosciute con nomi diversi.
Conoscenza, quindi, spiegò: "Sia l' Epanalepsi sia l' Epanadiplosi svolgono la medesima funzione, ma non tutte le figure retoriche hanno l’onore di essere attestate nei comuni vocabolari; tuttavia la loro bellezza e la loro utilità rimangono inalterate”.
Nel corso della riunione intervennero anche alcuni studiosi, con altri esempi, per mostrare, ancora una volta, il potere dell' Epanalepsi: "L'amore è eterno. Eterno è l'amore." Questa costruzione mette in evidenza l'idea di come l'amore e l'eternità siano indissolubilmente legati. "Il mare è vasto, infinito è il mare." La ripetizione di "mare" all'inizio e alla fine del verso crea un effetto visivo e ritmico che cattura, inevitabilmente, l'attenzione del lettore.
Da quel giorno, l'Epanalepsi e l'Epanadiplosi furono celebrate, in tutto il regno, come eroine del linguaggio, capaci di creare connessioni magiche tra le parole.
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La lingua “biforcuta” della stampa
I Guai giudiziari del nuovo presidente
Trump e il caso Stormy Daniels, la sentenza «rinviata a data da destinarsi»
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Meglio: a data da destinare (senza la particella 'si'). La preposizione ‘da’ anteposta a un verbo di modo infinito rende quest’ultimo di forma passiva (da destinare = che deve essere destinata).
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Il lottatore irlandese
McGregor condannato in sede civile per stupro: alla vittima un risarcimento da 250mila euro
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Risarcimento di 250mila euro, non 'da' (la preposizione ‘di’ specifica la quantità di denaro versato).
(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)
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