In un piccolo regno lontano lontano, Verbilandia, vivevano due fratelli molto speciali: Accorciare e Scorciare. Entrambi avevano il potere di ridurre lunghezze, tempi e distanze, ma con stili e storie differenti, naturalmente. Accorciare era il fratello maggiore ed era così chiamato perché i genitori erano appassionati della lingua latina; accorciare, infatti, era il latino *adcurtiare, da curtus (corto) e significava "rendere più corto", “ridurre la misura”. Era un termine elegante e formale, adoperato da tutti i nobili del regno e nei discorsi ufficiali. Scorciare era il fratello minore, il suo nome aveva una radice simile (*excurtiare) ma era più comune nelle parlate locali e colloquiali. Si poteva trovare nei racconti popolari e tra gli abitanti dei villaggi. Il maggiore era sempre preciso e metodico. Quando veniva chiamato per accorciare qualcosa lo faceva in modo ordinato e dettagliato: "accorciare i pantaloni", per esempio, voleva dire prendere le misure con cura e fare un lavoro di sartoria perfetto; "accorciare il discorso", un altro esempio, significava eliminare le parti superflue mantenendo, però, l'eleganza del discorso. Il fratello minore, Scorciare, invece, era più pratico e veloce. Amava semplificare le cose in modo netto e diretto, molto spesso con un tocco informale: "scorciare la strada" significava, infatti, trovare una strada più breve per arrivare il più rapidamente possibile; "scorciare la gonna" voleva dire fare un taglio rapido e pratico.
Un giorno, i due fratelli, Accorciare e Scorciare, decisero di andare a caccia delle parole dimenticate nel Bosco dei Vocaboli. Mentre camminavano si imbatterono in vari personaggi che avevano un bisogno estremo del loro aiuto. Prima incontrarono un sartore anziano, che cercava di terminare in tempo un vestito per la regina, che avrebbe dovuto indossare nel giorno del suo genetliaco. "Ho urgente bisogno di accorciare questa gonna, ma deve essere perfetta," disse il sartore. Accorciare, con la sua precisione, si mise al lavoro e accorciò, in un batter d’occhio, la gonna, con eleganza e cura. Proseguendo nel cammino incontrarono una giovane contadina che doveva arrivare al mercato prima che chiudesse. "Devo trovare una strada più breve!" esclamò. Scorciare sorrise e le indicò un sentiero nascosto nel bosco. "Segui questa scorciatoia, arriverai in tempo," disse. Grazie all'aiuto dei due fratelli, gli abitanti di Verbilandia impararono ad adoperare appropriatamente "accorciare" e "scorciare". Capirono che, sebbene i due verbi fossero simili, ognuno aveva il proprio uso specifico e contesto ideale: Accorciare per situazioni che richiedono precisione e formalità; Scorciare per contesti informali e pratici. Ogni verbo, dunque, ha il suo momento giusto e il suo contesto ideale.
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Forse pochi sanno che i verbi "somigliare" e "assomigliare" si possono costruire sia transitivamente sia intransitivamente. Si può dire, quindi, tanto "Piero somiglia (assomiglia) a suo cugino" quanto "somiglia suo cugino". Chi preferisce la forma transitiva - non comune, per la verità - non può essere tacciato di ignoranza. Anzi...
(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)
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