di Salvatore Claudio Sgroi
È
di qualche giorno fa la notizia riportata da vari quotidiani on line, tra cui Rai-news.it secondo cui "C'è
voluta la battaglia di un gruppo di attiviste. La Treccani si adegua e cancella
termini offensivi collegati al lemma donna.
Tweet 14 maggio 2021".
"Il fatto quotidiano", da parte
sua, lo stesso giorno titolava: "La Treccani cancella termini offensivi
associati alla parola 'donna'". E così continuava:
"D'ora
in poi, alla voce 'donna' dell'enciclopedia non saranno più associati termini
dispregiativi come "cagna" o "zoccola".
"L'Unione Sarda.it" a sua volta:
"Treccani
cambia il vocabolario online: 'Eliminato 'cagna' come sinonimo di 'donna'".
"Chi
cercherà sul Vocabolario online della
Treccani la voce 'donna' da oggi non troverà più tra i sinonimi parole
offensive quali 'cagna'".
E
qui si precisa altresì che "Il cambiamento dell'Enciclopedia Italiana è
stato sollecitato da un dibattito tra un gruppo di attiviste e la direttrice
stessa del vocabolario Treccani ospitato sulle pagine dello stesso
quotidiano".
Quello
che colpisce di questa decisione apparentemente progressista è il suo aspetto
di "censura" lessicografica che colpisce il termine
"donna".
L'omissione
lessicografica della spiegazione di tali sinonimi o significati offensivi si
rivela come censura degli usi della lingua di una comunità.
Adottando
la stessa logica, il dizionario dovrebbe eliminare tutte le parole con
significato offensivo o i significati offensivi dei vari termini, e registrare
solo lessemi gratificanti o con significati positivi.
Si
ricorderà in proposito che, quando fu
pubblicato l'insuperato Dizionario della lingua e della civiltà italiana contemporanea di Emidio De Felice e Aldo Duro 1974 (Palermo, Palumbo),
II ed. 1993, col titolo Vocabolario
italiano (Torino-Palermo, SEI-Palumbo), la scrittrice ebrea Elena Loewental
accusò assurdamente sul "Sole 24 Ore" il dizionario di antisemitismo
perché avevano registrato il termine ebreo
nel significato spregiativo di "avido di guadagno".
La
battaglia per la parità delle donne va certamente condotta contro l'uso delle
parole offensive ma non va confuso con il compito del lessicografo di spiegare
il significato dei vari usi linguistici, belli o brutti, positivi o negativi
che siano.
Quello
che qui -- paradossalmente -- si dimentica è che un dizionario, qualunque
dizionario, non "scrive" né "incita" a dire parole
offensive come cagna o zoccola contro la donna, ma spiega il significato di tali termini
offensivi. Ricordiamo anzi che esistono dizionari settoriali al riguardo come
il notissimo volume di Nora Galli de' Paratesi Le brutte parole (Mondadori 1969).
Tecnicamente
si dice che un dizionario non ha una funzione "linguistica" cioè di
fare affermazioni pro o contro qualcuno, ma ha una funzione
"metalinguistica", di spiegare cioè il significato delle parole
utilizzate contro le donne (o su un altro versante gli omosessuali, i gay, i
trans, ecc.).
Insomma,
con il linguista polacco Jan Baudouin de Courtenay (1912) dobbiamo ricordare
che
"Il
lessicografo non ha il diritto di censurare e castrare la 'lingua viva'".
1 commento:
Rimane il fatto che quelle pessime accezioni non sono varianti o sinonimi del termine "donna", questo è il motivo per cui non è stata fatta alcuna modifica perbenista, illecita, contro la funzione educativa del dizionario. Non si possono mantenere simili epiteti alla voce donna, ma ovviamente nessuno nega che esistano e infatti non hanno perso il loro posto nel vocabolario
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