lunedì 17 maggio 2021

Sgroi - 103 - La Treccani censura "la donna"

 


di Salvatore Claudio Sgroi


         1. L'evento mediatico

È di qualche giorno fa la notizia riportata da vari quotidiani on line, tra cui Rai-news.it secondo cui "C'è voluta la battaglia di un gruppo di attiviste. La Treccani si adegua e cancella termini offensivi collegati al lemma donna. Tweet 14 maggio 2021".

"Il fatto quotidiano", da parte sua, lo stesso giorno titolava: "La Treccani cancella termini offensivi associati alla parola 'donna'". E così continuava:

"D'ora in poi, alla voce 'donna' dell'enciclopedia non saranno più associati termini dispregiativi come "cagna" o "zoccola".

"L'Unione Sarda.it" a sua volta:    

"Treccani cambia il vocabolario online: 'Eliminato 'cagna' come sinonimo di 'donna'".

"Chi cercherà sul Vocabolario online  della Treccani la voce 'donna' da oggi non troverà più tra i sinonimi parole offensive quali 'cagna'".

E qui si precisa altresì che "Il cambiamento dell'Enciclopedia Italiana è stato sollecitato da un dibattito tra un gruppo di attiviste e la direttrice stessa del vocabolario Treccani ospitato sulle pagine dello stesso quotidiano".

 2. Censura lessicografica

Quello che colpisce di questa decisione apparentemente progressista è il suo aspetto di "censura" lessicografica che colpisce il termine "donna".

L'omissione lessicografica della spiegazione di tali sinonimi o significati offensivi si rivela come censura degli usi della lingua di una comunità.

Adottando la stessa logica, il dizionario dovrebbe eliminare tutte le parole con significato offensivo o i significati offensivi dei vari termini, e registrare solo lessemi gratificanti o con significati positivi.

Si ricorderà in  proposito che, quando fu pubblicato l'insuperato Dizionario della lingua e della civiltà italiana contemporanea di Emidio De Felice e Aldo Duro 1974 (Palermo, Palumbo), II ed. 1993, col titolo Vocabolario italiano (Torino-Palermo, SEI-Palumbo), la scrittrice ebrea Elena Loewental accusò assurdamente sul "Sole 24 Ore" il dizionario di antisemitismo perché avevano registrato il termine ebreo nel significato spregiativo di "avido di guadagno".

La battaglia per la parità delle donne va certamente condotta contro l'uso delle parole offensive ma non va confuso con il compito del lessicografo di spiegare il significato dei vari usi linguistici, belli o brutti, positivi o negativi che siano.

           3. Funzione "metalinguistica" dei dizionari

Quello che qui -- paradossalmente -- si dimentica è che un dizionario, qualunque dizionario, non "scrive" né "incita" a dire parole offensive come cagna o zoccola contro la donna, ma spiega il significato di tali termini offensivi. Ricordiamo anzi che esistono dizionari settoriali al riguardo come il notissimo volume di Nora Galli de' Paratesi Le brutte parole (Mondadori 1969).

Tecnicamente si dice che un dizionario non ha una funzione "linguistica" cioè di fare affermazioni pro o contro qualcuno, ma ha una funzione "metalinguistica", di spiegare cioè il significato delle parole utilizzate contro le donne (o su un altro versante gli omosessuali, i gay, i trans, ecc.).

Insomma, con il linguista polacco Jan Baudouin de Courtenay (1912) dobbiamo ricordare che

"Il lessicografo non ha il diritto di censurare e castrare la 'lingua viva'".





1 commento:

babyKatherine ha detto...

Rimane il fatto che quelle pessime accezioni non sono varianti o sinonimi del termine "donna", questo è il motivo per cui non è stata fatta alcuna modifica perbenista, illecita, contro la funzione educativa del dizionario. Non si possono mantenere simili epiteti alla voce donna, ma ovviamente nessuno nega che esistano e infatti non hanno perso il loro posto nel vocabolario