di Salvatore Claudio Sgroi
1. La laurea mancata di Leonardo Sciascia
(1921-1989)
Com'è noto,
Leonardo Sciascia (1921-1989) a 20 anni, nel 1941, si iscrisse alla facoltà di
magistero di Messina, che abbandonò nel 1946, dopo aver superato 17 esami dei
23 previsti, ma bocciato due volte all'esame orale di 'italiano'.
Come sappiamo
dallo stesso Sciascia, la facoltà di lettere e filosofia, per tramite del suo
preside Gianvito Resta, nel novembre
del 1989 gli fece la proposta di una laurea honoris
causa in lettere, rispetto alla quale Sciascia avrebbe in altra occasione
detto che gli "sarebbe piaciuto averla in Legge".
Questa la testimonianza di Sciascia nel libro-intervista a cura di Domenico Ponzio, Fuoco all'anima, uscito postumo nel 1992:
Ho scritto un po’, poi è venuto il preside della Facoltà di Lettere di Messina a parlarmi della laurea ad honorem che vogliono darmi.
Perché in Lettere?
C’è un senso, perché sono stato iscritto, senza laurearmi, all’università
di Messina, a Magistero.
Avrebbe senso dartela anche in Scienze politiche.
Mi piacerebbe averla in Legge.
Ormai ti sembra di conoscerli, i codici?
Sì, ormai sì. Ma sai, non c’è nemmeno bisogno di leggerli i codici, basta
la ragione. La legge è quasi sempre ragione" (Mondadori, p. 21).
3. Lo iato dal 1989 al 2000
La
proposta di G. Resta del 1989 andò però in porto solo l'8 giugno 2000, a
distanza di ben 11 anni, con consegna della laurea h.c. al nipote, scomparso già L. Sciascia, rettore dell'università
di Messina essendo Gaetano Silvestri (1998-2002).
Laura Sciascia mi ha cortesemente precisato (e-mail 26.X.2020) che "la conversazione con Porzio che lei cita [Fuoco all'anima ed. 1992 p. 21] è avvenuta qualche giorno, al massimo qualche settimana prima della morte di mio padre, e questo spiega ampiamente perché non ha avuto seguito.".
E inoltre mi ha confermato che "Al momento del conferimento della laurea per motivi vari l’unica persona di famiglia che poteva andare a ritirarla era mio figlio Michele Fodale con mio marito".
Da
parte sua lo stesso rettore Gaetano
Silvestri mi ha cortesemente così informato (e-mail 30.X.2020):
Gaspare Agnello (classe 1934), amico di Leonardo
Sciascia, riprendendo quanto già aveva scritto nell'articolo "Io collega d'università di
Sciascia a Messina" in "La Gazzetta del sud" 7 giugno 2000, in occasione della laurea
prevista il giorno dopo all'università di Messina, ha arricchito di particolari il 'giallo' della
"Laurea honoris Causa" nell'omonimo cap. (pp. 73-78) dell'intrigante
volumetto autobiografico La terrazza
della Noce. Ricordi di vita con Leonardo Sciascia (Navarra ed. 2020), dove ‒
siamo nel 1982 ‒ si legge:
Mi accolse nel suo soggiorno e mi ascoltò con attenzione e, se posso, con rispetto, appoggiato con il mento sulle mani, che tenevano "in piedi" il suo "storico" bastone. Alla fine con il suo solito sorriso lieve, mi rispose che lui era "nato maestro" e che "avrebbe preferito morire maestro". E poi, con la sua pungente ironia, aggiunse..."e poi, una differenza tra me e i tuoi Colleghi deve esserci".
Quest'ultima affermazione era, com'è ovvio, confidenziale e - a mio avviso - era più declinata sul versante di un'ironia pungente esplicitata con persona amica, che non sul versante del giudizio severo verso l'Accademia, che comunque lui tenne sempre a distanza, oltre alcuni rapporti personali (pochi in verità), che coltivò discretamente lungo tutta la sua vita.
Con franchezza non ricordo l'anno, ma fu la prima proposta che ritenni di fare dopo la laurea h.c. a Ignazio Buttitta, che conferì pure alla Facoltà di Magistero (la mia prima laurea h.c. di una lunga serie in tutta la mia vita accademica). Posso collocare la cosa, grosso modo, nella seconda metà degli Anni Ottanta. Negli Anni Novanta poi laureai h.c. Elvira Sellerio."
Gaspare Agnello nella sua autobiografia (2020) non fa stranamente alcun cenno alla proposta di G. Resta del nov. 1989, pur ricordata dallo stesso Sciascia (intervista postuma 1992), ma informa (2000 e 2020) su tre sue iniziative al riguardo.
5.1. Prima iniziativa di G. Agnello nell'ottobre 1983
Ovvero dinanzi alla manifestazione nel 1982 di un gradimento di Sciascia
di una laurea h.c. da parte
dell'Università di Messina, G. Agnello prese l'iniziativa di inviare l'11 ottobre
1983 una lettera (pubblicata nel suo volumetto, pp. 74-75) all'allora rettore
Gaetano Livrea [1975-1983]
per un "riconoscimento" in tal senso, ricevendo da Livrea una formale
risposta del 21 ottobre (qui riportata, pp. 75-76) in cui si lasciava cadere la
proposta, perché "da simile riconoscimento nessuna convenienza o
beneficio, nell'ambito spirituale, potrà ricavarne la di Lui superiore
personalità" (p. 75). Vicenda di cui Agnello si "guard[ò] bene dal
parlarne a Sciascia" (p. 76).
Nel marzo
1986 in occasione di una cerimonia commemorativa a Grotte con la
partecipazione di "numerosi docenti universitari di Messina" di
medicina (p. 76), G. Agnello ritornò, come dire, alla carica per "la
faccenda della mancata concessione della laurea honoris causa a Leonardo
Sciascia" (ibid.), parlandone a
quei professori che "Increduli e stupefatti [...] promisero ‒ ricorda Agnello ‒ che la laurea a Sciascia sarebbe stata
attribuita con celerità" (ibid.),
rettore allora essendo Guglielmo Stagno d'Alcontres (1983-1995).
A distanza di
due anni, il 20 sett. 1988 il
"Giornale di Sicilia" diede poi notizia che il Ministero della P.I.
aveva accettato la proposta della laurea h.c. della Facoltà di lettere e
Filosofia. "Purtroppo, ‒ continua
Agnello ‒ per ragioni burocratiche o a
causa del suo stato di salute" (ibid.)
la cerimonia non ebbe mai luogo.
Senza accennare,
come sopra detto, alla proposta di laurea avanzata nel nov. 1989 dal preside G.
Resta, pur ricordata da L. Sciascia (cfr. supra § 2), Agnello, senza demordere,
"a dieci anni di distanza dalla morte del maestro Nanà" (p. 77), dopo
il rettorato di Diego
Cuzzocrea (1995-1998), si
rivolse al neo-rettore Gaetano Silvestri
[agosto 1998-2004], su ricordato (§ 3), che "fu felice di dedicare una
giornata di studio" (p. 77) a L. Sciascia.
E l'8 giugno 2000, fu consegnata la
"pergamena della laurea a un suo nipote" (ibid.). Agnello menziona altresì la lectio magistralis tenuta per l'occasione da R. Moscheo, poi edita
nel 2002. E ricorda ancora, Agnello: "Io chiusi i lavori della mattinata
con un intervento [purtroppo qui non pubblicato] che lessi con un'emozione che
mai avevo provato nella mia vita" (ibid.).
Vengono altresì menzionati (ibid.) tra i relatori del convegno Nino Borsellino [1929‒ ], Antonio Di Grado [1949‒ ], Natale Tedesco [1931-2016], Lucio Villari [1933‒ ], Massimo Onofri [1961 ‒ ], Claude Ambroise [1935-2014], Giuseppe Amoroso [1935‒ ].
(Nel successivo
cap. a p. 82 si legge che "il 29 settembre 1988" "Sciascia salì
sul palco fresco della laurea honoris causa dell'Università di Messina",
intendendo in realtà "fresco" della notizia del "20 settembre
1988" (p. 76) del "Giornale di Sicilia" su ricordata relativa al
M.P.I. che aveva accettato la proposta della laurea h.c. dell'Università di
Messina).
Rimangono, alla
fine, indefinite le ragioni di questo più che decennale ritardo di un
tormentato iter, da imputare probabilmente ai soliti intralci burocratici.
Sommario
1. La laurea
mancata di Leonardo Sciascia (1921-1989)
2. Proposta di
laurea h.c. in lettere nel 1989 e
desideratum di laurea in legge
3.
Lo iato dal 1989 al 2000
4. Proposta laurea h.c. ante 1982, declinata da Sciascia
5. Iniziative di G. Agnello
5.1. Prima iniziativa di G. Agnello nell'ottobre
1983
5.2. Seconda iniziativa di G. Agnello nel marzo 1986
5.3. Terza iniziativa di G. Agnello nel 1999
6. Il 'giallo'
della laurea h.c., dopo dieci anni e
oltre, l'8 giugno del 2000
1 commento:
A proposito di letteratura e prosa italiana. l'otto gennaio di tanti anni fa moriva Galileo Galilei. A lui si attribuisce la prima prosa scientifica.
"Riserratevi con qualche amico nella maggior stanza che sia sotto coverta di alcun gran navilio , e quivi fate d' aver mosche , farfalle e simili animaletti volanti ; siavi anco un gran vaso d' acqua , e dentrovi de' pescetti ; sospendasi anco in alto qualche secchiello , che a goccia a goccia vadia versando dell' acqua in un altro vaso di angusta bocca , che sia posto a basso : e stando ferma la nave , osservate diligentemente come quelli animaletti volanti con pari velocità vanno verso tutte le parti della stanza ; i pesci si vedranno andar notando indifferentemente per tutti i versi ; le stille cadenti entreranno tutte nel vaso sottoposto ; e voi , gettando all' amico alcuna cosa , non più gagliardamente la dovrete gettare verso quella parte che verso questa , quando le lontananze sieno eguali ; e saltando voi , come si dice , a piè giunti , eguali spazii passerete verso tutte le parti . Osservate che avrete diligentemente tutte queste cose , benchè niun dubbio ci sia che mentre il vasello sta fermo non debbano succeder così , fate muover la nave con quanta si voglia velocità ; ché ( pur che il moto sia uniforme e non fluttuante in qua e in là ) voi non riconoscerete una minima mutazione in tutti li nominati effetti , nè da alcuno di quelli potrete comprender se la nave cammina o pure sta ferma ... "
Renato P.
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