mercoledì 30 settembre 2020

Piccola "dissertazione linguistica"

 


Apersero? Non si dice aprirono? Anche apersero.

Il verbo aprire (come ricoprire, scoprire, riscoprire, soffrire e altri che ora non ci sovvengono) nella 1ª e 3ª persona singolare e 3ª plurale del passato remoto presenta due forme: una forte e una debole.

La forma forte ha l'accentazione sulla radice: io apèrsi; quella debole sulla desinenza: io aprìi. Chi preferisce adoperare la forma forte e dire, per esempio, “tutti soffersero quella perdita", in luogo del più comune soffrirono, non può essere tacciato di ignoranza.

È solo questione di gusto stilistico.

Due parole sulla corretta grafia dei sostantivi composti con il verbo guardare: guardacaccia (e simili). Molti ritengono, erroneamente, che i nomi di questo tipo sono formati con “guardia" e “caccia" e scrivono, per tanto, guardiacaccia. No, assolutamente, la vocale i, al centro della parola, è abusiva.

Si tratta di un nome composto con un verbo (guardare) e un sostantivo (caccia). Diremo e scriveremo, quindi, guardacaccia, guardaspalle, guardalinee, guardaportone, guardaparco, guardafilo e via discorrendo.

La sola eccezione dovrebbe essere “guardiamarina", dove i componenti sono il sostantivo guardia e l'aggettivo marina.

Il termine, oltre tutto, è pari pari lo spagnolo guardia marina, trasportato nel nostro idioma in grafia univerbata. Negli altri casi, come abbiamo visto, è presente il verbo guardare nel senso di vigilare.

 Amante e amatore — i due termini non andrebbero adoperati indifferentemente. Il primo solo nel significato proprio del verbo amare da cui deriva; il secondo (con il femminile amatrice) nell'accezione di cultore, appassionato e simili: Pasquale è un amatore della lingua italiana.

Bisognare — verbo impersonale. Nei tempi composti richiede tassativamente l'ausiliare essere: giovedì era bisognato uscire. Seguito da un verbo di modo infinito rifiuta qualunque preposizione: mi bisogna parlarti (non di parlarti) urgentemente.

Brillare per l'assenza — espressione da non adoperare: brillare nell'accezione di distinguersi è un francesismo da evitare.

Cesto — sostantivo maschile che cambia di significato a seconda della pronuncia aperta o chiusa della e. Con la e chiusa ( césto) il termine indica una sorta di paniere; con la e aperta ( cèsto) il vocabolo definisce un'armatura di metallo o di cuoio che indossavano gli antichi pugilatori

Ambi e ambe ─ Contrariamente a quanto riportano i "sacri testi" (tutti?) l'aggettivo ambo si può pluralizzare regolarmente: ambi e ambe. Possiamo dire e scrivere, quindi, e nessuno può tacciarci di ignoranza, "da ambi i lati", per esempio, e "con ambe le mani".

Sono plurali di uso raro, certo, ma non per questo errati.


***

La parola proposta da questo portale e non a lemma nei vocabolari dell'uso: cazzuoletta. Sostantivo femminile con il quale si indica un braciere per... bruciare i profumi


 

2 commenti:

Teo ha detto...

Come al solito: concordo in tutto, tranne che nella censura dei francesismi di vecchia data e ormai pienamente adattati e acclimati. In particolare, non condivido la condanna di "brillare" nell'accezione di distinguersi come francesismo da evitare. Immagino che la fonte sarà il solito Dizionario dello stile corretto di Aldo Gabrielli, il quale però si prendeva premura di precisare che "anche i migliori vocabolari lo registrano". E probabilmente la censura originaria a cui si rifanno simili repertori è quella di Pietro Fanfani e Costantino Arlia, Lessico dell'infima e corrotta italianità (1890, terza edizione), ove si legge:

BRILLARE. Per Primeggiare, Far bella comparsa. Spiccare, benché abbia esempii,
pure è una metafora che passa il canapo.
Es.: L'Ida brillava nel teatro - La Bice brillò nella festa di ier sera. O non sarebbe meglio dire: Era la regina della festa, o La più, bella della festa, ec.?
§ Brillare per l'assenza, è modo neobarbarico, ovvero della lingua dell'avvenire,
accolto dal Novo Vocab. Di', per es. : Giulio promise ma non venne al pranzo - Alla festa del Ministro non comparve sua moglie.

Però Alfredo Panzini, nel suo Dizionario linguistico moderno, annota:
La locuzione brillare per l'assenza è pur essa condannata dai puristi. Secondo alcuni deriverebbe da Tacito (Ann., Ili, cap. ultimo), che, narrando i funerali di Giunia, scrive: «sed perfulgebant Cassius atque Brutus eo ipso quod effigies eorum non visebantur». G. M. Chénier nel suo Tiberio (atto I), intro­ducendo questo episodio, dà la tipica forma moderna: Brutus et Cassius brillaient par leur absence.

E consultando il Battaglia-Barberi Squarotti si trovano eccellenti esempi e attestazioni di tale verbo nel senso figurato, come gli stessi Fanfani e Arlia ammisero a malincuore:

Goldoni, VI-465 : Una volta ancor io brillava in società. / Ma dopo ch’io son nobile, mi ho posto in gravità. Parini, Giorno, II-361: Indistinto ad ognaltro il loco sia / presso al nobile desco: e s’alcun arde / ambizioso di brillar fra gli altri, / brilli altramente. Cuoco, I-71: Mack è un generale da brillare in un gabinetto, perché in un gabinetto appunto, e prima dell’azione, predomina nelle menti del maggior numero l’errore di confonder la grandezza della macchina colla grandezza dell’artefice. Leopardi, II-1130: Ogni uomo poi di qualche coltura... ha i suoi discorsi, le sue materie favorite, nelle quali, se non altro per la lunga assuefazione ed esercizio, è atto a figurare, ed anche brillare. De Sanctis, Lett. it., II-420: Nella lirica brillarono in nuovi metri le ballate, le romanze, le fantasie e gl’inni. De Amicis, I-661: C’era infine un barbiere veneto che brillava per la sua abilità d’imitare la voce del can da pagliaio che abbaia alla luna. Panzini, II-338: Così la discussione si allargò, si disperse, brillò in fine la facezia come, dopo un improvviso temporale, le nubi nere si distaccano a modo di giganti, che abbiano leticato - su nel cielo - fra loro. Morante, 2-341: Sentivo ch’egli adesso si pavesava della sua peggior superbia contro di me anche per brillare meglio agli occhi di Stella. Piovene, 1-145: Arrivai a festa già avanzata e il mio ritardo fu attribuito dagli altri al desiderio di brillare.

Fausto Raso ha detto...

Gentilissimo Teo,
la ringrazio per le sue (sempre) attente osservazioni che contribuiscono, non poco, all' "educazione linguistica" dei lettori di questo sito, lettori amatori del bel parlare e del bello scrivere.
Con viva cordialità
Fausto Raso