domenica 20 settembre 2020

Il «lei di rispetto»

 


Da "Domande e risposte" del sito Treccani:

Quando ci si rivolge a un uomo, perché si dice: ''la prego'', ''la ringrazio''? ''La'' è una forma femminile, quindi non capisco l'uso di ''la' in questi casi'. Grazie. (Sono straniera e imparo l'italiano.)

 Risposta

 Quando ci si rivolge a un uomo volendo usare le forme di cortesia che in italiano è opportuno usare in contesti formali ma anche non formalissimi (per es., primi momenti di conoscenza dopo le presentazioni reciproche), con chi non conosciamo o con cui non abbiamo confidenza, e, sul lavoro, anche parlando o scrivendo a un superiore in grado, dobbiamo fare ricorso alla forma soggetto (lei), alle forme diretta (la) e indiretta (le) della terza persona singolare (che, al di fuori di questa situazione specifica, normalmente riferiamo a nomi di genere femminile e a persone di sesso femminile): “Lei è stato molto serio, dottor Rossi” (si noti però che, parlando a un uomo, l’accordo con “lei” è col genere sessuale e non con quello grammaticale, cioè è al maschile: stat-o molto seri-o); “le vorrei chiedere un favore, avvocato”; “la cerco con urgenza, ragioniere, quando può mi richiami sul cellulare”.

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Ampliamo la risposta degli esperti. Questo "la" (riferito a un maschile) appartiene al cosiddetto lei allocutivo. Vediamo, quindi, le concordanze delle varie parti del discorso quando si usa il "lei di rispetto".
La logica vuole che le voci verbali diventino femminili perché lei è, appunto, un pronome personale di terza persona singolare femminile. Diremo, quindi, lei è invitata alla cerimonia, oppure lei è stata rimproverata per… tanto riferito a una donna quanto a un uomo.
Quando in una frase c’è un aggettivo con funzione di predicato, secondo la norma logico-grammaticale, dovremmo, dunque, metterlo al femminile e dire lei è cattiva e presuntuosa sia con riferimento a un uomo sia con riferimento a una donna?
In casi del genere occorre affidarsi al buon senso; se il lei si riferisce a un uomo, le voci verbali e gli aggettivi saranno, ovviamente, maschili: lei è buono, signor capitano.
Saranno rigorosamente femminili, invece, le particelle pronominali (anche se si tratta di un uomo, ed è il caso che interessa alla gentile lettrice): signor capitano, la prego, mi conceda una breve licenza. Rivolgendoci a più persone il lei diventa, naturalmente loro e segue le medesime regole che sono state menzionate per il lei allocutivo: signori, loro almeno, siano tanto comprensivi nei nostri riguardi; signore, siano sempre buone con i loro pargoletti.
Va da sé che quando si adopera la perifrasi dell’eccellenza vostra, signoria vostra, ecc., si deve mettere tutto al femminile (verbi, aggettivi, pronomi).




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