martedì 15 settembre 2020

Sgroi - 74 - L'Errore: un problema dei parlanti o dei grammatici (neopuristi)?


di Salvatore Claudio Sgroi

1. L'evento
Nella intrigante rubrica settimanale "Parole al Sole"  curata dallo storico della lingua Rosario Coluccia, di carattere storico-linguistico e grammaticale-normativista, l'intervento di domenica 6 settembre è stato dedicato a La lingua trasandata di carta e tv, sovratitolo: "Parole stravolte e significati errati: il rischio-sciatteria per i media".

2. Paventare polisemico
Coluccia si sofferma su alcuni usi reali del verbo paventare tr. col valore di ‘sollecitare’, ‘favorire’, ‘auspicare’, in TV, colti in bocca a conduttori come Edgardo Gulotta riconosciuto quale "giornalista serissimo e di lungo corso".
La frase 'incriminata', sentita nel TG7 del 20 agosto, ore 20.12, è la seguente:

(i) «[...] quella che era stata un’ipotesi paventata ['auspicata'] l’altro giorno dallo stesso Presidente del Consiglio Conte di alleanze [...] tra Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle».

Coluccia riporta altri due esempi di paventare con analoghi significati, in bocca ad Antonino Monteleone, inviato della trasmissione “Le Iene”:

(ii) «Addirittura si è paventato ['ipotizzato'] che il compagno di Casalino [...] avrebbe “speculato” sui mercati sfruttando informazioni privilegiate».

E anche una frase di un suo "caro amico":

(iii) «Sono davvero stanco. Perciò ho dovuto paventare ['annunciare con timore'] al mio capo che mi prenderò finalmente due o tre giorni di vacanza, a partire da domani».

Coluccia arricchisce l'inventario con altri due ess. citati da Tullio De Mauro nel dibattito con A. Camilleri, La lingua batte dove il dente duole (Laterza 2013, p. 106):

(iv) "perché Bersani ha paventato [= annunciato] che nel prossimo mese..." (telegiornale di SkyTg24).
(v) "tizo, caio ha paventato un provvedimento...".

A nostra volta noi possiamo aggiungere un ulteriore es., la frase di un lettore della "Crusca per Voi":

(vi) "La Regione paventa la realizzazione di un nuovo ospedale" (aprile 2011, rist. in La Crusca risponde. Consulenza linguistica 2006-2015, a c. di M. Biffi - R. Setti, Le Lettere 2019, p. 82).

3. Paventare "decisamente errato", perché non etimologico
A giudizio di Coluccia il significato di paventare [‘auspicare’, 'ipotizzare', 'annunciare'] 'in tali frasi è "improprio, anzi decisamente errato, contrario a quello corretto ['temere']".
Perché mai tale uso sarebbe "errato", c'è da chiedersi? Coluccia lo dice chiaramente: perché tale uso non è quello etimologico.
"Il verbo «paventare» (molto antico nella nostra lingua, attestato fin dal Duecento) -- ricorda lo storico della lingua Coluccia -- vuol dire ‘prevedere con timore che si verifichino circostanze spiacevoli, negative o funeste’". Con il De Mauro precisiamo che è attestato " av. 1294; lat. *pavĕntāre der. di pavens, -entis, p.pres. di pavēre 'temere'".
Coluccia così continua con ess. etimologicamente corretti: "Ad esempio: [i] «pavento ['prevedo'] una seconda ondata di pandemia a causa dei comportamenti scriteriati di molti»; oppure [ii]: «pavento ['prevedo'] che in questa situazione possa nascere una dittatura». In questo senso la parola è usata correttamente, non ci sono tentennamenti".
En passant si può anche sostenere che per qn. tale uso è errato per "l'autorità" del Garzanti-Patota 2013 che in "Nota" avverte: "A volte il verbo paventare viene confuso con ipotizzare o prevedere; verificando le rispettive definizioni si eviterà la confusione". Il Garzanti a sua volta basandosi implicitamente sul criterio etimologico.

4. Criteri di un giudizio di erroneità di un uso linguistico
Ma il cambiamento linguistico per una lingua viva -- c'è da chiedersi -- non è fisiologico? Al servizio cioè dei bisogni espressivo-comunicativo-cognitivi dei parlanti di una comunità?
In realtà, come abbiamo da tempo sostenuto, due possono essere i criteri alla base di un giudizio di erroneità di un uso linguistico.
(i) L'essere incomprensibile, ambiguo, contraddittorio. Ma nelle frasi in questione i vari significati di paventare sono trasparenti.
(ii) L'essere un uso tipico di parlanti incolti. Ma Coluccia stesso ha riconosciuto per tali ess. che ci troviamo dinanzi a professionisti del giornalismo, "ottimi giornalisti".
È anzi paradossale e contraddittorio che Coluccia scriva che si tratta di "Accezioni errate, quindi da rifiutare, pur se sdoganate e fatte proprie da parlanti e scriventi tutt’altro che incolti".
Ma insomma si tratta di frasi "sdoganate" e sarebbero "errate"?

5. Tamponare (soggettivamente) "sbagliato"
Oltre che su paventare Coluccia si sofferma sul neologismo semantico (o "neosemia" avrebbe detto T. De Mauro) «Tamponare con il significato di ‘fare il tampone’ (per accertare l’infezione da covid-19)".
Sulla sua vitalità panitaliana l'A. non ha dubbi: " trabocca dalle trasmissioni televisive e dagli articoli di giornale; lo ha usato, ancora la sera del 31 agosto, Luca Telese".
Poi l'A. sentenzia, senz'alcuna argomentazione, neppure etimologica, come quella del precedente caso:
"È sbagliato, non ci sono dubbi". "Il nuovo significato appare a me, oltre che errato, involontariamente comico" (probabilmente per l'omonimia con tamponare un'auto).
Qui il criterio alla base di tale giudizio tranchant è solo di puro soggettivismo, valido per lui (come parlante individuale) ma improponibile come grammatico normativista.
Lo storico della lingua avrebbe invece potuto soffermarsi sul rapporto derivazionale tampone/tamponare, e sulla polisemia/omonimia di tamponare nei vari significati e sulla sua etimologia (sincronica/diacronica).

6. L. Renzi 2012 e W. Labov 1972 e 1994
Coluccia conclude insistendo su quello che "resta il problema" indicato nel titolo del suo intervento. Ovvero: "La trasandatezza e il cattivo uso dell’italiano sfiorano ormai gli ambienti di coloro che usano professionalmente la lingua. Come può capitare che perfino ottimi giornalisti si lascino andare a usi trascurati della lingua? Non ho risposte".
E ancora: "Ci riflettano i lettori, scrivano, facciano sapere (se vogliono) quello che pensano. Discutiamone insieme".
Io direi che sarebbe utile cominciare a esplicitare i caratteri alla base della nozione di "trasandatezza", "cattivo uso", "usi trascurati della lingua", da non considerare come assiomi intuitivi, a priori. Noi sopra (§ 4) ne abbiamo proposti (da tempo) almeno due.
Ma qui ci piace ricordare anche quanto il filologo romanzo Lorenzo Renzi (coordinatore tra l'altro della Grande Grammatica Italiana di consultazione, il Mulino, 3 voll. 1988-1991-19951 e 20012) ha scritto in Come cambia la lingua. L'italiano in movimento (il Mulino 2012), richiamando (pp. 109-10) il sociolinguista americano William Labov (1972 e 1994). Che è applicabile descrittivamente e laicamente nel caso di paventare: si tratta di un cambiamento "from above" ('dall'alto') ovvero della classe sociale superiore, di tipo conscio, relativo a una innovazione interna, endogena (non prestito o calco) e di tipo strutturale. E anche nel caso di tamponare, con la differenza che il nuovo significato legato al covid sarà probabilmente un anglo-americanismo.

Sommario
1. L'evento
2. Paventare polisemico
3. Paventare "decisamente errato", perché non etimologico
4. Criteri di erroneità di un uso linguistico
5. Tamponare (soggettivamente) "sbagliato"
6. L. Renzi 2012 e W. Labov 1972 e 1994







Nessun commento: