di
Salvatore Claudio Sgroi
1. L'evento
Nella
intrigante rubrica settimanale "Parole al Sole" curata dallo storico
della lingua Rosario Coluccia, di carattere storico-linguistico e
grammaticale-normativista, l'intervento di domenica 6
settembre è stato dedicato a La lingua trasandata di carta e tv, sovratitolo:
"Parole stravolte e significati errati: il rischio-sciatteria per i
media".
2. Paventare polisemico
Coluccia si sofferma su alcuni usi reali del verbo paventare tr. col valore
di ‘sollecitare’,
‘favorire’, ‘auspicare’, in TV, colti in bocca a conduttori come Edgardo Gulotta riconosciuto quale
"giornalista
serissimo e di lungo corso".
La frase 'incriminata', sentita nel TG7 del 20 agosto, ore
20.12, è la seguente:
(i) «[...] quella che era stata un’ipotesi paventata ['auspicata'] l’altro giorno dallo stesso Presidente del Consiglio Conte di
alleanze [...] tra Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle».
Coluccia riporta altri due esempi di paventare
con analoghi significati, in bocca ad Antonino Monteleone, inviato della
trasmissione “Le Iene”:
(ii) «Addirittura
si è paventato ['ipotizzato'] che il compagno di Casalino [...] avrebbe
“speculato” sui mercati sfruttando informazioni privilegiate».
E anche una frase di un suo "caro amico":
(iii) «Sono
davvero stanco. Perciò ho dovuto paventare ['annunciare con timore']
al mio capo che mi prenderò finalmente due o tre giorni di vacanza, a
partire da domani».
Coluccia arricchisce l'inventario con altri due ess. citati da Tullio De
Mauro nel dibattito con A. Camilleri, La
lingua batte dove il dente duole (Laterza 2013, p. 106):
(iv) "perché Bersani ha paventato [= annunciato] che nel
prossimo mese..." (telegiornale di SkyTg24).
(v) "tizo, caio ha paventato un provvedimento...".
A nostra volta noi possiamo aggiungere un ulteriore es., la frase di un
lettore della "Crusca per Voi":
(vi) "La Regione paventa la realizzazione di un nuovo ospedale"
(aprile 2011, rist. in La Crusca
risponde. Consulenza linguistica 2006-2015, a c. di M. Biffi - R. Setti, Le
Lettere 2019, p. 82).
3. Paventare "decisamente errato", perché non etimologico
A giudizio di Coluccia il significato di paventare [‘auspicare’,
'ipotizzare', 'annunciare'] 'in tali frasi è "improprio, anzi decisamente
errato, contrario a quello corretto ['temere']".
Perché
mai tale uso sarebbe "errato", c'è da chiedersi? Coluccia lo dice
chiaramente: perché tale uso non è quello etimologico.
"Il verbo «paventare» (molto antico
nella nostra lingua, attestato fin dal Duecento) -- ricorda lo storico della
lingua Coluccia -- vuol dire ‘prevedere con timore che si verifichino
circostanze spiacevoli, negative o funeste’". Con il De Mauro precisiamo
che è attestato " av. 1294; lat. *pavĕntāre der. di
pavens, -entis, p.pres. di pavēre 'temere'".
Coluccia così continua con ess.
etimologicamente corretti: "Ad esempio: [i] «pavento ['prevedo'] una
seconda ondata di pandemia a causa dei comportamenti scriteriati di
molti»; oppure [ii]: «pavento ['prevedo'] che in questa situazione possa
nascere una dittatura». In questo senso la parola è usata correttamente,
non ci sono tentennamenti".
En
passant si
può anche sostenere che per qn. tale uso è errato per "l'autorità"
del Garzanti-Patota 2013 che in "Nota" avverte: "A volte il
verbo paventare viene confuso con ipotizzare o prevedere; verificando le rispettive definizioni si eviterà la
confusione". Il Garzanti a sua volta basandosi implicitamente sul criterio
etimologico.
4. Criteri di un
giudizio di erroneità di un uso linguistico
Ma
il cambiamento linguistico per una lingua viva -- c'è da chiedersi -- non è
fisiologico? Al servizio cioè dei bisogni espressivo-comunicativo-cognitivi dei
parlanti di una comunità?
In realtà, come abbiamo da tempo
sostenuto, due possono essere i criteri alla base di un giudizio di erroneità
di un uso linguistico.
(i) L'essere incomprensibile, ambiguo,
contraddittorio. Ma nelle frasi in questione i vari significati di paventare sono trasparenti.
(ii) L'essere un uso tipico di parlanti
incolti. Ma Coluccia stesso ha riconosciuto per tali ess. che ci troviamo
dinanzi a professionisti del giornalismo, "ottimi giornalisti".
È anzi paradossale e contraddittorio che
Coluccia scriva che si tratta di "Accezioni errate, quindi da rifiutare, pur se sdoganate e fatte proprie da
parlanti e scriventi tutt’altro che incolti".
Ma insomma si tratta di frasi
"sdoganate" e sarebbero "errate"?
5. Tamponare (soggettivamente)
"sbagliato"
Oltre che su paventare Coluccia si sofferma sul neologismo semantico (o
"neosemia" avrebbe detto T. De Mauro) «Tamponare con il significato di ‘fare il tampone’ (per accertare
l’infezione da covid-19)".
Sulla sua vitalità panitaliana l'A. non
ha dubbi: " trabocca dalle trasmissioni televisive e dagli articoli di
giornale; lo ha usato, ancora la sera del 31 agosto, Luca Telese".
Poi l'A. sentenzia, senz'alcuna
argomentazione, neppure etimologica, come quella del precedente caso:
"È sbagliato, non ci sono dubbi".
"Il nuovo significato appare a me, oltre che errato, involontariamente
comico" (probabilmente per l'omonimia con tamponare un'auto).
Qui il criterio alla base di tale
giudizio tranchant è solo di puro
soggettivismo, valido per lui (come parlante individuale) ma improponibile come
grammatico normativista.
Lo storico della lingua avrebbe invece
potuto soffermarsi sul rapporto derivazionale tampone/tamponare, e sulla polisemia/omonimia di tamponare nei vari significati e sulla
sua etimologia (sincronica/diacronica).
6.
L. Renzi 2012 e W. Labov 1972 e 1994
Coluccia conclude insistendo su quello
che "resta il problema" indicato nel titolo del suo intervento.
Ovvero: "La trasandatezza e il cattivo
uso dell’italiano sfiorano ormai gli ambienti di coloro che usano professionalmente
la lingua. Come può capitare che perfino ottimi giornalisti si lascino
andare a usi trascurati della lingua? Non ho risposte".
E ancora: "Ci riflettano i lettori,
scrivano, facciano sapere (se vogliono) quello che pensano. Discutiamone
insieme".
Io direi che sarebbe utile cominciare a
esplicitare i caratteri alla base della nozione di "trasandatezza",
"cattivo uso", "usi trascurati della lingua", da non
considerare come assiomi intuitivi, a priori. Noi sopra (§ 4) ne abbiamo
proposti (da tempo) almeno due.
Ma qui ci piace ricordare anche quanto
il filologo romanzo Lorenzo Renzi (coordinatore tra l'altro della Grande Grammatica Italiana di consultazione,
il Mulino, 3 voll. 1988-1991-19951 e 20012) ha
scritto in Come cambia la lingua.
L'italiano in movimento (il Mulino 2012), richiamando (pp. 109-10) il
sociolinguista americano William Labov (1972 e 1994). Che è applicabile
descrittivamente e laicamente nel caso di paventare:
si tratta di un cambiamento "from above" ('dall'alto') ovvero della
classe sociale superiore, di tipo conscio, relativo a una innovazione interna,
endogena (non prestito o calco) e di tipo strutturale. E anche nel caso di tamponare, con la differenza che il
nuovo significato legato al covid
sarà probabilmente un anglo-americanismo.
Sommario
1.
L'evento
2. Paventare polisemico
3. Paventare "decisamente
errato", perché non etimologico
4.
Criteri di erroneità di un uso linguistico
5.
Tamponare (soggettivamente) "sbagliato"
6. L. Renzi 2012 e W. Labov 1972 e 1994
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