domenica 30 settembre 2018

Sgroi - I grammatici dinanzi all'uso del parlante che li sovrasta

di Salvatore Claudio Sgroi *

L'enunciato (1) "SE SAREBBE COSÌ GENTILE DA FARCI STRADA..." nel nostro precedente intervento del 24 sett. è stato analizzato come esempio di dipendente dubitativa (o interrogativa indiretta o dipendente argomentale) al condizionale, con ellissi pragmatica della reggente ("le chiedo").
Sabatini, che l'aveva discusso nella sua rubrica di "Uno mattina in famiglia" (RAI-1, dom. 23 sett.), da parte sua aveva anche lui accennato a tale ipotesi, subito però scartata.
Dieci nostri amici-colleghi hanno letto il nostro testo, 5 con assenso e 4 con dissenso (1 ha sorvolato sull'aspetto sintattico), avanzando via e-mail anche un'analisi sintattica alternativa, insieme con giudizi sul carattere normativo. Per l'inevitabile feedback, possiamo quindi così classificarli e discuterli.

1. I favorevoli
 Un grammatico (piemontese) ha condiviso in toto la mia analisi sintattica, attestando nel contempo il suo uso personale e registrando le reazioni normative (neopuristiche) di altri parlanti ("l'orrore negli occhi degli interlocutori"):
"Sì, d'accordo: io lo dico con il condizionale (lo so per esperienza, perché mi è capitato di ascoltarmi in situazioni del genere), ma vedo spesso l'orrore negli occhi degli interlocutori quando pronuncio interrogative indirette con il condizionale in contesti così 'pragmatici' e 'intersoggettivi'".

Un secondo grammatico (Emilia-Romagna) si è dichiarato come linguista d'accordo con me e nel contempo da informante ha documentato il suo non-uso, senza giudizi negativi:
"come grammatico, condivido appieno (compresa la valutazione di (3) ["Sarebbe così gentile da farci strada se glielo chiedessi?"] come assai poco naturale); come parlante, non userei mai (1), ma solo (2) ["Se fosse così gentile da farci strada..."]; ma si tratta senz'altro di variazioni idiolettali".

Un terzo collega (siciliano) ha dichiarato: "Concordo pienamente con la tua analisi", aggiungendo: "1. È pragmaticamente una mitigazione [...]". E come parlante ha puntualizzato: "Certo che la direi se sarebbe". Ha quindi esteso la sua analisi semantica agli altri due ess.:
"La frase 2 [Se fosse così gentile da farci strada...] Molto forte implica eventualità della non disponibilità dell'interlocutore".
"La frase 3 [Sarebbe così gentile da farci strada...] crea distanza con l'interlocutore".

Un quarto grammatico (laziale) ha condiviso la nostra analisi ("condivido la tua lettura", ovvero il se sarebbe "d'accordo con te, nel tuo esempio non è ipotetico ma epistemico"), rivelando nel contempo "l'autocensura" quanto all'uso attivo di [1]:
"condivido la tua lettura (tutte e tre possibili e ben formate), che non la uso ma la userei se non fossi, malgré moi, anche io vittima dell'autocensura anti se sarebbe. Che però, d'accordo con te, nel tuo esempio non è ipotetico ma epistemico".

Un quinto grammatico (veneto) sembra essere d'accordo con la mia analisi: "Ipotizzerei un sottinteso '(mi chiedo) se sarebbe così gentile...' ". Nel contempo ha dichiarato tuttavia: "Ma non sono sicura".
E poi si è lasciato condizionare da un giudizio di sanzione non giustificato ("una frase sbagliata"), allorché nella stessa e-mail ha osservato:
"Tuttavia, resta il sospetto che sia una toppa per salvare una frase sbagliata, un rammendo non invisibile".

2. I contrari
Altri quattro colleghi invece hanno preso le distanze dalla mia analisi, intravedendo nella frase un esempio di "incrocio" di due frasi ([1] la interrogativa al condizionale e [2] la protasi col se + cong.).
 Un sesto collega (veneto) ha così ipotizzato un "incrocio", un "ibrido" del parlato, senz'alcun giudizio di condanna:
"Veramente ho la sensazione che la frase incriminata sia solo l'incrocio tra [1] Sarebbe così gentile....? e [2] Se fosse così gentile.... Quando parliamo ci capitano questi ibridi".

Un settimo collega (laziale) è stato netto nel dichiarare il suo dissenso ("non concordo con la tua spiegazione"), e ha proposto un'analisi alternativa ("un incrocio"), invocando neopuristicamente "la necessaria indulgenza", trattandosi di "parlato" e non di "scritto":
"secondo me la frase incriminata nasce da un incrocio tra due tipi diversi: [1] il condizionale di cortesia e [2] il "se" introduttivo di un'ipotetica; quindi non concordo con la tua spiegazione e, semmai, invocherei la necessaria indulgenza che spetta al parlato rispetto allo scritto".

Un ottavo collega (Emilia-Romagna) ha suggerito un incrocio, ma nel corso del discorso, ovvero una "con-fusione" di due costrutti, come se il parlante iniziasse con il SE e, dopo una pausa, continuasse col cond. Si tratterebbe quindi di una incertezza di pianificazione sintattica, non confermata però dalla pausa, invero assente:
"Penso anch’io a un’ellissi, o meglio la con-fusione di due domande
[2] “Se fosse così gentile da farci strada” + [3] “sarebbe così gentile da farci strada?”.
Probabilmente tra il SE… e il Sarebbe ci sarà stata una pausa"

Un nono collega (piemontese) ha rifiutato implicitamente la mia analisi ed esplicitamente il mio giudizio normativo sulla frase incriminata. Si è posto in primo luogo come italo-nativofono, che non usa tale forma, e ha valutato puristicamente l'uso altrui percepito errato ("per niente buona"), in quanto a suo giudizio sarebbe sociolinguisticamente "un idiotismo dell'italiano meridionale". Ha quindi optato per altre soluzioni decisamente canoniche [2] e [3], che ha analizzato da "grammatico":
"Come al solito, io ti dico il mio parere non come grammatico [...], ma come semplice 'parlante della strada' che dà giudizi in base alla propria competenza e al proprio uso. Dunque: per me la forma [1] con se sarebbe non è per niente buona, io non la userei affatto, e la percepisco come un idiotismo dell'italiano meridionale. La sola forma 'buona' per me è [2] se fosse, con un 'congiuntivo condizionale di cortesia' che diminuisce la forza illocutiva della richiesta. Io direi quindi o [3] sarebbe così gentile (senza se) o [2] se fosse così gentile (più cortese, meno invasivo). La terza possibilità [(3a) "Sarebbe così gentile da farci strada se glielo chiedessi?"] indicata da Sabatini mi sembra buona, ma troppo alambiccata nel parlato quotidiano".

3. Gli astenuti
Il decimo collega (Emilia-Romagna) ha bypassato sul problema dell'analisi sintattica, ed è stato invece attratto dall'aspetto normativo del costrutto (1), da cui ha preso le distanze come nativofono, ritenendolo neopuristicamente un "reato":
"Circa il dubbio che proponi nel tuo pdf: ho fatto fatica a vedere la 'buona' intenzione dietro [1] 'Se sarebbe così gentile'. Io di certo non lo direi, fermandomi a [2] 'Sarebbe così gentile'. Poi, certo, parlando si compiono molti reati, cui siamo abituati più o meno".

4. Un'ipotesi radicale
Senza dimenticare con F. de Saussure (1891), che "non bisogna dire proprio nulla; tutto ciò che si dice ha la sua ragion d’essere", o ancor prima con J. Baudouin de Courtenay (1870) che "è ridicolo lagnarsi dei fatti. Tutto ciò che esiste è razionale, naturale e legittimo: ecco il motto di tutte le scienze", -- possiamo avanzare una proposta teorica più radicale.
La frase da cui abbiamo preso le mosse -- (1) "SE SAREBBE COSÌ GENTILE DA FARCI STRADA..."-- non è un esempio occasionale di semplice "parole" ma un fatto "di langue". Paradossalmente finora non analizzato (salvo prova contraria) nelle grammatiche italiane. È quindi merito non piccolo di Sabatini averla presa in considerazione nella sua trasmissione.
Rispetto alla mia analisi, tenderei ora a renderla più radicale, considerando la (1) un es. di frase "dubitativa" non più dipendente, ma "indipendente, autonoma". Ovvero l'ellissi "le chiedo" si può invocare per spiegare etimologicamente come si è formata tale frase. Ma una volta che si è affermata (da quando non saprei precisare), accanto alla "dubitativa dipendente", si può anche ipotizzare la "dubitativa indipendente". Il sarebbe è infatti un condizionale, ovvero 'futuro potenziale', la cui cortesia è potenziata dalla presenza del Se congiunzione dubitativa (non già ipotetica, il che fa scartare l'ipotesi dell'"incrocio").
Il costrutto non può inoltre essere ritenuto di stampo popolare o di tipo meridionale, perché invero in bocca a parlanti colti sia settentrionali (vedi l'informante n. 1) sia meridionali (vedi: informante n. 3, e potenzialmente il n. 4).
La vicinanza del costrutto [1] col periodo ipotetico con duplice condizionale (4. se potrei lo farei), questo sì di stampo popolare, e direi panitaliano, lo rende metalinguisticamente sospetto, per effetto dell'insegnamento scolastico tradizionale mono-orientato, come se esistesse solo il "se" delle ipotetiche della possibilità o dell'irrealtà.

* Docente di linguistica generale presso l'Università di Catania











Nessun commento: