giovedì 6 settembre 2018

Osservazioni...


I verbi "intricare" e "intrigare" - anche se non tutti i linguisti concordano - si possono considerare sinonimi avendo la medesima origine e il medesimo significato:  arruffare, aggrovigliare  e simili e, in senso figurato, imbrogliareingannare.  Occorre fare, tuttavia, un distinguo. Adopereremo "intrigare" (con la "g") quando al verbo in questione diamo il significato di "allettare", "affascinare", "incuriosire":  il suo modo di fare mi intriga.
Certi è il plurale dell'aggettivo certo e in quanto aggettivo è errato adoperarlo - come fanno taluni -  in funzione di pronome al posto di alcuni, certuni, taluni. Non diremo, per tanto, certi credono di passarla liscia ma, correttamente, alcuni credono di passarla liscia.
Dopo è avverbio e preposizione impropria. In funzione di preposizione si unisce direttamente al sostantivo per mezzo dell'articolo: ci vediamo dopo lo spettacolo; richiede tassativamente la preposizione di se accompagna un pronome personale: partiremo dopo di loro. Concorre anche alla formazione di nomi composti invariabili e non raddoppia mai la p: dopolavoro, dopocena.
Alcuni fanno seguire la preposizione con dall'articolo partitivo (del, della, dei ecc). In buona lingua italiana è da evitare. Non scriviamo (e non diciamo), per esempio: al termine della cerimonia gli invitati hanno visitato la città con degli amici di vecchia data. La forma corretta è: con amici di vecchia data.



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Per la serie la "lingua biforcuta della stampa"


IL COMMENTO




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"Ricordiamo" ai titolisti del quotidiano in rete che non esiste il prefisso "ro-", la forma corretta è reboanti. Diamo la "parola" al vocabolario Treccani in linea: reboante (diffuso, ma non corretto, roboante) agg. [dal lat. reboans -antis, part. pres. di reboare «rimbombare», der. di boare «risonare», dal gr. βοάω]. – 1. raro. Rimbombante, dotato di profonda risonanza: voce r.; una sala reboante. 2. fig., spreg. Altisonante, ma di poca o nessuna sostanza: versi, periodi r.; pronunciò un discorso tronfio e reboante.

Gli operatori dell'informazione non dovrebbero "propagare" la lingua corretta? Stupisce, inoltre, constatare che molto spesso lo stesso Treccani riporta/i esempi di "buona lingua" tratti dalla stampa.

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