Didentro e di dentro, avverbio e sostantivo. In funzione di
sostantivo, per indicare la parte interna di qualcosa, è preferibile la grafia univerbata
(una parola): occorre ripulire il didentro della botte.
Quasi tutti gli idiomi d’Europa e dell’Asia occidentale ci presentano i suoni delle vocali nell’ordine a tutti noto: a, e , i, o, u. Quest’ordine, sostengono alcuni studiosi di lingue, è arbitrario e capriccioso. Dopo lunghi, faticosi e approfonditi
studi sono giunti alla conclusione che l’ordine esatto è quello che dispone i suoni delle vocali
in scala – come le note musicali – secondo una gamma che segni le
“relazioni” correnti
tra un suono e l’altro. Quest’ordine sarebbe – in scala
ascendente – u, o, a, e, i oppure – in scala discendente – i, e, a, o, u. Un musicista ha notato, infatti, che i suoni delle
vocali si possono riprodurre artificialmente facendo passare una
corrente d’aria attraverso l’ancia di un tubo: accorciando
o allargando gradatamente il tubo, i suoni vengono emessi, appunto,
secondo l’ordine.
Abbiamo notato che non tutti i vocabolari
dell’uso attestano il termine
sputapepe, che si riferisce a una persona dalla parlantina facile,
arguta ma petulante. I dizionari che lo registrano lo danno come sostantivo invariabile. No, il vocabolo, riferito al maschile, si pluralizza normalmente: uno sputapepe, due
sputapepi. Segue, infatti, la regola della formazione del plurale dei nomi composti. Tale regola stabilisce che un sostantivo
composto di una voce
verbale (sputare) e un sostantivo maschile singolare (pepe) nella forma plurale cambia regolarmente. Resta invariato solo se si riferisce a un femminile: Giovanna è una sputapepe; Luisa e Anna
sono delle emerite sputapepe.
Il verbo "demeritare", che significa non meritare, può essere tanto
transitivo quanto intransitivo. Giovanni, con il suo comportamento, ha
demeritato la fiducia accordatagli. Usato intransitivamente, e sempre con
l'ausiliare avere, acquista l'accezione di avere
demerito: Silvano, per tutte le sue colpe, ha demeritato.
Due parole apposta su.... “apposta”. Quasi tutti, quando fanno l’analisi grammaticale
del
vocabolo in questione
lo classificano come
avverbio. No, non
è sempre avverbio, può
essere
anche aggettivo invariato. Quando ha valore avverbiale
sta per “di proposito”,
“proprio per quello scopo”,
“deliberatamente”
(credo si comporti cosí apposta per infastidirmi);
in funzione aggettivale vale “dedicato”, “destinato”, “fatto appositamente”, “adeguato allo scopo”, “adatto” (per far funzionare quel macchinario ci vogliono persone apposta). Si può scrivere anche in grafia
analitica (due parole): a posta.
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