sabato 29 settembre 2018

Piccolo dizionario di parole "difficili" (2)


Epitalamio -  Sostantivo maschile composto con le voci greche "epì" (dinanzi) e "thàlamos" (letto nuziale o giorno delle nozze). Componimento poetico in occasione di uno sposalizio.

Erubiscente - Aggettivo tratto dal verbo latino "erubèscere" (arrossire) e vale "che diventa rosso" per vergogna o per pudore.

Faldistorio o faldistoro - Sostantivo maschile tratto dal germanico "Faldastol" (sedia) e questo dal basso latino "faldistorium" e indica un sedile pieghevole (senza spalliera) usato dal papa e dai vescovi in alcune funzioni sacre. In passato era adoperato anche da regnanti e nobili.

Flebotomo - Sostantivo maschile e aggettivo, indica la persona che in passato faceva salassi. È composto con le voci greche "phleps" (vena) e "tomos" (che taglia). Attualmente viene adoperato, spregiativamente, per indicare un chirurgo mediocre.

Gipsoteca - Sostantivo femminile. Formato con le voci greche "gypos" (gesso) e "thèke" (deposito, raccolta) indica un museo in cui sono esposti calchi in gesso di statue e bassorilievi di illustri artisti.

Lalofobia - Sostantivo femminile con il quale si definisce la paura morbosa di parlare; l'avversione alla loquacità. Dal greco "làlos" (loquace) e "fobìa" (timore, paura).

Lutolento o lutulento - Aggettivo che significa "fangoso", "sudicio", "sporco". Dal latino "lutum" (fango).

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A proposito di "onde" e l'infinito

Alcuni lettori hanno contestato la nostra condanna circa l'uso di onde seguito da un infinito (intervento del 27 scorso) sostenendo che l’hanno  adoperato il Leopardi, il Parini, persino il purista Leonardo Salviati, per non parlare del Tommaseo (al punto 6) che lo ha registrato nel suo vocabolario. E che cosa significa? Un uso improprio è e un uso improprio resta!
Onde è un avverbio di moto da luogo, è il latino unde, e significa da dove: “onde venisti?, quali a noi secoli...” (Carducci). Da questo significato primitivo sono derivati tutti gli altri, sempre con valore di provenienza. Abbiamo, così, onde adoperato come pronome invariabile nel senso di di cui, da cui, con cui, per cui: «i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi onde (di cui) cotanto ragionammo insieme» (Leopardi). Quando in onde manca l'idea della provenienza, insomma, è bene non adoperarlo.

Vediamo ciò che dice in proposito il linguista Giuseppe Pittàno: «Il significato fondamentale dell’avverbio onde (...) è quello di da quale luogo, da chi: onde vieni? onde ti viene tanto coraggio? (...) Abbastanza frequente è l’uso di onde più l’infinito: ti scrivo onde informarti, accorse onde aiutarlo. Si tratta di un uso condannato dai grammatici che consigliano di ricorrere in questi casi alla preposizione per: ti scrivo per informarti, accorse per aiutarlo». Il linguista Basilio Puoti - esagerando -  affisse a una parete del suo studio un cartello con la scritta: «Chi usa 'onde' in iscambio di 'affinché' o di 'per' è un solenne somaro!». Vincenzo Ceppellini nel suo "Dizionario Grammaticale" scrive che è scorretto l'uso (di onde) con l'infinito («Accorremmo sul posto per [e non onde] recare aiuto ai feriti»). Il vocabolario Palazzi: « ónde avv. di luogo, di dove; donde ll pron. di che, del quale, per il quale, con 'che: i mali onde era afflitto ll cong. affinché: te lo dico, onde ti serva di regola il dal che, per il che: onde avvenne che tutti corsero là ll M.E. evita di usare onde con l'infinito: onde raggiungere gli amici; dirai meglio: per raggiungerli». A questo punto, amici, seguite la vostra "coscienza linguistica".

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