giovedì 17 febbraio 2011

Parole: vuote e piene


Due parole sulla... parola. In grammatica, si intende per parola una sillaba (o l’insieme di piú sillabe) che abbia un significato nell’ambito di una lingua. La parola può essere orale o scritta, e si suole dividerla in due classi: parole “piene” e parole “vuote”. Appartengono alla prima classe quelle che hanno un preciso significato e sono dette, appunto, “piene” (di significato); fanno parte della seconda classe, invece, le parole che sono “vuote” (di significato). Appartengono alla prima categoria, insomma, gli aggettivi (bello, mio, questo), i verbi (lavorare, giocare), gli avverbi (ora, sempre, domani), i numerali (primo, terzo), i nomi di persona, di cose, di animali, i nomi che indicano uno stato d’animo, un avvenimento, una sensazione ecc. Si classificano tra le parole vuote, invece, quelle che servono a sostituire o a collegare tra loro le parole piene di una proposizione come: gli articoli, le congiunzioni, le preposizioni e le interiezioni. La preposizione “da”, per esempio, o il pronome “quale” da soli non hanno alcun significato, sono, quindi, parole vuote. Attenzione, però, a non confondere le parole vuote con quelle “astratte”. Queste ultime, anche se non si “toccano”, come la bellezza o la bontà, hanno un significato ben preciso, sono, per tanto, parole piene.

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