lunedì 14 febbraio 2011

Guardaspalle o guardiaspalle?


Due parole, due, sull’uso corretto del verbo “guardare” che concorre alla formazione di alcuni nomi composti. E ci spieghiamo meglio. Si deve dire “guardiacaccia” o “guardacaccia”; “guardaspalle” o “guardiaspalle” e simili? La “i” nel centro della parola la mettiamo o no? La stampa, in genere, dà entrambe le grafie e, come sempre in fatto di lingua, sbaglia: la “i” va omessa. E vediamo subito il perché. Si tratta di parole composte di un verbo (guardare, con il significato di ‘vigilare’) e di un sostantivo e non di due sostantivi (guardia e caccia, per esempio). Poiché la terza persona singolare del presente indicativo del verbo “guardare” è “guarda” (senza la “i”), avremo guardacaccia (colui che "guarda", che controlla la caccia) , guardaspalle (colui che "guarda" le spalle), guardafili, guardaboschi, guardaportone, guardafreni e via dicendo. Non seguite, quindi, i numerosi vocabolari permissivi che ammettono entrambe le grafie per alcuni sostantivi (guardacaccia e guardiacaccia) e per altri no (solo guardaboschi, solo guardaspalle). A questo punto, però, ci domandiamo: ammesso che si possa inserire quella “i”, perché - come suol dirsi - due pesi e due misure? Ripetiamo: tutti i sostantivi composti con il verbo “guardare” si scrivono senza la “i” epentetica (l’epentesi, forse è bene ricordarlo, è l’inserimento di una o piú lettere non etimologiche nel corpo di una parola). Fa eccezione “guardiamarina”, cioè il più basso grado di ufficiale nella marina militare, perché non ha nulla in comune con il verbo “guardare” essendo pari pari lo spagnolo ‘guardia marina’ trasportato in lingua italiana in grafia unita.

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